Sarà mica l’otto marzo neh?

gatta con gatto

Posto questo articolo per primo, è di Capretta Amaltea, ma poi non è finita. 🙂

Eccovelo, e grazie, a Capretta.

L’incontro-scontro fra uomini e donne è un tema sempre popolare e vivacemente dibattuto. Ciascun sesso va naturalmente in cerca dell’altro, ma esistono differenze evidenti nel “comune sentire” di uomini e donne che spesso rendono il loro incontro piuttosto conflittuale. Ma le differenze (intendo, ovviamente, quelle comportamentali) fra i due sessi sono naturali o culturali?

Cominciamo dall’inizio: l’esistenza della sessualità in natura sembra cosa ovvia, ma domandarsi perché il sesso esista è tutt’altro che sciocco. In natura, la riproduzione sessuata è una cosa complicata. Anzitutto richiede l’incontro fra due individui diversi; poi l’esistenza di appositi comportamenti atti a far sì che essi mescolino i loro geni, poi ancora l’esistenza di condizioni che rendano probabile la sopravvivenza di almeno una piccola parte della progenie. Al confronto con la riproduzione asessuale, quella sessuale sembra decisamente sfavorevole. Vogliamo mettere quanto è più elegante un’ameba che si scinde rispetto al faticoso incontro di due individui sempre un po’ sospettosi l’uno dell’altro?

Eppure la sessualità è stata favorita dall’evoluzione per un ottimo motivo: è il sistema con il quale i geni si rimescolano per dare luogo a una gamma praticamente infinita di combinazioni sempre nuove. La sessualità non crea nuovi geni (lo strumento di questa creazione sono le mutazioni, cioè alterazioni nella sequenza del DNA), ma permette di sperimentare sul campo quali combinazioni di geni permetteranno un migliore adattamento all’ambiente.

In parole povere, la sessualità è praticamente indispensabile all’evoluzione, tant’è che qualche tipo di sessualità esiste in tutte le specie viventi, anche in quelle che di norma utilizzano sistemi non sessuali per moltiplicarsi. Perfino gli umili batteri hanno una loro specie di sesso, e in certe condizioni sono in grado di scambiarsi pezzi di cromosoma per acquisire nuove opportunità adattative.

Ferma restando l’utilità, anzi l’indispensabilità del sesso per creare nuove combinazioni di geni, i “metodi” biologici per determinare il sesso degli individui sono quanto mai bizzarri e svariati. Tutti, o quasi, sanno che nella specie umana la determinazione del sesso è cromosomica: ci sono i cromosomi sessuali X e Y, se hai due X sei femmina, se hai un X e un Y sei maschio. Questa regola è ben lungi dall’essere universale. Tanto per fare un esempio a caso, in alcuni rettili la determinazione del sesso è puramente ambientale: se fa caldo nascono soprattutto femmine, se fa freddo soprattutto maschi. E c’è un notevole numero di variazioni sul tema.

Restando ai noi mammiferi, XX o XY è la base di partenza per diventare femmine o maschi, ma è solo parte della storia. Una volta scelti i cromosomi, chi orchestra lo sviluppo sessuale sono gli ormoni. All’inizio dello sviluppo, esiste una gonade (ghiandola sessuale) primitiva indifferenziata, il cui programma di base, semplificando, sarebbe diventare un ovaio. E così accade, se manca il cromosoma Y. Se invece questo c’è, la gonade indifferenziata viene diretta a diventare un testicolo.

Ad un certo punto dello sviluppo, le gonadi iniziano a produrre gli ormoni sessuali che orientano in senso maschile o femminile il destino dell’apparato riproduttivo, e non solo di quello. Solo se gli ormoni possono funzionare in modo appropriato lo sviluppo sessuale va a buon fine.
Gli ormoni sono molecole potentissime, che hanno effetto sulla funzione dei geni in molte parti del corpo, cervello compreso. Ci sono molte prove che, durante la vita prenatale, il cervello riceva un “imprinting” maschile o femminile che orienta il comportamento successivo.

Insomma, agire come maschio o come femmina non è qualcosa che è determinato puramente dalla cultura e dalla società, come vorrebbe una scuola di pensiero alquanto estrema: è qualcosa che ha radici profonde nella biologia e nella fisiologia. Se ci pensate, è logico che sia così. L’”interesse biologico” di ciascun sesso è, in sostanza, riprodursi con successo; ma la differenziazione tra i sessi crea una divisione del lavoro che fa divergere le strategie riproduttive ottimali di maschi e femmine.

I maschi cercano di diffondere il loro DNA il più possibile cercando molte partner diverse.

Le femmine hanno un limite quantitativo, perché anche ai più bassi livelli biologici la produzione delle cellule uovo è più complessa e dispendiosa rispetto a quella degli spermatozoi; perciò cercano di assicurarsi i maschi migliori, piuttosto che molti maschi.

Ai livelli “alti” dell’evoluzione, naturalmente, il comportamento sessuale non è stereotipato, ma è in buona parte appreso e quindi passibile di notevoli modulazioni culturali. Tuttavia la base biologica resta potente, e attraverso il suo braccio armato, gli ormoni sessuali, tende ad assicurasi che venga svolto il compito primario di ogni individuo: riprodursi.

Nella nostra natura di primati e mammiferi, la chiave di volta del successo riproduttivo è il comportamento materno. I maschi, dopo la fecondazione, aumentano la probabilità di sopravvivenza dei piccoli difendendo dai nemici il branco o l’harem e talvolta procurando il cibo, ma il rapporto fondamentale è quello dei cuccioli con la madre.

Nell’evoluzione, il rapporto madre-figli è alla base delle ricche interazioni interpersonali che caratterizzano le società degli animali più evoluti e, ovviamente, la nostra. La nascita delle emozioni è frutto dello “status” mammifero e del legame così particolare che esiste tra madre e figli. Legame che, benché passibile di “interpretazioni” legate alle diverse culture e soggetto, anche in natura, a occasionali disfunzioni, ha una sua profonda base biologica che costituisce una delle maggiori differenze fra la femmina e il maschio della specie.

L’idea che l’individuo alla nascita sia una pagina bianca sulla quale si può scrivere qualsiasi cosa è molto diffusa ma è sostanzialmente falsa.

E’ diffusa a sinistra, dove si crede che ammettere che esistano differenze innate fra le persone significhi dare sanzione scientifica alle disuguaglianze; ma è diffusa anche in quasi tutte le ideologie totalitarie, che pensano di poter plasmare il comportamento umano esattamente secondo i dettami del dittatore di turno.

Da un punto di vista biologico, le differenze fra gli individui sono una ricchezza incalcolabile che la natura cerca di preservare con ogni mezzo, uno dei quali è il sesso.

La disuguaglianza nell’indole, nelle preferenze e propensioni di ciascuno, ovviamente non ha nulla a che vedere con la disuguaglianza nei diritti fondamentali. La società prospera sulle disuguaglianze, se permette a ciascuno di dare il meglio di sé senza imporre camicie di forza e norme comportamentali.

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