Chiedo scusa se parlo dei Renziani…non nel senso di un discorso, quello che mi viene…

Il “Renziano” è una fattispecie umana di recente comparsa, alla quale, soprattutto nei vari blog e forum di discussione in rete, vengono attribuite ogni sorta di nefandezze. Chi scrive conta diversi individui di questa specie fra le proprie conoscenze, e si è presa la briga di studiarli per comprendere cosa pensino davvero e perché. Anche se i Renziani non sono tutti uguali, per amore di brevità qui ci riferiremo al Renziano medio, che presenta le principali caratteristiche tipiche della categoria.

Il primo mito da sfatare è che il Renziano abbia il culto di Renzi che ritiene insindacabile e infallibile. Nulla di più falso. Quasi tutti i Renziani sono coscienti dei macroscopici difetti dell’uomo: parla troppo, si espone troppo, si contraddice abbastanza spesso, è piuttosto sbruffone e anche un po’ arrogante. Insomma, signora mia, è un tantino volgare, e si capisce che non venga ammesso nei vari salotti buoni dell’intellighenzia di sinistra, ancora memori di Bertinotti e del suo stile da gentiluomo di campagna inglese.

Nonostante questi grossi problemi, il Renziano medio, guardatosi intorno e studiato il panorama politico attuale, sceglie comunque Renzi, e cercherò di spiegare perché.

Renzi arriva dopo vicende politiche che danno ancora gli incubi a chi ci ripensa. Il PD- partito di riferimento, nel bene e nel male, di tante brave persone desiderose di un paese migliore- pareva avviato (finalmente!) a una rotonda vittoria elettorale, sotto la guida di Bersani e in coalizione con alcuni alleati storici.

Ma la notte elettorale 2013 ricorda da vicino quella tremenda del 2006, con il centrosinistra partito in vantaggio che perdeva terreno via via che lo spoglio avanzava, fino a restare precariamente in testa per una misera manciata di voti. Nel 2013, oltre alla prevedibile rimonta di Berlusconi, si verifica un fenomeno ancora più inquietante: 25% dei consensi vanno a una formazione guidata da un comico aggressivo e megalomane, sostanzialmente sprovvista di un serio programma politico ma provvista di tutto il destabilizzante armamentario qualunquista e populista già visto altre volte nella storia.

Alla fine, il centrosinistra non può fare un governo senza allearsi con qualcuno. Vi risparmio la storia successiva, che ben conoscete: il famigerato streaming coi grillini in cui Bersani viene maltrattato; settimane di grave incertezza; la waterloo dell’elezione presidenziale; infine l’incarico a Letta e l’inevitabile grande coalizione. Inevitabile, naturalmente, se si voleva escludere il ritorno alle urne, assai sconsigliabile in quel momento di caos e che avrebbe inoltre molto probabilmente riproposto lo stesso risultato.

Mi sono dilungata in questa descrizione perché ripensare a quegli eventi è fondamentale per capire Renzi e quello che è accaduto dopo.

Renzi sa che l’Italia rischia grosso. I fatti dicono che il paese è da anni a crescita zero, zavorrato da tasse troppo alte, da una pubblica amministrazione arretrata e lenta, da un caos di sovrapposizione di poteri locali, regionali e statali che creano inefficienza e corruzione sprecando ingenti quantità di denaro pubblico.

Renzi ritiene che si debbano fare, in fretta, radicali riforme dell’architettura istituzionale e dell’apparato statale per permettere all’Italia di recuperare almeno un po’ del terreno perso rispetto ad altri paesi messi molto meglio- tipo Francia e Germania.
È determinato a provarci, e agisce, anche in modo discutibile, facendo votare la defenestrazione di Letta e prendendosi segreteria PD e presidenza del consiglio, col placet di Napolitano che in sostanza condivide la lettura che fa Renzi della situazione politica ed economica.

Ora, al Renziano medio molte azioni di Renzi non sono troppo piaciute, ma condivide l’idea di fondo: che l’Italia non possa più aspettare e che bisogna cambiare in modo radicale.

Il Renziano medio ha ben presenti gli scenari complottardi evocati dai grillini e da diversi altri, ma, pensatoci su, ritiene che siano sciocchezze.

Renzi non è “stato messo lì” dalle banche, dal bimbemberg, dai massoni e via delirando ma ha cercato la scalata al potere perché crede nel suo progetto.

Renzi non ha stipulato patti segreti e inconfessabili con Berlusconi o chicchessia, ma ricerca, come ha sempre sostenuto, accordi più ampi possibile per riforme condivise- o almeno accettate- da un ampio spettro di forze politiche. E pazienza se Berlusca, per volere dei suoi molti elettori, rappresenta una componente importante di queste forze.

Renzi non vuole instaurare dittature personali, ma vuole un sistema maggioritario “forte” che dia modo a chi vince le elezioni di governare senza veti e compromessi assumendosi la piena responsabilità di ciò che fa – o non fa.

Sicuramente, inoltre, Renzi vuole introdurre riforme da molti etichettate come di “destra” o sospette tali: fra le principali, ridimensionamento della “concertazione” con i sindacati; maggiore flessibilità del mercato del lavoro; riforma fiscale che fra l’altro tolga al penale molti contenziosi tributari. Il Renziano pensa che anche queste misure non siano dettate da accordi occulti con chissà quali “poteri forti” ma dalla persuasione che siano utili alla società italiana.

Sull’utilità e l’opportunità delle riforme volute da Renzi si può, naturalmente, discutere, e infatti si discute molto animatamente. Nell’opinione del Renziano medio, tuttavia, quando dopo la discussione si raggiunge un accordo di maggioranza non c’è più motivo perché le cose non vengano fatte. Si facciano, e chi le ha proposte e sostenute si prenda per intero la responsabilità delle loro conseguenze- nel bene e nel male.

Ma quello che il Renziano non sopporta più, a torto o a ragione, è annegare in un mare di chiacchiere e di improbabili accuse: Golpe!! Morte della democrazia!! Dittatura!!
Neanche il bieco Berlusconi è riuscito a uccidere la democrazia (se davvero lo voleva) con tutta la sua potenza economica e mediatica, pare improbabile che ci riesca un giovanotto di Rignano sull’Arno senza particolari armi segrete ai suoi comandi.

Infine, ma non in ordine di importanza, il Renziano è cosciente che, senza Renzi, le elezioni europee sarebbero state assai probabilmente vinte dai grillini con conseguenze potenzialmente disastrose per gli equilibri politici e per il futuro del paese. Avere respinto i barbari alle porte in una situazione difficile è impresa che dovrebbe portare, se non ad apprezzare Renzi, almeno a guardarlo con un certo rispetto.

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