Circonvenzione di Costituzione

Articolo 67 della Costituzione Italiana:

Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato

Grillo ha scritto sul suo blog un pezzo che distrugge questo articolo. Il problema è che lo travisa completamente.

Secondo la tesi del leader del Movimento 5 Stelle, questo articolo verrebbe utilizzato per quella che lui stesso definisce «circonvenzione d’elettore». «Viene concesso al parlamentare libertà preventiva di menzogna, può mentire al suo elettore, al suo datore di lavoro, senza alcuna conseguenza invece di essere perseguito penalmente e cacciato a calci dalla Camera e dal Senato» scrive il leader del M5S. La sua interpretazione è superficiale, acritica e priva di attinenza con la storia e con le ragioni da cui deriva questo articolo, che è uno dei fondamenti di tutte le democrazie moderne. L’articolo 67 della Costituzione italiana deriva dal cosiddetto divieto di mandato imperativo, che Grillo liquida malamente.

Il divieto di mandato imperativo vale (da RAPPRESENTANZA POLITICA E DIVIETO DI MANDATO IMPERATIVO NEL PROGETTO DI RIFORMA COSTITUZIONALE di Salvatore Curreri, Ricercatore in Istituzioni di diritto pubblico, Università degli studi di Palermo)

«nelle moderne democrazie, fondate sulla mediazione politica dei partiti […] a svincolare il parlamentare dagli interessi particolari dei suoi elettori per permettergli così di rappresentare gli interessi generali dell’intera collettività. Esso però non può essere opposto con la medesima efficacia ai partiti politici i quali, a differenza dei singoli elettori, perseguono proprio quegli in teressi generali che il parlamentare deve rappresentare, seppur valutati da un punto di vista particolare. Oggi, infatti, il parlamentare è legato al mandato di partito proveniente dagli elettori e rappresenta gli interessi nazionali per come sono sintetizzati e mediati dai partiti politici. Egli non rappresenta un’entità astratta ma i cittadini così come organizzati politicamente dai partiti».

Ecco dunque che si ribalta l’ottica, come spiega ancora Curreri:

«il divieto divincolo sancito dall’art. 67 Cost. vale essenzialmente ad impedire che il mandato parlamentare possa essere revocato dagli elettori e (arbitrariamente) dal partito».

Anche perché Grillo, ancora una volta, legge un articolo della Costituzione come se fosse svincolato da tutto il resto. Ma non lo è. La costituzione è un corpus unico, e l’articolo 67 va considerato in questo corpus, che comprende anche, per esempio, l’articolo 49 (Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale) e l’articolo 1 (La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione).

Il senso di questa terna di articoli che consideriamo assieme è che la sovranità è popolare, che i cittadini si possono associare in partiti e che attraverso questi partiti partecipano a definire la politica della nazione. In maniera democratica.

Se il singolo parlamentare fosse vincolato da un mandato come se avesse firmato un contratto di tipo privatistico con l’elettore, il suo operato sarebbe troppo vincolato agli interessi di una parte e non a quelli del tutto.

I padri costituenti avevano fatto bene il loro lavoro.

Fra l’altro, Grillo ignora anche il fatto che esista già un progetto di riforma del medesimo articolo (lo ricorda il medesimo ricercatore già citato, il quale è favorevole a una riforma, per inciso) e un ampio dibattito in merito. E che si possa agire, per esempio, non già su quell’articolo della Costituzione, ma piuttosto sul regolamento del Parlamento, laddove il divieto di mandato imperativo agisca causando, per esempio, la caduta di un Governo.

Non si dimentichi, peraltro, che la libertà di mandato consente al deputato e al senatore, qualora il proprio gruppo parlamentare prendesse una strada non conforme al programma condiviso, di esprimere il proprio dissenso.

Un dissenso che Grillo sembra non accettare fra i suoi. La sensazione è che questo attacco sia mirato. A controllare i “suoi”.

Quanto al dibattito sull’articolo 67: sarebbe bello vederlo svolgersi, come per tutti gli altri articoli della Costituzione, ad opera di persone competenti, che rappresentino le proprie idee come una possibile opinione e non come la verità assoluta.

da Polisblog

Aggiungerei che l’art.67 va visto in stretta correlazione anche alla prima parte del successivo art. 68

I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni.

Ben diversa però era l’opinione di Grillo sull’art.67 solo tre anni fa. Infatti scriveva in questo suo articolo in riferimento a Gianfranco Fini

Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato” è molto chiaro. Chi è eletto risponde ai cittadini, non al suo partito.

Cari grillini, le contestualizzazioni stanno a zero.

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