Settimana piatta

Non vi faccio la lista della settimana perché questa settimana è successo così poco che persino Grillo è costretto a recuperare vaccate dall’archivio delle vecchie sparate e ripeterle fingendo d’avere qualcosa da dire nella speranza che i suoi pesci rossi non si ricordino delle uscite precedenti.

La settimana è stata piatta, con il PdL che spera di rallentare l’iter sul decadimento di Berlusconi ed il Fatto quotidiano che continua a sperare che il loro principale nemico (il PD) salvi il loro principale asset concedendogli la GraziaPiù in modo che loro possano continuare a dire che sono tutti cattivi (ultimo ad esprimersi in questi termini è Furio Colombo).

A muovere appena le acque ci pensa il solito Salvini che spera che nel post-ferragosto ci sia abbastanza silenzio da poter lanciare un bel messaggio razzista in modo che l’eco lo faccia sembrare più minaccioso e serio di quel che è, ovvero un “sono qui, venitemi a salvare che la lega sta affondando”.

 

Eppure qualcosa è successo appena al di là del mare… l’Egitto è sull’orlo del baratro e nonostante la distensione di queste ultime ore non è facile che tutto si risolva pacificamente, e comunque è improbabile che l’eventuale pace duri nel tempo.

Nella pratica quando l’Egitto s’è liberato di Mubarak il potere, dopo elezioni abbastanza “movimentate” è andato a Morsi (che sostanzialmente era sostenuto dalla Fratellanza Mussulmana) il quale ha iniziato a fare a pezzettini lo stato di diritto ed ha spinto il paese verso la teocrazia in barba a quanto promesso in campagna elettorale e ben al di fuori dei vincoli che gli venivano imposti dalla costituzione stessa.

Vediamo quindi di ricordare come stava diventando, a livello di civiltà e diritti, l’Egitto di Morsi… lo facciamo citando un pezzo di un intervista ad Azza che in Egitto ci vive e che Giustizia e libertà (il partito di Morsi) l’ha pure votato:

All’interno dell’organizzazione dei Fratelli Musulmani e in seno a un parlamento ultra tradizionalista e con pochissime donne, varie erano state le iniziative per ridurre l’età legale per il matrimonio a 9 anni (per le donne), per proibire loro la possibilità di intraprendere le procedure di divorzio, e per azzerare altre libertà personali.

I funzionari del governo ultra conservatore Egiziano avevano anche intrapreso iniziative per disincentivare l’uso dei contraccettivi (una mossa non da poco in un Paese popoloso come l’Egitto) e per de-criminalizzare la mutilazione genitale femminile.

Certi di loro avevano anche iniziato ad incolpare pubblicamente le donne vittime di stupri e a vietare loro la partecipazione ad eventi internazionali contro la violenza contro le donne, inclusi quelli organizzati dall’ONU.

Fonte : http://d.repubblica.it/attualita/2013/07/17/news/voce_donne_egitto-1743579/

Quando la situazione in Egitto è diventata insopportabile (sia per le limitazioni alle libertà individuali sia per la fallimentare gestione economica del paese stesso) le opposizioni e buona parte dei delusi sono scesi in piazza a chiedere le dimissioni di Morsi che, intanto, aveva assunto tutti i poteri dello stato per decreto.

Alla fine, dopo una lunga resistenza, l’esercito decide di appoggiare la piazza, sospende la costituzione e detronizzare il quasi-califfo Morsi che, ovviamente, non ne vuole sapere nulla.

Il resto è storia: i Fratelli Mussulmani decidono di opporsi e scendono in piazza con gesti anche violenti: danno fuoco alle chiese dei cristiani copti (colpevoli d’aver appoggiato la rimozione del loro leader) e, in molti casi, ricorrono alle armi oltre che ad una forte propaganda estera per perorare la loro causa.

Gli USA e l’UE decidono di prendere tempo perché l’idea di un califfato fondamentalista a due passi da Israele non piace a nessuno ma intanto i meno informati (quelli che quando vedono la gente in piazza si sentono felici perché sono acriticamente vicini ai movimenti di piazza) chiedono a qualcuno (chi ? chiunque) di fare qualcosa (cosa ? qualsiasi cosa).

Nella pratica non c’è nulla che USA e UE possano fare dal punto di vista meramente diplomatico, l’unica azione concreta è sospendere gli aiuti economici al paese (e l’UE lo sta già facendo).

L’opzione militare è praticamente impossibile da intraprendere: in Egitto c’è già un esercito e se anche l’ONU decidesse d’intervenire alla fine tutto si ridurrebbe ad una risoluzione che darebbe mandato ai paesi “volenterosi” d’intervenire in qualche modo… cioè in pratica gli USA ed altri (probabilmente attraverso la NATO) dovrebbero andar lì a riportare l’ordine con le armi, con quello che ne conseguirebbe a livello internazionale.

Questo è da sempre contro la volontà dei “pacifisti” di cui sopra che (in perfetto stile bar) chiedono azioni ma sono contrari alla guerra, all’invio di soldati e che, viste le loro uscite, imporrebbero le no fly zone con i Canadair.

Quindi alla fine della giornata la situazione è la seguente : l’Egitto è ad un passo dalla guerra civile, i paesi civilizzati cercano di non metterci il naso e sperano che l’esercito risolva la situazione ed i casinisti strepitano ma non dicono cosa si dovrebbe fare (è più facile dire “c’è un casino, qualcuno faccia qualcosa”).

Mubarak era un tiranno ed abbiamo applaudito quando l’Egitto se n’è liberato… ma poi ?

Gheddafi, Saddam, Mubarak… ora probabilmente Bashir Al-Assad… tutti sanguinari dittatori di stati laici. È vero, ma poi ? Sono meglio gli illuminati fondamentalisti nelle teocrazie ?

G.D.E.

I commenti sono chiusi.