Nella puntata precedente abbiamo visto cosa è e come funziona una blockchain: una lista in continua crescita di record, chiamati blocks, che sono collegati tra loro e resi sicuri mediante l’uso della crittografia.
Ma come si può creare una moneta con questa tecnologia? E come funziona?
In questo articolo cercherò di descrivere una criptovaluta simile al bitcoin in termini generali: cercherò di evitare di concentrarmi troppo sul bitcoin per non finire a descrivere gli aspetti meno interessanti della tecnologia, ma naturalmente essendo l’applicazione più famosa mi riferirò al bitcoin quando avremo bisogno di alcuni esempi nel mondo reale.
Il libro mastro
Nella sua descrizione più semplice una criptovaluta è semplicemente un libro mastro dove sono segnate tutte le transazioni effettuate con la valuta in questione: questo libro mastro sarà scritto in maniera inalterabile su una blockchain e di conseguenza sarà pubblico. Ogni blocco conterrà un certo numero di transazioni, e sarà compito di chi creerà il blocco andare a verificare che queste transazioni siano valide, e che siano coperte da altre transazioni in passato: normalmente infatti non è possibile fare operazioni allo scoperto. Vediamo questi passaggi uno per uno.
Come si autorizza una spesa
Ogni transazione è legata ad un indirizzo: potremmo paragonare un indirizzo ad un conto corrente, o ad un portafogli dove abbiamo della valuta. Ad un indirizzo può essere mandata valuta e da un indirizzo può provenire valuta. Ma chi garantisce che io sia autorizzato a spendere i soldi presenti su un indirizzo? Ce lo garantisce una firma digitale. Forse avrete già avuto a che fare con le firme digitali, ma riassumendo si tratta di un sistema con il quale possiamo generare un hash di un messaggio (nel nostro caso la richiesta di transazione) usando una chiave privata che conosciamo solo noi, ma garantendo comunque che questo possa essere verificato tramite una chiave pubblica. Il funzionamento delle firme digitali esula dalla spiegazione delle criptovalute, quindi se volete approfondire vi rimando a wikipedia.
L’indirizzo di cui stiamo parlando non è altro che la chiave pubblica quindi ciascuno potrà generare tutti gli indirizzi che desidera e – a patto naturalmente che la chiave privata non sia qualcosa del tipo 12345 – non si correrà il rischio di collisioni, ovvero di andare a generare 2 volte lo stesso indirizzo.
Come esempio ho generato l’indirizzo 16Q3zBi52RovmykQCG7yurNgWQ6xV2CFqR che come potete vedere “esiste” ma non ha bitcoin.
Da dove vengono i bitcoin
Abbiamo visto che chiunque può generare un indirizzo per effettuare operazioni su bitcoin, ma se queste operazioni non possono essere allo scoperto allora da dove arrivano i bitcoin? Nell’articolo precedente abbiamo visto che la blockchain è garantita da una “gara” a trovare il numero che valida il blocco. Nel bitcoin chiunque validi un blocco (per primo) ottiene come ricompensa un numero arbitrario di bitcoin. Questa operazione è il famoso “mining” di cui tanto si sente parlare. Il premio era inizialmente di 50 bitcoin, ma l’algoritmo dimezza automaticamente questo premio ogni 210.000 blocchi (un blocco ogni 10 minuti, quindi circa 4 anni). Attualmente la ricompensa è a 12.5 e verrà dimezzata a 6.25 il 30 maggio del 2020
Riassumendo
Fino a questo punto abbiamo visto che una criptovaluta è un libro mastro pubblico nel quale chiunque può effettuare transazioni a patto di avere prima ricevuto delle transazioni, e che per ogni blocco della blockchain si genera una transazione a favore del “minatore” che ha risolto per primo il blocco. Il minatore oltre a risolvere il blocco è quello che deve verificare la validità di tutte le transazioni.
Vediamo una transazione: per tenere le cose facili sono andato a cercare una delle prime transazioni, nel blocco 170 del 12 gennaio 2009. Potete vedere il blocco qua
Vediamo che questo blocco ha due transazioni: la prima è il premio di 50 BTC che sono generati quindi non hanno una origine. Concentriamoci sulla seconda, qua nel dettaglio possiamo vedere che la ricompensa del blocco 9 associata all’indirizzo 12cbQLTFMXRnSzktFkuoG3eHoMeFtpTu3S (12C per gli amici) è stata divisa in 2: 10 BTC sono stati accreditati all’indirizzo 1Q2TWHE3GMdB6BZKafqwxXtWAWgFt5Jvm3 (1Q per gli amici) mentre i restanti sono “tornati indietro” a 12C. A questo punto l’intera transazione dove son stati generati i 50 BTC è considerata spesa, ma il proprietario ha una nuova transazione (da se stesso a se stesso) per la cifra rimanente (40 BTC)
Possiamo andare avanti vedendo che il nostro amico 1Q ha girato tutti i 10 bitcoin a favore dell’indirizzo 15kDhRAcpgsugmh6mQsTcCHdvbsuYncEEV (15K per gli amici) e che ha fatto questa transazione il 16 Novembre del 2010.
Ma la privacy?
Forse la parte: registro pubblico condiviso non è abbastanza chiara. Lo ripeto quindi: il bitcoin è un registro pubblico condiviso. L’unica privacy è data dall’anonimato degli indirizzi e dal fatto che posso generare quanti indirizzi voglio e creare intricati giochi di scatole cinesi per spostare dei soldi.
Se però pubblico il mio indirizzo con l’idea che non sia per una singola transazione fornisco un punto di accesso a chi vuole farsi i fatti miei. Paolo Attivissimo nel lontano 2013 aveva pubblicato un indirizzo dove è possibile mandargli donazioni, e qui possiamo vedere tutte le transazioni da e per quell’indirizzo.
Ma se perdo la password?
I sistemi decentralizzati non hanno un sistema centralizzato che ricordi le password, e dato che l’anonimato è l’unica garanzia di privacy non posso neppure sostenere che un tale account sia mio. Anche potendolo sostenere non c’è comunque alcun sistema centralizzato che possa sbloccare i miei soldi o modificare la mia password. Se perdo la password, quei soldi son congelati. Una ricerca stima che tra i 2.78 e i 3.79 milioni di bitcoins siano andati dispersi in questo modo.
Costo della transazione
Abbiamo visto che i “minatori” ricevono una ricompensa, che però questa ricompensa andrà nel giro di 10 anni a ridursi sensibilmente. Se tra 10 anni dovesse esistere ancora il bitcoin quale sarebbe l’incentivo per mantenere rete di calcolo necessaria a far funzionare la baracca? Insieme ad ogni transazione può essere corrisposto un ulteriore premio per il minatore che decide di considerarla in maniera prioritaria rispetto a tutte le altre. Possiamo vederlo ad esempio in questa transazione di ieri alla voce “tasse” un 0.00014112 BTC
Bene, direi che abbiamo visto tutti i passaggi principali dei bitcoin. Nella prossima puntata vediamo come si sta traducendo tutta questa teoria nel mondo reale.