Tracce della Minaccia Fantasma al Diritto di Legittima Difesa nella Cultura Popolare Italiana

La questione del pensionato di Vaprio degli scorsi giorni ha riacceso una polemica molto vecchia: per qualche oscura ragione ogni volta che accade un fatto del genere in Italia non rimane confinato allo spazio della cronaca locale, ma diventa un caso nazionale con tanto di interventi dei politici (soprattutto quelli di Destra) e reazioni al bar tradizionale e al bar moderno (Facebook).

Una delle paure ancestrali dell’italiano è che lo stato smetta di punire i criminali per prendersela con i cittadini che si difendono da soli. Perché penso sia una paura radicata? Perché è possibile trovarne tracce nella cultura popolare.

La cultura popolare, per quanto snobbata da chi vede il mondo attraverso i filtri della “cultura alta” è un interessante elemento per studiare gli schemi mentali e i preconcetti della persona qualunque: una storia della cultura popolare infatti è sempre influenzata da quello che pensa la gente, e a sua volta influenza quello che pensa la gente.

Per il caso di oggi sono andato a rispolverare un film trash del 1968 intitolato “Svezia inferno e paradiso“.

Questo film appartiene al cosiddetto genere “Mondo”, ovvero quei finti documentari che raccontano le bizzarrie delle popolazioni esotiche, solitamente più primitive, o come in questo caso più avanzate di quella italiana. I film mondo poi non son molto di più che una scusa per far vedere scene gratuite di sesso o di violenza, con la scusa del documentario: sono un po’ l’antenato di quello che oggi riempie i canali tematici da DMax a History Channel con meno scene scabrose e più scene raccapriccianti, ma con una equivalente attinenza (nulla) alla realtà.

In questo film ad un certo punto un giovanotto sessantottino svedese prova a rubare una macchina e il padrone della macchina lo riempie di botte: vorrei farvi vedere la scena, ma purtroppo non ho trovato il video su youtube. Se riuscite ad accedere al video comunque guardate attorno al quarantesimo minuto.

Ecco il commento in puro stile documentaristico alla scena

“Ma che fai? Mi rubi la macchina? Lascia stare! Lascia!” E giù manrovesci al ladruncolo. Dico, faccio bene? No, e no signora ha fatto malissimo e adesso la polizia l’arresterà per violenza.

Ecco visto? Eppure dovrebbe saperlo che l’appropriazione abusiva d’auto altrui non è reato, e che i ragazzi le auto degli altri le prendono a prestito per cose lecite, belle… fare l’amore, andare a spasso con amici. Poi le piantano in mezzo alla strada, o le gettano nel lago Melare insieme con il parchimetro della sosta autorizzata che hanno svuotato delle monete per pagarsi da bere.

Insomma signore questa è sana gioia di vivere, e non va castigata, mentre la sua tendenza alla violenza eh… è riprovevole. Condannabile.

Altrimenti perché crede che la censura bocci i film di James Bond e i Western lasciando passare il sesso, perché se uno fa all’amore non pensa alla guerra, non fa male a nessuno, giusto?

Ed è esattamente questa la paura. La paura del cambiamento dell’italiano del 68 che vedeva nella Svezia un posto dove la polizia premia i ladri depravati per arrestare gli onesti timorati di dio. Ed è questa paura del moderno, del cambiamento che permea il pensiero conservatore e ultraconservatore radicato nella cultura popolare italiana: e i la paura di perdere il diritto alla legittima difesa è naturalmente solo uno dei mille elementi, ma ci troviamo anche la famiglia tradizionale, che però prevede la scappatella con la studentessa nella classe dei ripetenti, oppure l’omofobia sottilmente portata avanti da battute del calibro di “hey guarda, il frocio ha pestato una merda!”, o la paura dello smarrimento dell’identità del maschio con la teoria gender che vuole anche i padri di famiglia a fare i mestieri e le madri al lavoro – e naturalmente a descrivere queste aberrazioni svedesi il film impiega un altro capitolo, descrivendo ad esempio la poliziotta che di notte fa la mignotta.

Questo è naturalmente solo un esempio, ma potete provare con qualunque caso di cronaca che immotivatamente diventa di rilevanza nazionale e si scoprirà che questo viene sempre riproposto cambiando l’antagonista: negli anni 60-70 era l’hippy, negli 80-90 era il drogato, e in questi due decenni è il clandestino, ma il copione è sempre lo stesso tratto da una storia vera di un film trash all’italiana.

(Sì, il titolo è volutamente lungo per richiamare quelli dei film trash)

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