Recap.

Occupati a guardare Rambo o Spiderman probabilmente molti di voi avranno perso l’ultima novità in ambito politico: al senato si sta votando in seconda lettura la riforma costituzionale.

 

Il futuro dei talk show.

Ecco, di questa parleremo nella seconda parte di questo pezzo ma prima d’addentrarci in questa storia faccio una nota sulla questione “Rambo”, giusto perché mi sarei abbastanza rotto di sentire sempre le solite fesserie. I fatti: un parlamentare PD (Anzaldi) s’è lasciato andare a considerazioni personali su Rai3 (peraltro anche abbastanza condivisibili, se non altro per quel che riguarda il trattamento riservato all’attuale PD, visto a Saxa Rubra come fumo negli occhi) che però non riflettono la posizione del segretario del PD e che comunque ad oggi non hanno portato a nessuna azione pratica.

Fra quell’uscita e quella di De Luca (che ha denunciato il modo di fare criminale degli intervistatori di Report) s’è trovato il modo di montare una specie di campagna vittimistica in cui s’accusa il PD di muoversi per cercare di mettere qualche sorta di museruola o bavaglio al giornalismo non allineato… e la cosa carina è che tanti giornalisti seri, sentendosi dire che “è a rischio la libertà d’informazione” hanno lasciato a casa il cervello ed hanno risposto pavlovianamente partendo all’attacco del malefico governo che vorrebbe zittire la voce dell’informazione.

La situazione è un po’diversa e l’ha spiegata bene Renzi diversi giorni fa: non c’è nessun bisogno d’occuparsi dei giornalisti che cercano di screditare il PD, di chi prende le interviste “a tradimento” (senza avvertire che la camera è accesa) e poi fa il taglia e cuci, di chi attacca Renzi ed i dem per partito preso… esattamente come non c’è alcun bisogno di costringere i giornalisti a trattare meglio (o peggio) questo o quel politico. Semplicemente la scena giornalistica politica è abbondantemente morta e sepolta ed a nessuno gliene frega più nulla d’informarsi di politica attraverso talk e tribune politiche per cui possono continuare liberamente a sguazzare nei loro mezzucci: stanno solo perdendo tempo e prima o poi i vertici delle televisioni saranno costretti a rimuoverli per il semplice fatto che non fanno più audience.

Ripeto quel che ha detto Renzi, che è il modo più diretto per spiegare la questione: Rambo doppia, come ascolti, un qualsiasi talk show politico. Sono andati in onda i tre film di Rambo in tre serate diverse e tutti e tre hanno oscurato, come share, i talk in onda a quell’ora.

Il temibile uno-due grillino di Otto e mezzo con la Ruocco seguito da La Gabbia con l’intervista di Grillo di qualche giorno fa ? ha fatto il 3.5% di share contro il 10.4% di Un posto al sole e successivi su Rai3. Chi volete che si scomodi, in un senso o nell’altro, per un qualcosa che in prima serata fa un terzo di una soap vecchia di decenni ? Non vale neppure la pena di preoccuparsene.

Semplicemente i talk show “all’italiana” ed assimilabili sono morti e non c’è verso di riportarli in vita. La gente s’è stufata sia di quelli “pettinatissimi” in cui sono tutti schierati contro il nemico di turno (spesso assente o rappresentato da un unica voce messa in minoranza ed incapace di difendersi) sia quelli “pollaio” dove vince chi urla di più ed il dibattito è limitato a “guarda che tonsille c’ha la Santanché”. Diciamocelo: basta.

Questi format (figli di Michele Santoro) hanno fatto la loro fortuna nel periodo berlusconiano perché allora imperava l’antiberlusconismo dove bene o male esprimevano un disagio forte e fungevano da “sfogatoio”… oggi nessuno percepisce Renzi come un dittatore oppressivo e non c’è bisogno di guardare il talk show di turno per sfogarsi: su internet si può far prima (e peggio). Chi rimane a seguire queste trasmissioni ? I fedelissimi che si piazzano lì davanti al talk di turno perché “c’è il mio politico” e sono convinti che “oggi non ha peli sulla lingua e tutto il mondo saprà”.

L’unico furbo ad averlo capito per tempo a quanto pare è proprio Santoro che l’anno scorso ha capito verso dove ci si stava incamminando ed ha mollato tutto (piantando in asso anche Travaglio, che ha così perso il suo pulpito) prima che la cosa diventasse così plateale.

Lasciamo perdere la questione prettamente grillina della TV che sarebbe morta (ma torna in vita non appena ci vanno i loro frontman), ma chi volete che si rovini una serata a guardare urla, notizie incontrollate (spesso false visto che il fact checking è stato abolito), applausi posticci (per “tradizione” ogni invitato si può portare dietro la claque) e discussioni che vertono sul nulla mentre il conduttore (sempre per tradizione) non pressa mai gli ospiti perché altrimenti rischia che quelli non tornino più ?

Il fatto che oramai i principali animali da talk siano gente come Di Battista e Salvini e che il format tipico sia assimilabile ad una gabbia di scimmie (fra urla e feci che volano di qua e di là) la dice lunga. E non è neppure un problema di disaffezione alla politica, perché sono convinto la gente è ancora interessata alla politica seria… il punto è che i talk di politico non c’hanno più nulla: si torni alle origini togliendo la clacque, rimettendo conduttori che non lasciano correre ogni fesseria, che spengono il microfono a chi inizia ad urlare o a parlar sopra agli altri… si torni ai talk in cui si fa informazione e si spiegano le cose, vedrete che la gente torna a guardarli.

Troppo complicato, meglio nascondere la testa sotto la sabbia e dire che i talk sono in declino perché il presidente del Consiglio “ha sguinzagliato i cani”… solo che non mi risulta che l’auditel sia al servizio della presidenza del consiglio.

 

La riforma costituzionale.

E passiamo alla riforma costituzionale: ieri è stato votato l’articolo 2 che rappresenta il cuore della riforma in sé e che era anche il più indigesto visto che su questo (che norma l’elezione indiretta dei senatori) s’era schierata la minoranza PD. Passato questo è difficile che ci siano sfilacciamenti della minoranza dem e quindi, a meno d’imprevisti, possiamo dire che l’approvazione in seconda lettura dovrebbe essere scorrevole.

La questione a dire il vero è un po’più complessa e riguarda il ruolo del “taxi verdiniano”… in pratica l’apertura di Verdini ha reso ininfluenti (o comunque non decisivi) i voti della minoranza dem che quindi s’è trovata senza lo strumento di ricatto necessario per contrattare l’elezione diretta dei senatori. Fra quest’indebolimento e la scarsa convinzione di alcuni di essi (che non volevano “strappare”) è stato abbastanza facile per la segreteria “vincere” dando in cambio solo un contentino (l’elezione diretta nella norma transitoria, e quindi valida solo per la prossima tornata). Ovvio che tanti non l’hanno presa bene ed infatti qualcuno ha tentato di “smontare” il taxi verdiniano denunciando con accuse d’ogni ordine e grado l’ingresso di Verdini.

Qui esprimo la mia opinione: Verdini era nella maggioranza ai tempi di Monti prima e di Letta poi, gli stessi che ora parlano di “Verdini nel giardino del PD” c’hanno governato insieme per anni, difficile non ridergli in faccia quando si lamentano perché votano a favore di una riforma costituzionale (che, per principio, dovrebbe essere il più possibile condivisa). Verdini vota la riforma per motivi suoi (probabilmente legati alla necessità di staccarsi da un Berlusconi morente e rivendersi meglio nella prossima legislatura), questo non vuol dire né che Verdini è in procinto d’entrare nel PD né che bisognerebbe disfarsene. Gli unici che vorrebbero disfarsene (non di lui ma dei voti dei suoi senatori) sono quelli che a causa sua hanno perso potere contrattuale e sono stati costretti a calare la testa.

Ad ogni modo la ritrovata unità (unità “per forza”) del PD non ha certo spianato la strada alla riforma: l’opposizione infatti è stata durissima e, per quanto io sia di parte, stupidissima. Capiamoci: il compito dell’opposizione è quello di cercare di opporsi alla volontà deliberatrice della maggioranza ed anche se sulle riforme costituzionali ci si aspetterebbe un comportamento diverso la verità è che anche qui c’è il muro contro muro.

Quel che a mio avviso non va bene però è che ci sono molti modi per fare opposizione e purtroppo l’attuale minoranza ha deciso d’usare quello meno sensato.

Il plauso per questa scelta tafazziana va a Calderoli che, già “master mind” della Lega nord, ha addestrato benissimo il Movimento 5 Stelle (che sia stato lui ad insegnargli come fare opposizione è il segreto di pulcinella) ed è riuscito a trascinare in quest’impresa anche Forza Italia e SEL. In pratica nessun partito ha puntato sul controbattere (o almeno discutere seriamente) nel merito della riforma, tutti gli sforzi sono stati e sono tuttora tesi a “dar fastidio” inserendo emendamenti su emendamenti, cercando di ritardare il voto facendo continui interventi (ripetitivi a voler essere buoni) e con sceneggiate d’ogni sorta tese solo a rallentare il più possibile l’iter parlamentare.

A chi fa comodo tutto questo ? Di certo non a SEL (oramai ridotta a componente del gruppo misto) e neanche al Movimento 5 Stelle che è entrato in parlamento dicendo di voler fare un lavoro serio e si ritrova a non spiccicare due parole sul merito della riforma… però fa comodo alla Lega nord che è interessata solo a far slittare il più a lungo possibile l’approvazione per dare l’idea che Renzi sia “in difficoltà”, qualcosa che il loro segretario (Salvini) vuole sfruttare per indebolire quello che crede sarà il suo principale avversario alle prossime elezioni. E quindi via così… uniti e coalizzati per far contento Salvini.

Fateci caso, di chi è che si parla quando si parla d’opposizione alla riforma costituzionale ? Chi è che prende la parola ed indica come si farà opposizione a questo o quell’articolo ? Chi è che tiene il punto nei vari telegionali ? Calderoli. E Calderoli è Lega nord. Le opposizioni col loro cieco ostruzionismo stanno finanziando uno spot elettorale a Salvini.

Le scorrettezze non si contano e quella più grossa è di Calderoli che ha presentato più di ottanta milioni d’emendamenti (che non ha né scritto né firmato, li ha creati un apposito programmino che aggiunge virgole, cambia parole, sostituisce sinonimi e via dicendo… e poi appone la firma digitale del senatore). Fortunatamente Grasso li ha dichiarati inammissibili (fra le urla e l’indignazione dell’opposizione) ma ne restano comunque 383.500 (uno più, uno meno).

Fermiamoci.

383.500 emendamenti.

Riflettiamo.

Mettiamo che per ogni emendamento si dia la parola solo ad un senatore favorevole ed ad uno contrario per i canonici dieci minuti a testa… fanno 7.670.000 minuti, a dodici ore al giorno sarebbero oltre 639.000 giorni. Se i senatori vivessero oltre 1.700 anni potrebbero anche dibattere tutti gli emendamenti, peccato che una legislatura sia di cinque anni ed a questa ne restino appena due.

Ovviamente per evitare tutto questo la maggioranza ricorre ad alcuni espedienti e Grasso ha usato il “canguro” (votazione per parti che permette con un solo voto di far decadere decine d’emendamenti) il tutto fra le urla di “dibattito mutilato” e “parlamento ridotto a votificio, privato delle sue prerogative” de parte opposizioni.

A me viene da piangere.

Certo non ho gradito particolarmente l’emendamento Cociancich che, con un artificio, ha fatto decadere gli emendamenti sul primo articolo però se dall’altra parte la volontà è questa c’è ben poco da fare, o si opera in questo modo o la riforma non vedrà mai la luce solo perché l’opposizione continuerà a ritardare i lavori d’aula penalizzando l’intera legislatura… infatti a seguire ci sarebbero le unioni civili ma con l’opposizione che continua a ritardare tutto c’è il rischio che non resti tempo per dibatterle.

E quindi la sceneggiata va avanti: maggioranza che non prende neppure la parola (o quasi) per cercare di risparmiare minuti preziosi ed opposizioni che fanno interventi su interventi, sfruttando il regolamento che da facoltà ai senatori d’intervenire sempre sull’ordine dei lavori (in teoria per indicare eventuali storture o suggerimenti sull’iter) o per dichiarare il voto in dissenso (un senatore può intervenire per annunciare, motivandolo, il suo voto in dissenso rispetto a quello dichiarato dal proprio capogruppo)… scuse visto che alla fine gli interventi, che spesso e volentieri sforano i tempi concordati, servono solo per ribadire la posizione del gruppo d’appartenenza.

Non sto inventando niente, andate sul sito del Senato e seguite l’iter dei lavori: è quello che sta accadendo.

Il bello è che poi si lamentano che “non s’è cercato un accordo”, che “non si da spazio al dialogo” e che “non si permette il dibattito sugli emendamenti” e c’è pure chi si lamenta perché non gli viene permesso d’intervenire sull’ordine dei lavori (Airola, che lo richiede in continuazione, tant’è che Grasso l’ha pure canzonato “per poter proseguire l’ordine dei lavori sarebbe necessario impedire al senatore Airola d’intervenire continuamente sull’ordine dei lavori”)… con quale faccia questa gente andrà dicendo che hanno provato ad opporsi alla riforma costituzionale quando i loro sforzi sono meschini esercizi da azzeccagarbugli tesi semplicemente a dar fastidio ? Il tutto ovviamente condito da urla, accuse alla presidenza del Senato, allusioni ed insulti.

 

Barani.

E la cosa peggiora in quanto a molti senatori iniziano a saltare i nervi. Per capire la situazione basta prendere in esame il “caso Barani”.

Stando a quel che dicono i senatori del M5S Barani avrebbe fatto gesti “poco puliti” ad una senatrice del loro gruppo. Il senatore in questione (che fa parte del gruppo dei verdiniani) ha detto che i suoi gesti sono stati confusi ma tanto è bastato per provocare una bella bagarre in aula con insulti e battage informatico (in pratica i supporter hanno iniziato a postare l’accusa su tutti i social media).

Conoscendoli io non sono così sicuro che la stiano raccontando giusta… il caso Spadoni-Lattuca dimostra che i grillini sono soliti inventarsi inesistenti attacchi per avere un minimo d’attenzione e non sarebbe la prima volta che ingigantiscono (o s’inventano di sana pianta) qualcosa giusto per mezz’ora di “popolarità”. Fortunatamente tutti i senatori sono ripresi in aula dalle telecamere a circuito chiuso (e lo sanno, cosa che rende ancora meno credibile l’accusa) per cui lunedì la presidenza valuterà i filmati e ci dirà se veramente è successo quanto denunciato dai senatori grillini oppure no.

Detto questo io ho profondo disgusto per questa gente: stanno facendo di tutto per non discutere della riforma costituzionale ed il loro interesse non è tanto denunciare eventuali storture quanto fare vittimismo in cerca di qualche voto facile.

 

La questione NonLeggerlo.

Cambiando argomento ci sarebbe il discorso presunta omofobia di Grillo (o meglio dell’account twitter di Grillo) che ha ritwittato un post omofobo su Vendola. Vendola è criticabilissimo per la sua pensione (più che altro perché grazie ad una legge regionale inizia a percepirla immediatamente, senza limite minimo d’età) ma sui mille modi per prendersela con lui quello scelto è il peggiore, diffondere questo messaggio:

Originale

Ok ? Fino a qui tutto a posto. Il problema è che questo tweet non passa inosservato ma viene immediatamente ripreso da Wil Nonleggerlo (utente twitter attivissimo che scrive per l’Espresso) che ne da, come direbbero i grillini, “massima diffusione”.

Ovviamente chi gestisce l’account di Grillo è corso ai ripari ed ha immediatamente cancellato il retweet (per “coprire le tracce”) solo che anziché lasciar morire lì la cosa le truppe grilline d’assalto (sì, insomma, i soliti grillini) se ne escono con roba come questa:

originale2…in pratica cercando di difendere (con sprezzo del ridicolo) l’onorabilità dell’account di Grillo.

Immediatamente alcuni grillini più radicali colgono la palla al balzo e si lanciano all’assalto di Wil:

originale3

originale4…ed a quel punto è inevitabile che, nel tam tam dei retweet che segue la cosa arrivi ai parlamentari del Movimento. Purtroppo questi anziché informarsi, si buttano nella crociata contro chi ha osato denunciare la nudità del megafono:

originale 5A questo punto parte la macchina del fango grillina…

…e non c’è modo di fermarla: i grillini sono impermeabili ai discorsi.

Il tutto in un crescendo d’insulti, ventiquattro ore che culminano con questo:

originale6Un simpatico figuro ha creato l’account “NonLeggerIo” (con la i maiuscola al posto della L) giusto per postare delle finte scuse che vengono subito diffuse dal megafono di prima. Ovviamente l’account falso viene usato per poter costruire a posteriori false prove sulla doppiezza di pensiero di Wil:

originale7

Wil non ci sta ed avverte che si rivolgerà all’avvocato… a quel punto tanto l’account falso NonLeggerIo quanto quello di Mastro Tuitta vengono chiusi, ma sicuramente i proprietari (ammesso che siano due e non uno) ne avranno altri per riprendere da dove hanno lasciato.

Ora, sulla difesa di Wil non c’è bisogno di spendersi, è lapalissiano che sia stato messo immezzo nel tentativo di proteggere Grillo.

Normalmente le questioni su cui porsi delle domande sono relative a chi gestisce l’account di Grillo: che gente è quella che fa un RT di roba del genere e che senso ha seguire un account twitter gestito da gente così… su questo s’innesta però il discorso relativo ai guardiani della rivoluzione stellata, gente che non si fa problemi ad inventarsi messaggi falsi, a diffamare, ad attaccare chi ha la sola colpa d’aver presentato un fatto.

Questa gente si dice “contro i bavagli” e per la libertà dell’informazione (segue solita notizia su “a che punto siamo nella graduatoria della libertà d’informazione”) poi però quando la notizia non gli piace parte il metodo boffo. Si tratta di squadristi digitali e chi li segue è pilotato nel migliore dei casi, complice negli altri. Peggio ancora se si tiene presente che a questo squallido teatrino hanno partecipato anche dei parlamentari che, a differenza degli utenti normali, dovrebbero ragionare prima di dar fiato alla tastiera.

 (immagini da http://www.nextquotidiano.it/il-metodo-boffo-su-chi-segnala-i-retweet-omofobi-di-beppe-grillo/ )

Civati.

Ci sarebbe altro da dire (tipo le macchinazioni contro Marino, definitivamente chiuse) ma mi tengo leggero visto che il recap è già lungo… chiudo con Civati ed il suo referendum.

A quanto pare la raccolta firme s’è arenata sulle 300.000. Tenete presente che alle primarie del PD Civati prese 399.000 preferenze e fate un conticino.

Certo sono cose diverse e con significati diversi, ma uno s’aspetta che una raccolta firme per un referendum sia un po’più sentita di decidere chi è il segretario d’un partito… e se le cose stanno così o non sono stati capaci d’organizzare una raccolta firme o i quesiti non sono così sentiti come qualcuno vorrebbe credere.

Per il resto molto ci sarebbe da dire sull’ex esponente dei democratici, io mi limito a dire che Civati da quando è stato eletto in parlamento a mio avviso non ne ha fatta una giusta: è corso dietro ai grillini quando era evidente quello che erano, s’è schierato contro le varie segreterie senza mai andare oltre un generico “non mi piace” ed infine ha fatto il broncio per anni prima di lasciare il partito per finire… beh, così.

Sento di poter dire, senza dubbio di smentita, che tanti di quelli che negli scorsi mesi gli dicevano “che ci stai a fare nel PD, esci” promettendogli “praterie” (più realisticamente un aiuola condominiale) erano per lo più grillini interessati ad usarlo per destabilizzare il suo partito, gente che è scomparsa una volta che lui ha perso la sua utilità.

Ora qualcuno cerca d’abbozzare dicendo “eh ma sono comunque tante firme: il 4% dello sbarramento è superato, siamo grandi”… ma anche no: i pochi che hanno firmato per i referendum sono per lo più insegnanti e gente interessata a vario titolo (fra cui Di Battista!), non necessariamente gente che voterà Possibile alle prossime elezioni, figurarsi sostenerlo!

Il buon Pippo dice che la vita politica fuori dal PD è più fresca e vitale, sono contento ma con queste premesse è probabile che al prossimo giro sperimenterà la vita politica fuori dal parlamento e sarebbe giusto che qualcuno gli spiegasse che la politica non si fa per divertirsi e “sentire l’adrenalina”, si fa per cercare di migliorare la condizione di vita dei cittadini (anche quando questo comporta stare in un “oppressivo” parlamento ed accettare compromessi al ribasso anziché prendere il sole in piazza).

Taccio anche sulla campagna referendaria impostata sul “se firmi questi fermi questo” (Renzi) che da l’idea d’un modo d’intendere la politica alquanto bambinesco… ho già parlato troppo.

 

A voi.

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