Se questo è un europeo

Un paio di anni fa mi capitò un piccolo episodio, che in se è paradigmatico di un decadimento culturale che tutti stiamo vivendo.

Cercherò di raccontarlo, allo scopo di evidenziare alcuni punti che , secondo me, sono ‘sensibili’ per tutti.

Nutro una notevole curiosità, che deriva da una abitudine allo studio, nei confronti di qualsiasi forma di religiosità.

Quindi normale che , appena mi si catapultò di fronte la possibilità di vedere cosa mai pensassero, e volessero fare, dei sedicenti adepti di una fantomatica religione naturale dei Nativi Americani, io sia stata curiosa di dare una occhiata.

Andai dunque come semplice osservatrice, ma non avrei mai immaginato che in due soli giorni, avrei avuto di fronte un notevole spaccato del rimbambimento umano medio, da tutti i punti di vista.

Il luogo di ritrovo era al confine con la frontiera friulana, disperso nelle montagne, a fianco della ferrovia, che però stava di là da un fiume, e se ne sentiva solo il rumore, insieme a quello dell’acqua che scorreva;  indubilabilmente molto pittoresco.

Ancora di più lo era il luogo della cerimonia che si doveva svolgere, che era sedicente ‘Cerimonia dell’Acqua’ ; una specie di tributo all’elemento,  con annessa preghiera di farla scorrere e piovere.

Mo’ tralasciamo che spesso ‘scorre’ pure troppo, in zone simili, e provoca alluvioni e smottamenti, perchè questo aspetto non è previsto , nel ringraziarla per fare quello che di solito fa….trattasi di minuzie.

Tale cerimonia si svolgeva al primo piccolo laghetto creato da un ruscello; per arrivarci si doveva arrancare su per un’erta per una buona mezz’ora, ma una volta arrivati, si era in un clima da ‘Laguna Blu’, solo con un freddo birichino ( anche se si era in agosto).

Per pernottare, o si montava una tenda su un terrazzamento naturale, vicino al fiume, o si stava in un agriturismo, il cui proprietario forniva anche i pasti e le colazioni.

Tale luogo, che stava in un minuscolo borgo medioevale, la cui storia potevi intuire dalla strutture delle due case esistenti, e della fontana che dava acqua alle medesime, era di poveri piccoli agricoltori e minuscoli allevatori di poche pecore , probabilmente per metà emigrati altrove, al tempo dei grandi esodi dal Friuli.

Non difficile sia stato anche luogo di epurazioni assortite, al tempo della seconda guerra. Era chiarissimo, sia per la posizione geografica, sia per la struttura orografica della zona.

Appena arrivati, dunque, prendendo un caffè in questa locanda fronte ferrovia valle e fiume, domando se esiste qualcosa lì, che posso visitare.

Nessuna risposta; facce da ‘ma di cosa parli?’, e non omertose.

Poi è ora di montare le tende, ed arrivano gli altri partecipanti a questi rito, che già era bizzarro vedere riprodotto in zona che nulla, ma nulla, aveva a che fare con le grandi pianure statunitensi.

Mi aspettavo quattro gatti, ed invece vedo arrivare una umanità davvero varia, sia come età che come abito mentale.

Tralascio il vasto numero di mattacchioni dotati di ‘Qigong’ , o di mistiche varie assortite , ma devo dire che erano moltissimi, e per nulla ignoranti , se la si vuole vedere dal punto di vista del grado di istruzione; era pieno di insegnanti, ingegneri, psicologi…mancavano invece operai e ragionieri.

Considerato che l’unico luogo di aggregazione era la locanda, e che la cerimonia si svolgeva il mattino dopo, era abbastanza ovvio che, a parte le attività ‘cerimoniali’ ( comprendenti intrecciare ghirlande, e digiunare da parte dei responsabili del rito),  ci si trovasse tutti periodicamente lì.

Lì, in quel luogo in cui pareva di aver fatto quattro passi indietro nel tempo, i giornali stavano sui banconi, ed era ovvio che venissero sfogliati.

Ovvio?

Ma per nulla!

Nessuno li apriva, tranne me; le persone si trovavano lì, per dissertare se fosse meglio lo yoga o il kung fu, o se le donne dovessero tenere i capelli lunghi ( le trecce sono gradite al grande spirito, chiunque esso sia), o su chi avesse fatto la ghirlanda più bella.

Voglio ribadire che si trattava di insegnanti, commercialisti, ingegneri, psicologi…e molti provenienti da zone lontane.

Sarebbe dunque stato logico anche domandare cosa vi fosse da visitare lì, o leggere un giornale locale.

Nessono, e ripeto nessuno, lo ha fatto; nessuno ha notato la decorazione della fontana, chiaramente frutto di una tradizione locale pagana, e nessuno ha voluto sapere nulla di come vivesse la gente lì, anche se era evidente che il luogo era ormai solo dipendente da uno sporadico turismo escursionistico, nonostante mantenesse le vestigia della vecchia società agricola.

Tutto era affascinante, a partire dalla struttura delle poche case, che avevano tutte una strana effigie che pareva un orso, a protezione.

Gente che viveva di simboli, non cercava di comprendere il simbolo del paese di cui era ospite, ma si almanaccava su simboli di paesi lontani, mitologici, e millantava conoscenze ‘olistiche’, su cose di cui non sapeva in realtà che quattro nozioncine da bignamino.

Tutti affascinati dal fatto di fare un fuoco vicino ad una piccola pittoresca pozza d’acqua, per compiere un rito, in cui ognuno vedeva solo quello che ci voleva vedere.

Provai una grande tristezza, e mi immersi nei quotidiani locali; fu il colpo di grazia.

In tale giornale , si comunicava che era terminato il restauro della ex casa del bargello, nonchè sede comunale, di un piccolo comune a ridosso di Udine.

Se ne vedeva la fotografia; la classica costruzione secentesca (ma anche settecentesca) a pianta quadrata, entrata poveramente monumentale, con cortile interno, e balcone frontale per i proclami.

Niente di significativo, dato che tutta l’Italia ha edifici simili, spesso di non grande valore artistico o storico.

Ma quello, lo aveva, una cosa che lo avrebbe distinto, e non riguardava un intrinseco valore architettonico.

Da un balcone del piano povero, il terzo ( in cui normalmente erano gli alloggi delle guardie, o i solai delle scorte alimentari, e gli alloggi degli inservienti ), era stato costruito, in una finestra laterale, un balconcino…apposta per far parlasre da lì Napoleone, che annunciava ai friulani che era arrivata la rivoluzione, e che ‘egalité fraternitè’ , e che c’era l’albero della libertà in piazza.

Napoleone scelse quel balconicino, per non appaiarsi ai precedenti poteri; per dire che non aveva nulla a che fare con loro.

Non volle parlare dal balcone del potere nobiliare di sangue.

Quello che diceva l’articolo, era che la giunta locale, leghista, stanziò fondi per restaurare quasto palazzo, lo fasciò con gli ormai noti banner a copertura, che ne riproducono la struttura…e che quando fu reinaugurato, quel balconcino non c’era più, dato che era deturpante della logica originaria di quel banalissimo palazzetto, di cui si vedeva la foto.

Ecco, io ora vorrei che faceste un piccolo esercizio di sintesi, e immaginaste me , lì; quel giorno.

Intorno decine di laureati che si occupano di fare un fuoco cerimoniale sioux, che fanno Qigong, che intrecciano ghirlande con una salvia che dalle nostre parti non c’è, perchè è americana…che non si domandano se lì è zona di foibe, che non guardano quel simbolo di orso, che sta sulla porta delle case, che non chiedono cosa accadde lì durante la prima guerra, e che infine , anche se interrogate, non considerano interessante affatto, che qualcuno abbia cancellato l’unica memoria storica che rendeva degno di nota un banale palazzotto di qualche secolo fa.

 

Credete davvero che costoro siano capaci di sapere cosa significa danneggiare La Barcaccia di Bernini?

 

 

I commenti sono chiusi.