Tagliole, canguri e putipù

Innanzitutto mi scuso per questo pezzo, ma sono parecchio sottotono a causa di alcuni problemi di salute.

Come sapete in questi giorni si dicute in modo abbastanza animato la riforma della Costituzione, un impianto abbastanza complesso a cui sostanzialmente si oppongono il Movimento 5 Stelle, Lega Nord, GAL e SEL.

La riforma in questi giorni viene dibattuta al Senato, e si porta dietro un carico importante di emendamenti (oltre settemila), in buona parte redatti da SEL nella persona della senatrice Loredana De Petris.

Il numero e la qualità degli emendamenti non danno adito a dubbi, quella che si sta consumando al Senato una battaglia non sulla qualità della norma o su aspetti più o meno controversi, ma il caro vecchio ostruzionismo, quello con cui si rallentano le norme fino ad insabbiarle dilazionando il più possibile i tempi.

 

La maggioranza (ed in particolare il Partito Democratico, che è la forza che più spinge in tal senso) ha tentato in vari modi di dissuadere le altre parti dal proseguire con questa sterile opposizione ma alla fine non c’è stato nulla da fare e la decisione finale è stata quella di ricorrere alle maniere forti.

 

Vediamo però di capire in base dov’è il problema : un elettore al voto riceve non una ma due tessere elettorali ed esprime non uno ma due voti, uno alla Camera e l’altro al Senato.

I voti hanno pari legittimazione e le loro espressioni (ovvero i membri eletti della Camera e del Senato) hanno pari dignità. Il problema è che oltre ad avere pari legittimazione e dignità hanno anche pari poteri ed a causa del bicameralismo paritario hanno anche le stesse funzioni ed il controllo incrociato.

La cosa peggiora ulteriormente se si pensa che Camera e Senato possono esprimere maggioranze diverse.

S’è pensato molto a che fare per risolvere il problema, e negli anni la soluzione che più ha trovato consenso è quella di superare il bicameralismo paritario. In questo senso è utile la costituzione che, all’articolo 57, descrive il Senato:

Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale, salvi i seggi assegnati alla circoscrizione Estero.

Il numero dei senatori elettivi è di trecentoquindici, sei dei quali eletti nella circoscrizione Estero.

Nessuna Regione può avere un numero di senatori inferiore a sette; il Molise ne ha due, la Valle d’Aosta uno.

La ripartizione dei seggi fra le Regioni, fatto salvo il numero dei seggi assegnati alla circoscrizione Estero, previa applicazione delle disposizioni del precedente comma, si effettua in proporzione alla popolazione delle Regioni, quale risulta dall’ultimo censimento generale, sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti.

E’evidente che il senato è inteso come camera distinamente “dei territori”, o regionalistica e come tale ha senso pensare di differenziare i ruoli delle camere lasciando al Senato tutte le competenze di tipo “territoriale” e destinando la Camera ai ruoli strettamente legislativi.

Così facendo si può anche modificare l’impianto per la nomina del Presidente del Consiglio e del governo in generale, snellire la procedura per la formulazione delle leggi e restituire alle camere il potere legislativo, che a causa della “debolezza” del bicameralismo perfetto era informalmente finito in mano all’esecutivo.

Prendendo questa strada il problema del doppio voto è risolto in quanto le camere non sarebbero più paritarie e possibilmente “in conflitto” su attribuzioni o poteri. Qui la norma al vaglio, molto contestata, va oltre e prevede che il Senato non venga più eletto direttamente dai cittadini ma indirettamente.

Non mi dilungo molto su questo aspetto, anche perché c’è già abbastanza casino su questa storia, nella pratica comunque il Senato “regionale” sarebbe un organo eletto indirettamente (in seno ai consigli regionali ed ai comuni) e con funzioni che esulano la legislatura ed il governo in carica, del tutto staccato dalla politica “di governo”.

 

Ovviamene questa storia non è piaciuta a tutti e chi è rimasto fuori dai giochi ora si trova a fare una specie di guerra sacra contro questa riforma della costituzione.

Fra i contrari c’è innanzitutto Sinistra Ecologia e Libertà, che vuole rimarcare in ogni modo la sua terzietà al Partito Democratico e che anche per questo ha puntato moltissimo su questa barricata.

A ruota vengono i leghisti della Lega Nord, che hanno mal digerito il “no” quando Salvini ha tentato di barattare il voto favorevole alla norma con il passaggio di tutte le competenze costituzionalmente contestate alle regioni per poi arrivare ai rappresentanti del Movimento 5 Stelle (che non hanno bisogno di particolari ragioni per opporsi a qualcosa), a GAL e via dicendo.

 

Dopo diversi tentativi di mediazione con SEL e le altre parti in causa la maggioranza senatoriale ha così imposto il contingentamento dei tempi prima e, per evitare la tagliola, il canguro.

Per capirsi la tagliola è un meccanismo col quale si stabilisce una scadenza e si proseguono i lavori d’aula fino a quella data, gli emendamenti non votati alla data decadono automaticamente e si passa immediatamente al voto finale. (quella è la ghigliottina, la tagliola è dare un tot di minuti ad ogni gruppo parlamentare, dopodiché ognuno si gestisce i suoi nel corso dei lavori d’aula e quando li finisce non può più intervenire)

Il canguro (usare nomi normali sembrava brutto) invece è un meccanismo per cui gli emendamenti “simili” vengono raggruppati e votati per parti cosicché è possibile con un solo voto far decadere più emendamenti.

 

Ieri è andata in onda la prima giornata di baraonda, fra le scene memorabili la più incredibile è la senatrice De Petris (SEL) che combatte per il voto segreto su un emendamento e lo ritira per trasformarlo in ordine del giorno un minuto prima che questo venga votato (dopo infinite discussioni in merito) ma questo, essendo solo atto formale, è il minore degli scenari da circo che abbiamo avuto modo di osservare.

C’è stata un opposizione di scimmie urlatrici che hanno fatto coretti di “non si può”, senatori (del Movimento 5 Stelle e della Lega Nord) che attaccavano la presidenza perché non erano inquadrati dalla telecamera durante il loro interventi (!) ed ovviamente una serie infinita di vesti strappate per il furto di democrazia alle spalle degli italiani.

Rimettiamo le cose in proporzione:

agora

Quello che sta succedendo è che il Senato in queste ore sta dimostrando, al di sopra di ogni ragionevole dubbio, di meritarsi d’essere chiuso.

Oltre ai modi, davvero indegni per quella che si definisce “camera alta”, a colpire è soprattutto il modo di porsi e di discutere, a partire dagli attacchi anche personali al presidente (a firma di Casson e Palma).

 

Non voglio continuare a descrivere quel che è successo, perché è veramente indecoroso, quel che resta agli atti è che mille e più emendamenti sono stati saltati con un unico voto e finalmente si comincia a vedere la luce alla fine di questo insensato ostruzionismo.

Fa abbastanza ridere vedere Uras e De Petris che s’appellano al Presidente del Senato per tutelare i “diritti delle minoranze”, mentre in mano brandiscono migliaia di emendamenti del calibro di “sono abrogati gli articoli dall’1 al 16” o “sono abrogati gli articoli 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12,13,14,15 e 16” (badate bene, sono due emendamenti diversi e, secondo le opposizioni, andrebbero discussi e votati separatamente) ed onestamente anche le scenate dei grillini che vogliono veder rispettati i loro diritti sono comiche se pensiamo che è la stessa gente che occupa tetti e s’incatena ai banchi… non parliamo poi dei leghisti che in aula si professano “italiani” e parlano del “bene del paese”, roba che se Bossi fosse ancora capace d’intendere e di volere li avrebbe presi a sportellate in faccia.

SEL grazie alla usa opposizione intransigente si guadagna l’amicizia di Civati e la promessa che prossimamente Vendola dovrà correre solo e superare eventuali sbarramenti con le sue sole forze, senza apparentamenti.

Renzi, altrove, twitta che il paese va avanti nonostante i tentativi d’insabbiamento dell’opposizione.

Grillo fa la solita votazione-farsa che decide che il Movimento 5 Stelle abbandonerà l’aula per andare a convincere la gente nelle piazze (nelle piazze ? ad agosto ?), un modo come un altro per non far vedere troppo platealmente che non possono opporsi ad alcunché.

 

Sceneggiate, una farsa indegna basata su stratagemmi ed ostruzionismo parlamentare, la “vecchia” politica… a cui la maggioranza risponde con altri stratagemmi, come il “canguro”, vecchio anch’esso.

 

A guardare da qui devo dire che provo una gran pena… a nessuno frega più niente di questa storia. Ci siamo abbondantemente rotti di questo specioso balletto.

Il Partito Democratico ha ragione nel voler fare questa riforma e tutti dovrebbero o avrebbero dovuto collaborare… per limitare i danni a sé stessi e per far vedere che c’è buona volonta.

La norma del PD non è perfetta, è perfettibile ed ha i suoi lati oscuri… ma proprio per questo bisognava provare a contrattare con tutti i mezzi anziché andare sulle barricate o vedere tutto come l’ennesimo fuoco di paglia (citofonare Minzolini). Niente, hanno preferito restare lì a dire “non si fa e basta”, chiudersi nell’ultima difesa di un Senato di cui onestamente non frega a nessuno per difendere i propri interessi.

E allora eccoci qui, la gente se ne frega (perché tanto non è una cosa importante, ed è quasi agosto) e le minoranze parlano di svolta autoritaria senza rendersi conto che qualsiasi forzatura contro di loro è figlia delle loro forzature e come tale giustificabile.  Peggio ancora: non si rendono conto che questo genere di riforme non interessano affatto agli elettori che, per quanto si possano “caricare” con titoli allarmistici e sparate, sanno bene che alla fine siamo sempre in una democrazia ed alla fine sarà il voto ad eleggere il parlamento e, indirettamente, il governo.

Il resto è una discussione interminabile su una riforma perfettibile che nessuno vuole perfezionare perché sono troppo intenti ad opporsi “senza sé e senza ma”.

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