Che lo Show abbia inizio

Siete pronti? Siete caldi? Allora Rock ’n’ Roll!

Ci siamo. Oggi comincia il circo chiamato “Elezione del Presidente della Repubblica”, un processo molto delicato che ci porterà il successore di Napolitano. A norma del titolo II della seconda parte della Costituzione, il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale, viene eletto dal Parlamento in seduta comune a cui si aggiungono i delegati regionali (tre per regione, tranne la Val D’Aosta che ne ha uno) e resta in carica sette anni. Si tratta di una figura complessa, che assolve principalmente compiti di garanzia, ma la cui regia può diventare fondamentale se il potere politico del paese (quello che esprime il Parlamento e il Governo) vacilla o entra in crisi, come abbiamo ben visto durante il secondo mandato di Napolitano (ma anche gli ultimi anni del primo).

Napolitano, l’ormai presidente emerito dimessosi un paio di settimane fa, è stato l’unico ad essere stato eletto per un secondo mandato nel giugno del 2013. Si è trattato di un evento indubbiamente eccezionale, motivato dalla profonda crisi di un sistema politico incartato su se stesso, incapace di provvedere alle riforme di cui il paese aveva (e ha ancora, in parte) un disperato bisogno. Ebbene, proprio a queste riforme, che attraversano più o meno tutti i campi del diritto, Napo ha legato il suo secondo mandato, con un discorso d’insediamento piuttosto velenoso il cui senso, più o meno, era “datevi una svegliata”. Purtroppo, non ha potuto aspettare che tutte le riforme venissero opportunamente compiute per sopraggiunti limiti d’età: era già da un po’ che appariva sempre più stanco e fragile, probabilmente ha pensato che ormai fosse tempo di liberarsi di un incarico così sfibrante, anche perchè alcune riforme sono ormai compiute (bene o male), e le altre sembrano essere avviate su binari abbastanza sicuri. Le sue funzioni sono esercitate temporaneamente da Grasso, il Presidente del Senato, fino all’elezione del successore.

Tecnicamente «Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquant’anni di età e goda dei diritti civili e politici». Questo significa che il PdR non deve obbligatoriamente provenire dal mondo parlamentare o aver ricoperto altre cariche istituzionali: può essere anche un “tecnico” (nel senso proprio di “non-politico”). Ne abbiamo avuto esperienza con Carlo Azeglio Ciampi, che era presidente della Banca d’Italia, poi ministro e infine PdR tra il 1999 e il 2006. Tuttavia il momento è ancora delicato: la situazione a livello internazionale è difficile e l’Italia sembra aver bisogno di un “animale politico” da spendere: per questo tutte le forze politiche (tranne M5S e Lega Nord) sono più che mai convinte che non si possa lasciare una carica del genere a una persona priva dell’esperienza politica necessaria per fronteggiare questi balletti diplomatici.

E arriviamo ai nomi. Non mi appassionano i vari “totoquirinale”, e non intendo qui fare previsioni su chi verrà eletto e chi no (o anche solo se effettivamente sarà uno di questi), ma ecco elencati qui di seguito i nomi che più sono girati. So di averne mancato qualcuno (la gran parte di quelli nominati alle quirinarie grilline e il candidato troll della Lega), ma l’ho fatto esclusivamente per ragioni di brevità. Ho anche cercato di ridurre al minimo le mie opinioni personali.

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Sergio Mattarella: ex deputato DC di vecchio corso, ora giudice della Corte Costituzionale,  padre della legge elettorale Mattarellum, è probabilmente il più gettonato. Sarebbe un nome di compromesso, essendo uno ascritto comunque al “centrosinistra”, ma non troppo “a sinistra”. È fuori dal palcoscenico politico da un po’ ormai, il che è un bene. Sembra piacere a tutti tranne che a Forza Italia (si dimise per protesta contro la legge Mammì, ai tempi) e M5S. È il nome ufficiale del PD, che però alle prime votazioni voterà scheda bianca.

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Romano Prodi: padre nobile del Partito Democratico, Presidente del Consiglio per due volte e per due volte spodestato dalla sua maggioranza, reduce dall’impallinamento dei famosi dalmata. È un nome piuttosto gradito all’elettorato e all’area sinistra dell’arco parlamentare (da Sel a gran parte del PD) ed è stato inserito dai grillini nelle loro quirinarie (principalmente per dar fastidio a Renzi), ma ovviamente incontra l’opposizione del centrodestra. Anche lui è fuori dai giochi politici da un po’.

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Anna Finocchiaro: parlamentare piddina, precedentemente ministro e ora presidente della commissione affari costituzionali. Molti apprezzano il suo lavoro riguardo l’Italicum (anche se all’inizio l’ha ostacolata), sarebbe anche lei un nome di compromesso, utilissima per compattare la minoranza del Partito Democratico e Forza Italia (alla quale non dispiace troppo, come nome).

 

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Giuliano Amato: soprannominato Dottor Sottile da Scalfari, è un nome proveniente da sinistra (ha aderito prima all’Ulivo e poi al Partito Democratico) che però piace molto anche al centrodestra, soprattutto a FI, per le sue posizioni “moderate” (proveniva dal PSI). Anche lui è fuori dalle dispute politiche da un po’, ma sarebbe probabilmente il presidente più odiato della storia: tutti ricordano il prelievo forzoso dai conti correnti e c’è anche la questione un po’ gentista della pensione d’oro. Per questo motivo, pare che non piaccia affatto a Renzi.

 

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Walter Veltroni: ex segretario del Partito Democratico, è un nome che compatta a sinistra ma potrebbe non essere troppo sgradito neanche a destra (probabilmente è stato il meno antiberlusconiano dei segretari PD). Oltre a quest’aurea di imparzialità, non oscurerebbe troppo la figura del premier, che quindi potrebbe ritenerlo una buona opzione (ma anche no).

 

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Pierluigi Bersani: candidato troll dei grillini, ex segretario del Partito Democratico, già ministro e parlamentare. Non c’è molto da dire, era il principale avversario di Berlusconi tipo un anno fa e mi sembra improbabile che Renzi converga su di lui, per non parlare del centrodestra. La minoranza PD invece potrebbe gradirlo, forse anche più di Prodi.

 

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Pierferdinando Casini: leader dell’UDC, presidente della Commissione Esteri del Senato, peggio del prezzemolo, è un nome che spunta sempre. È abbastanza fuori dalle polemiche politiche, anche se svolge ancora politica attiva. Si caratterizza per un profilo particolarmente bipartisan, essendo stato in maggioranza sia con B. sia col centrosinistra. Non sarebbe affatto sgradito a destra, ma il suo appeal a sinistra invece sembra particolarmente scarsino.

 

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Graziano Delrio: già sindaco, ministro e vicepremier, è dato come nome molto gradito a Renzi. La sua esperienza politica però è principalmente orientata sui comuni e sulle realtà amministrative, senza contare che difficilmente incontrerebbe i favori della minoranza PD e del centrodestra. Però continuano a metterlo fra i papabili, quindi…

 

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Piero Grasso: forse il più tecnico fra tutti i nomi presenti, il Presidente del Senato e facente funzioni di PdR. È un parlamentare del PD, ma è entrato in politica solo alle scorse elezioni, dopo una lunghissima e onorata carriera passata in magistratura (prima giudice del maxiprocesso, poi capo della DiA). È senza dubbio un nome autorevole, anche se poco “politico”. A suo favore c’è che Travaglio lo detesta, quindi qualche chance ce l’ha di sicuro anche solo per questo.

varie

Nessuna delle precedenti: ci ricordiamo molto bene com’è andata lo scorso giro, com’è finita. Non è detto che anche questa volta non possa spuntare un nome nuovo, per la quarta e la quinta votazione,soprattutto contando che il parlamento è molto diviso: non c’è una forza in grado di definire il PdR da sola (a ben vedere non sarebbe neanche giusto), e il PD (kingmaker anche a questo giro) ha problemi con la minoranza e un passato molto difficile alle spalle. Comunque vada, lo sapremo in un paio di giorni… Que sera, sera.

 

*** AGGIORNAMENTO ***

Dopo la direzione del PD che si è tenuta questa mattina, trasmessa in streaming su YouDem, Renzi ha ufficialmente indicato Sergio Mattarella come candidato ufficiale del PD, la mozione è stata messa ai voti e votata all’unanimità (zero contrari, zero astenuti). Sel si è detta favorevole a votare Mattarella, così come Scelta Civica e alcuni fuoriusciti del M5S. Forza Italia, per bocca di Paolo Romani, è contraria, principalmente per questioni di metodo (e probabilmente non hanno fatto in tempo a concordare una strategia).

Comunque, per le prime tre tornate il PD voterà scheda bianca.

 

Ah, e dalle quirinarie è uscito vincitore Imposimato. Fregava qualcosa a nessuno? Benissimo.

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