Telegraficamente

Di cose in questi giorni in cui non ci siamo sentiti ne sono successe parecchie, di cosa potrei parlare oggi ?

C’è l’ennesimo editto di Grillo, che col suo solito “dico e non dico” afferma che il garbo istituzionale non funziona (perché, lui l’ha mai usato ?) e che quindi è ora di cambiare mezzi. Ovviamente non dice quali mezzi ha intenzione d’usare adesso: è la solita storia, il proclama lascia immaginare chissà quale rivoluzione ma, attenendosi al testo (e lui questo giochetto lo usa spesso) non si dice e non s’ammette niente, anche perché il comico genovese non ha alcuna intenzione di cambiare registro e rischiare una visita poco cortese da parte della DIGOS, è solo l’ennesimo articolo sopra le righe scritto per cercare d’acchiappare qualche click extra e magari guadagnare un paio d’articoli sui giornali. Noia.

C’è la proposta di legge anticorruzione che sta andando avanti e forse passa senza grosse modifiche, e forse gli unici a volerla davvero sono quelli del PD che l’hanno presentata e stanno combattendo (anche fra loro) per portare a casa qualcosa mentre gli altri (anche quelli in maggioranza) si dibattono fra quello che annunciano pubblicamente e quello che gli farebbe comodo privatamente. E c’è Di Maio che dice a Grasso di ritirare la firma perché a suo dire la norma è stata “devastata dai partiti” in quanto se fosse buona “(dei loro) anziché uno al giorno ne arresterebbero uno al minuto”, con “loro” inteso come “non noi”, cioè “non M5S”. Sono convinto che se Di Maio non avesse l’immunità parlamentare a quest’ora sarebbe sommerso dalle querele.

C’è la proposta di legge sulle unioni gay che passa in commissione al Senato col voto trasversale PD e M5S, che farebbe tanto piacere se non sapessi che al momento giusto l’imam barbuto dirà “che è questa connivenza col nemico ?” e buona notte al secchio.

C’è la legge sul antiterrorismo con un codicillo che prevede una massiccia invasione della privacy, emendamento introdotto in commissione da non si sa chi e fortunatamente stralciato dalla norma generale (grazie Renzi) prima che scoppiasse il putiferio. Se ne riparla al prossimo round: “norme sulle intercettazioni”.

C’è la norma salva-Azzolini messa nella “legge degli 80 euro” da non si sa chi. Vergogna al governo ed alla maggioranza che l’hanno scritta e votata, vergogna alle opposizioni che erano troppo impegnate a ballare la tarantella, legarsi ai banchi, esibire apriscatole e svegliette, improvvisare coreografie ed offendere a tutto spiano per fare quello che ci si aspetterebbe dalle opposizioni: esaminare le leggi e segnalare questo genere di porcate in modo fermo e puntuale anziché fare il carnevale.

C’è Lupi che s’è dimesso. Una cosa che non mi va giù per niente non per le responsabilità di Lupi ma per il modo in cui l’esecutivo (e Renzi per primo) ha gestito la cosa: Lupi era un ministro di Renzi e Renzi aveva il dovere di palesarsi in un senso o nell’altro (difendendolo o buttandolo fuori), invece ha codardamente lasciato che tutto andasse avanti per inerzia ed in aula quando il ministro delle infrastrutture stava riferendo c’era solo Alfano. Una bruttissima figura tanto per Lupi quanto per Renzi.

C’è la riunione delle correnti minoritarie del PD in cui sono volati un po’di stracci fra le parti (in particolare fra Cuperlo e D’Alema) e che s’è conclusa con un sostanziale “non podemos”, ovvero non ce la fanno a mettersi insieme per ragionare ad un’alternativa unitaria a Renzi: ognuno tira avanti la sua idea e si continua così, uniti solo nel non gradire questo govero e le sue norme, mentre per quel che riguarda proporre un modello concorrente, credibile, unitario che sia alternativo a quello dell’attuale segretario del PD ci si aggiorna a data da destinarsi. Tanto l’importante è fare casino.

C’è D’Attorre ieri che ha tuonato che se Renzi si presenta al Nazareno come un segretario qualsiasi e gli chiede di votare la legge elettorale (quella che la maggioranza del parlamentino ha approvato mille volte) ci sarà “una spaccatura” ed ognuno si prenderà le sue responsabilità. Ennesimo penultimatum: vedremo come andrà a finire ma onestamente ‘sta cosa sta diventando noiosa, anche perché tutti ‘sti rivoltosi a questo punto dovrebbero aver capito che di consenso, visto il loro finissimo modo di fare, ne riscuotono poco.

C’è Landini che spinto principalmente da SEL continua a tirare avanti la sua mezza cosa, né un partito né un sindacato, un informe essenza col logo di un sindacato sulla fronte e la scritta “non sono un partito politico (per ora)” sul sedere. Dopo l’incontro con la delegazione di SEL il segretario della FIOM (saranno contenti i tesserati che hanno il loro massimo rappresentante che passa le giornate a fare “consultazioni” para-politiche) ha incontrato anche i due delegati del Movimento 5 Stelle (ma senza streaming, a quanto pare i grillini tendono a scordarsi a casa le webcam). Se son rose si candideranno.

Ci sono Zaia, Tosi, Moretti e l’indistinto casino veneto, ma la questione lì è così fuori dalle logiche nazionali che per capirci bisogna essere veneti da qualche anno; l’unica cosa interessante è che tre deputati e tre senatori veneti della Lega hanno abbandonato il gruppo (tenete conto che in parlamento erano meno di quaranta) per andare nel misto. Però per i giornali a spaccarsi è sempre e solo il PD.

C’è Salvini che ogni volta che succede una minima cosa che abbia a che fare con qualche immigrato inonda TV, radio, twitter e facebook di commenti sprezzanti… poi un italiano rapisce e sevizia per mesi una modella e lui c’ha judo, un carabiniere veneto viene arrestato durante una rapina ad un supermercato a Napoli e gli finisce la batteria del cellulare. Strani i casi della vita (di Salvini).

C’è Crisafulli che viene eletto candidato sindaco alle primarie, ma la cosa non va bene al Fatto Quotidiano (ed a Crocetta) in quanto il suddetto è “impresentabile” perché aveva un processo pendente (ora prescritto) e perché in passato da politico s’è trovato a discutere di nomine con un altro politico che s’è scoperto essere un uomo della mafia. In pratica i fanboy di un pregiudicato storcono il naso davanti alla candidatura (in un altro partito) di un incensurato.

C’è un aereo che si schianta sulle Alpi perché il copilota, a quanto pare, voleva suicidarsi ma ha pensato bene di portarsi dietro qualche centinaio di persone per fargli compagnia… e la Santanché trafelata s’affretta a chiedere sui social media quali sono “le origini” del pilota (probabilmente sperando che si chiamasse Aziz).

C’è Libera e c’è Crocetta, e tutti quelli che hanno fatto dell’antimafia l’equivalente dell’antiberlusconismo, una comoda cappa per giustificare la propria esistenza e che per quello sono sempre lì a dire che la mafia è ovunque (svilendone il concetto e la parola) pur d’avere sempre un posticino per pontificare e farsi vedere. Va di moda il concetto “se la mafia spara è perché è così potente da poterselo permettere, se non spara è perché  non ne ha bisogno perché è abbastanza potente da farne a meno” che fa tanto la storia del leone e della gazzella: una tautologia con assunto dato sottilmente per scontato che “la mafia è forte” indipendentemente, così posso esserci io a fare l’antimafia.

C’è Saviano che, nonostante sia da dieci anni sotto scorta, a quanto pare riesce a vedere giornalmente Napoli fin nelle parti più losche e marce (gli agenti c’hanno il cartellino “fate come se non ci fossimo”) e dall’alto di quel che sa ci viene a dire che Gomorra non è una fiction ma uno spaccato della vita a Napoli: Io da domani se dovessi andare in discoteca mi porterei i bicchieri da casa.

C’è Berlusconi che torna a Cesano Boscone da volontario. Avrei preferito da paziente.

C’è Obama che ha aspettato (e sperato) fino all’ultimo minuto che Israele, da democrazia, sterzasse un po’a sinistra e la piantasse con la politica dei falchi della destra ed invece, quando ha rivinto Netanyahu di nuovo ha dovuto uscire allo scoperto e dire chiaro e tondo che il loro modo di fare non è più tollerabile e che devono darsi una calmata.

C’è la Tunisia, che subisce un terribile attentato ed ha la forza per ribellarsi splendidamente, senza mezze misure e senza zone d’ombra: tutti in piazza a dire chiaro e tondo che i terroristi non hanno giustificazioni possibili e che quello non è qualcosa in cui si riconoscono… una bella differenza rispetto alle dichiarazioni pelose e piene di diplomazia tipiche di altri paesi in cui sono successe cose analoghe.

C’è lo Yemen che si ribella e subito l’Arabia Saudita inizia a bombardare per riportare “l’ordine” che fa comodo a loro senza che nessuno osi lamentarsi mentre altrove siamo fermi (o quasi) da mesi nel balletto della politica internazionale mentre l’ISIS distrugge monumenti, assalta città, uccide persone e manda tutto su facebook perché fa più cool.

C’è Boko Haram che viene buttato fuori da una città e quando la coalizione interforze rientra trova i corpi delle ragazze violentate ed uccise perché i “liberatori” non abbiano le donne, in perfetto stile tribale.

C’è il Venezuela che sta per diventare l’ennesimo regime para-militare.

C’è Le Pen che vince (ma non stravince) in Francia.

C’è Podemos che perde (ma non straperde) in Andalusia.

C’è la Corea del Nord.

 

Ma il cielo è sempre più blu.

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