Scuola e dintorni

So che quanto sto per scrivere l’ho già scritto precedentemente, ma lo faccio lo stesso.

In politica in Italia va fortissimo il nanismo, ovvero la tendenza dei politici e del parlamento a rappresentarsi più piccoli di quel che sono: un modo facile per schivare le responsabilità.

Facciamo un esempio: si vuole fare una legge controversa ma importante per l’elettorato, una legge che piace molto agli elettori della maggioranza / governo  ma che per un motivo o per l’altro è “scomoda” (perché richiede fondi, perché sposta gli equilibri di potere, perché divisiva per l’opinione pubblica o altro)… ecco che lì entra in gioco il nanismo. I parlamentari (o il governo) si fanno piccoli piccoli facendo la norma al ribasso (o non facendola proprio, impantanando tutto in un binario morto) e, non appena qualcuno gli chiede spiegazioni, iniziano a lamentare “pressioni” da parte dei “poteri forti”, di confindustria, degli accordi con gli americani, dell’interessamento del Vaticano, degli uomini in nero capitanati da Will Smith o di Mago Zurlì che s’è presentato durante i lavori d’aula urlando “tu non passerai”.

Questo per noi italiani che non stiamo in parlamento si chiama “scaricabarile”, vale a dire non fare una cosa (perché problematica, scomoda o semplicemente perché non ci va di farla) ed addossare la colpa a qualcun’altro: indicare un qualcosa di fumoso ed indistinto e dire “la colpa sta là da qualche parte”. Sia chiaro: la codardia in politica non è un difetto, solo che perché un Parlamento funzioni oltre che “volpi” codarde in parlamento dovrebbe esserci anche qualche leone “testardo”, invece in Italia esistono solo le prime.

Perché questo gran cappello introduttivo ? Perché ieri è stata la giornata del “non ci piace il DDL la buona scuola” (Renzi ti voglio tanto bene ma i nomi alle cose non li sai dare).

Da quando s’è insediato Mattarella il governo ha cambiato radicalmente modo di fare (se non ve ne siete accorti è perché più che la politica seguite lo show che i giornalisti montano intorno ad essa): non ci sono stati più né voti di fiducia (ok, ora si parla di mettere la fiducia all’Italicum, ma non c’è nulla che provi questa volontà, solo le solite speculazioni un tanto al kg) né decreti (con Napolitano Renzi praticamente andava avanti così, con Mattarella non ne ha presentato mezzo). Quel che è successo è che tutti (opposizioni e parte della maggioranza) sono andati a lamentarsi da Mattarella perché venivano lese le prerogative del Parlamento e, facendo 1+1, è evidente che Mattarella ha preso il telefono ed ha detto a Renzi di piantarla.

Ritorniamo al DDL scuola: il governo sul DDL scuola sia per questioni tecniche (non c’era “l’urgenza” che avrebbe giustificato un decreto) che per questioni politiche (non era il caso di blindare il testo con la fiducia visto che ci si lamenta del parlamento ridotto a passacarte) ha lasciato che il Parlamento se la sbrigasse da solo. Niente fiducia, niente decreti: niente, solo un DDL d’iniziativa governativa depositato come fosse norma qualsiasi. È vero: Renzi nel presentarlo l’ha illustrato a dovere parlando di quel che di buono (a suo avviso) c’è in esso e via dicendo… ma il testo è lì a disposizione delle camere che hanno tutti gli strumenti (le “prerogative”) per prenderlo, rivoltarlo come un calzino, emendarlo, stravolgerlo, modificare fino all’ultima virgola e poi farselo passare come gli pare in barba a Renzi che, in questo caso, non ha alcuna intenzione d’interferire (eufemismo per dire che se n’è lavato le mani ed ha scaricato la patata bollente a chi ha fatto di tutto per prendersela).

Allora mi chiedo, perché ieri a RaiNews c’era un Fassina molto accalorato (come al solito) a dire agli insegnanti in corteo che bisognava costringere il Governo ad emendare pesantemente il disegno di legge ? Perché tirare in ballo Renzi e l’esecutivo quando il DDL è in mano alle camere ?

Il nanismo torna sempre: non sono io che non so-voglio-riesco ad emendare un testo, è il Governo che deve metterci le mani.

Perché ?

Magari perché le “prerogative” del Parlamento vanno a sbattere con la realtà di due camere frammentate, piene di guastatori e franchi tiratori, ideologizzate (tipo i parlamentari M5S che sono capacissimi di bocciare un DDL perché non è stato presentato da loro e poi proporne uno identico a loro firma) ed incapaci di svolgere il loro lavoro in tempi umanamente accettabili… ma guai a dirlo, si darebbe ragione a chi dice che il Parlamento va riformato, che la rappresentatività fine a sé stessa crea un costosissimo (15.000+ euro a testa per 1.000 parlamentari più gli extra per questori, vicepresidenti, presidenti e via spendendo & co) giocattolo che, così per com’è oggi funziona malissimo… o non funziona affatto.

Pensate che esageri ?

dlscuola

Questo è un cartellone (che gira da marzo) di Sinistra Ecologia e Libertà che peraltro ho visto per la prima volta sul sito di Civati; inutile dirvi che il piano per l’assumere i precari sta già nel “la buona scuola” (prova)…

E allora dov’è il problema ? Il famosissimo Parlamento, quello principe, quello che ritiene d’avere tutte le prerogative quando c’è da fare qualcosa per davvero corre dall’odiato esecutivo, quello che lo “mortifica” e che “abusa del suo potere”, quello che “non rispetta la separazione dei poteri” e bla bla bla …a tirargli la giacchetta, a dirgli “oh, voglio che abusi dei tuoi poteri per fare quel che piace a me, perché il Parlamento (cioé anch’io) non è capace di sbrigarsela da solo”.

Il bello è che in tutto questo i sindacati si sono lanciati nel solito attacco al mostro cattivo (il Governo) fingendo d’ignorare come stanno le cose e trascurando del tutto quelli che sono i veri problemi della scuola; ovviamente l’importante qui è altro: si parla d’assunzioni, di trasferimenti e di discrezionalità dei presidi vale a dire roba che non c’entra nulla con la scuola intesa come qualità del servizio.

Il tutto tirato avanti fregandosene del fatto che gli insegnanti sono assunti per svolgere un lavoro e che l’importante è il lavoro che svolgeranno, che il fine ultimo per la loro assunzione è proprio quello: migliorare il servizio offerto (che, per ragioni non sempre chiare, è qualcosa che spesso cozza con la difesa dei diritti fine a sé stessa, specie quando si creano diritti che proteggono chi non se lo merita). L’importante è prendersela col Governo (che fa sempre bella figura sulla prima pagina dei giornali).

Mi spiego meglio: presidi con le mani legate perché il sistema di leggi e garanzie per docenti/personale ata è così stringente che non possono agire contro i nullafacenti (qui si parlava d’un professore che si rifiutava di svolgere bene il suo lavoro “perché sto scrivendo un libro e quindi sono troppo impegnato”, e la presidenza non è manco riuscita a cacciarlo), docenti che passano più tempo fra riunioni, consigli di classe, incontri, attività parascolastiche (non obbligatorie, ma nei fatti obbligatorie) che non a preparare la didattica, l’assurda equivalenza di trattamento fra gli insegnanti di materie scritte ed orali e gli altri (così due professori hanno lo stesso carico di lavoro “extra”, anche se quello che insegna italiano/inglese/matematica/etc deve pure leggersi, correggersi e valutare almeno 400 elaborati a quadrimestre), l’assenza pressocché totale di rispetto dei docenti e delle regole scolastiche da parte degli studenti e dei genitori e tanto, tanto altro… ma in tutto questo la posizione è “nulla cambi, al più assumete più gente: paga pantalone”.

Io non ho niente contro gli insegnanti e la scuola (nella mia famiglia ci sono tanti insegnanti) e non voglio fare benaltrismo eppure nel sentire quel che mi dicono i miei parenti mi viene da piangere: tutto va allegramente a ballerine ed i docenti (e sindacati) anziché occuparsi dei problemi seri vanno sul piede di guerra perché hanno paura dei poteri che il DDL consegnerebbe ai presidi, “poteri” che (come d’uso sempre nella scuola) verranno abbondantemente limitati da linee guida, sentenze di tribunale e note esplicative a venire che imporranno un metodo e dei limiti alla discrezionalità dei dirigenti scolastici.

Sarebbe comico se non fosse tragico.

 

E passiamo oltre. In queste ore si sta finalmente consumando l’ultima battaglia (non cronologicamente) fra correnti nel PD: in puro stile tafazziano (com’è solito a sinistra) la minoranza sta usando tutti i mezzi (spesso convergendo sulle posizioni delle opposizioni) nel tentativo d’affossare il segretario (che incidentalmente è anche Presidente del Consiglio), l’attuale maggioranza del Partito Democratico e circa due anni di lavoro e mediazioni delle camere.

Come ? In diversi modi, uno per ogni livello.

A livello locale vediamo un civatiano (senza l’appoggio di Civati, anche se ci manda a dire che quelli che votano Pastorino sono più o meno gli stessi che votarono lui -l’endorsement non-endorsement) che corre per governatore della Liguria contro il candidato designato (dalle primarie!) Paita. Pastorino è dato al 17%: non ha possibilità di vincere ma può far perdere la Paita.

A livello nazionale invece la fronda della minoranza ha raggiunto livelli comici come il continuo non votare in direzione (perché a votare contro poi si vede chi è che non era daccordo ed ha piantato casino). A che cavolo serve un’assemblea in cui si discute, ci si confronta e si vota se le minoranze non partecipano ai voti che sanno di perdere ? A che serve la democrazia interna, in un partito, se poi chi finisce “sotto” si rifiuta di rispettare le decisioni prese dalla maggioranza ?

Il fulcro del discorso qui e l’Italicum ed il tentativo d’impantantanare tutto per cassare Renzi. Effetti collaterali come tornare alle urne con un proporzionale puro che perpetuerebbe (specie oggi che non ci sono due schieramenti ma almeno quattro partiti oltre il 10%) l’ingovernabilità sono meramente secondari, tutto è sacrificabile se c’è da liberarsi dell’ingombrante segretario.

Non vi tedio ulteriormente sull’analisi della legge elettorale, pro e contro e via dicendo perché semplicemente non è quello il punto, come oramai è chiaro pressocché a tutti (tant’è che crescono di giorno in giorno le schiere di chi definisce speciosa l’opposizione della minoranza PD all’Italicum). Dietro a tutti questi giochetti c’è la volontà di buttare fuori Renzi (vale a dire sconfiggerlo al prossimo congresso, possibilmente congresso anticipato) prima che sia troppo tardi, ovvero prima che si torni alle urne e che buona parte dell’attuale establishment pre-Renzi venga pensionato per sopraggiunti limiti di mandato (eh sì, anche il PD ha dei limiti sul numero di mandati… e le deroghe può darle solo la segreteria).

A questo, per non farci mancare niente, si somma il casino fatto dai giornali in perenne ricerca di qualcosa per vendere (come l’apertura di Renzi al Senato elettivo, che è una speculazione giornalistica così montata da tenere banco), la disinformazione imperante (vedasi l’andare alla pugna con Governo per il DDL scuola piuttosto che far pressione sul Parlamento), ed una buona dose di paraculismo.

Tutti minuscoli. Tutti nani. Tutti lì a dire “vorrei, farei, mi piacerebbe ma me l’impediscono”. Vedremo cosa riusciranno a tirare fuori. Io, onestamente, inizio ad essere disgustato da questo modo di fare, specie ora che si può avere tanto (superare il bicameralismo, avere una legge elettorale seria ed anche importnati riforme, anche nella scuola) e ci si perde in questa bassa politica.

Ho iniziato ad occuparmi del PD (in modo forte) ed a dirmi del PD con Bersani ed ho “resistito” ad una cocente delusione come la pugnalata a Letta ma potrei smettere (anzi, quasi sicuramente lo farò) di dirmi “del PD” se la minoranza riuscisse a compromettere Italicum, la riforma della Costituzione, le elezioni regionali  e Renzi. Non perché siano dei punti “sacri” ma perché non c’è ragione per farlo ora, non c’è ragione nelle scuse che professano, è solo un giochetto di palazzo fatto sulla nostra pelle, sui nosti voti, sulle nostre speranze e sul nostro futuro, il tutto perché qualcuno non sopporta d’essere stato messo da parte.

Se questi sono i fini e se questi sono i mezzi allora con questa cosa non voglio averci a che fare. Non cerco giustificazioni (che pure ci sarebbero) e non voglio scuse, semplicemente sono così schifato di come parte della minoranza del PD si stà comportando che se dovessero averla vinta, se dovessero dimostrare che il PD è questo, allora quello non sarebbe più un partito in cui potrei identificarmi.

E’il mio voto, vale per uno (per me) e sono libero di darlo o non darlo a chi mi pare per le ragioni che credo.

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