Ratzinger, Odifreddi e un’opinione

Leggo or ora della lettera dell’ex-papa Ratzinger a Piergiorgio Odifreddi, già insignito del titolo di Caprone Onorario per meriti acquisiti sul campo.

Il dibattito è di estremo interesse (almeno, per me lo è) e, come al solito per Odifreddi, si tratta di religione. Lo stesso Odifreddi si dichiara onorato ed emozionato per questa risposta, e non si può che essere d’accordo.
A quanto pare i due papi hanno iniziato a comportarsi in maniera differente rispetto alla tradizione, cercando probabilmente dei contatti più personali con credenti e non. Una sorta di “operazione simpatia” in veste vaticana che sta dando a quanto pare ottimi frutti, se perfino Eugenio Scalfari si lancia in sperticate lodi per Papa Francesco.

Ratzinger scrive a Odifreddi per discutere del libro Caro papa, ti scrivo (Mondadori, 2011), del suddetto matematico, in cui si vengono mosse parecchie critiche alla religione cristiana e alla figura del cosiddetto “Gesù storico”. Il quale libro era a sua volta un commento a degli scritti dello stesso Ratzinger, creando così una sorta di dialogo a distanza tra i due.
Non ho letto il libro in questione, quindi non posso esprimere un giudizio nè essere più preciso di così.

Leggo però con grande interesse la lettera di Ratzinger, la quale mi fa riflettere e in alcuni punti sorridere. Purtroppo non è pubblicata integralmente, ma è comunque ricca di spunti utili. Probabilmente sono state tagliate le parti più tecniche e meno importanti per la riflessione del pubblico.

Decido pertanto di commentare a mia volta la lettera dell’ex-papa, pur non essendo all’altezza dell’alto dibattito in corso, perchè credo che alcuni utili commenti possano essere comunque fatti.
Consiglio caldamente di leggere la lettera in questione, prima di inoltrarsi ulteriormente in questo commento, e magari di farsi già un’opinione propria.

Fatto? Bene.

La prima ovvia cosa da dire è che il dibattito fa sempre bene alla salute, quando è fatto nel modo corretto. Come Odifreddi conclude nel suo post, “Divisi in quasi tutto, ma accomunati almeno da un obiettivo: la ricerca della Verità, con la maiuscola”.
Perchè questo è sempre l’importante, comunque la si pensi. Ed è paradossale e ironico che l’argomento di cui si sta parlando in maniera così aperta sia proprio la Religione.
Quando parliamo di grillini, di folli No-Tav che incendiano cantieri e altre disgrazie del nostro paese, li apostrofiamo come “adepti”, “fanatici”, “religiosi”. Eppure, se si è persone civili, anche di Religione si può parlare apertamente, esprimendo critiche dure come fanno sia Odifreddi che Ratzinger, ma sempre nel rispetto reciproco, e anzi esprimendo la volontà di sapere di più dell’opinione dell’altro, onde arricchire se stessi.

Immagino che milioni di persone nel nostro ottuso paese non possano far altro che imparare da questo dibattito.
Immagino comunque che altrettante persone non lo faranno affatto.

Detto questo, entriamo nel merito della lettera di Ratzinger, commentando gli estratti a nostra disposizione.

Odifreddi, a quanto capiamo, ritiene la teologia al pari della fantascienza. Ratzinger si meraviglia di questo, chiedendosi allora il perchè il matematico tenga in considerazione i suoi scritti teologici.
Odifreddi ha delle buone ragioni: essendo ateo, è normale considerare lunghi e intensi discorsi sul divino come discorsi vuoti di ogni senso. Ad esempio, è inutile interrogarsi sull’esistenza o meno del Paradiso, se si è genuinamente convinti che non esista nulla di soprannaturale.
D’altra parte Ratzinger la pensa ovviamente in maniera opposta, e di qui l’ovvia divergenza sul tema.

Ratzinger quindi introduce quattro punti per confutare questa similitudine e ripristinare la dignità della teologia.

1. L’unica “Scienza” dovrebbe essere la matematica. Questo è vero, nel senso stretto del termine. Se consideriamo “Scienza” solo ciò di cui possiamo essere assolutamente certi, allora solo la matematica può esserlo, in quanto è l’unica conoscenza certa che possiamo avere.
Ogni altra conoscenza è da considerarsi provvisoria, per quanto assodata e radicata. Questo perchè può sempre darsi che ciò che diamo per scontato oggi, domani sia completamente falsificato o, come spesso avviene, parzialmente corretto, raffinato e completato.
Sono molto d’accordo però con Ratzinger quando sottolinea che l’essenziale per essere considerata “Scienza” è che la disciplina sia razionale e verificabile.
Rimango però perplesso nel fatto che, implicitamente, applichi questi criteri alla teologia. Cos’ha di razionale la Religione? Essa stessa si basa su un principio totalmente irrazionale. E, per di più, non verificabile.
Se non abbiamo assolutamente nessun modo per testare l’effettiva esistenza del Paradiso o di una divinità, come si può considerare verificabili queste ipotesi? E cose si possoni trarre delle conclusioni partendo da basi totalmente ignote, per definizione insondabili e così arbitrarie?

2. La teologia ha prodotto risultati durevoli. Probabilmente, ma non ne ho idea, essendo ignorante in materia.

3. Anche in questo caso sono sia d’accordo che in disaccordo con Ratzinger. Sono d’accordo con il “tenere la religione legata alla ragione”: questo discorso ricalca la premessa che ho fatto, riguardo la razionalità e il rispetto. Le numerose “patologie” le conosciamo bene e le troviamo dovunque, ogni giorno, e verrebbero appunto prevenute se razionalità e rispetto fossero più diffusi.
Sono assolutamente in disaccordo sul “tenere la ragione legata alla religione”. La mia interpretazione, forse errata, è che bisogna utilizzare la ragione senza mai dimenticarsi i principi religiosi.
Ma come può essere la ragione imparziale e libera di giungere a conclusioni indipendenti, se è “legata alla religione”?
Questo tipo di frase e di mentalità sembra suggerire una visione “cadetta” della ragione, che viene utilizzata esclusivamente per giustificare la religione, assumendola per vera già nelle ipotesi. Ovvero, la religione è al di fuori della ragione e da essa non può essere valutata.
Questa visione è in contraddizione con l’apprezzamento alle critiche di Odifreddi, ma è probabilmente questo uno dei nodi più importanti su cui si basa la religione stessa. Si può ragionare su tutto, meno che sulle cose fondamentali. Quelle le assumiamo irrazionalmente, senza addurre ragioni, e a quelle ci atteniamo.

4. Detto brevemente, non c’è motivo per ritenere la fantascienza un genere “poco serio”. La fantascienza può contenere molti spunti di riflessione profondi, anche se solitamente viene usata più per l’intrattenimento puro che altro o per romanzare storie o perfino teorie scientifiche. E su questo sono d’accordo.

Seguono discorsi a mio parere più marginali: Ratzinger è costernato per il male che ogni tanto la Chiesa commette, ma ricorda che la stessa Chiesa fa anche del bene. L’esegesi dei testi può essere usata sia dai “buoni” che dai “cattivi” (tipo l’Anticristo e cose così).

Una parte di fondamentale importanza è invece l’ultimo capitoletto prima della conclusione, dove si parla dei fondamenti della religione.

“Vorrei, però, soprattutto far ancora notare che nella Sua religione della matematica tre temi fondamentali dell’esistenza umana restano non considerati: la libertà, l’amore e il male. Mi meraviglio che Lei con un solo cenno liquidi la libertà che pur è stata ed è il valore portante dell’epoca moderna. L’amore, nel Suo libro, non compare e anche sul male non c’è alcuna informazione. Qualunque cosa la neurobiologia dica o non dica sulla libertà, nel dramma reale della nostra storia essa è presente come realtà determinante e deve essere presa in considerazione. Ma la Sua religione matematica non conosce alcuna informazione sul male. Una religione che tralascia queste domande fondamentali resta vuota

Questo sostanzialmente è definibile come il riassunto di tutte le religioni in poche righe.

Spieghiamo in parole povere ciò che ci dice Ratzinger: se noi assumiamo che l’Universo è semplicemente regolato da leggi fisiche, la spiegazione che otteniamo è estremamente lacunosa, perchè la libertà, l’amore e il male non vengono spiegati.

La domanda ora è: “E chi ha mai detto che vanno spiegati?”.

Eh sì, perchè questo è il problema fondamentale di tutte le religioni (quelle che conosco, almeno): l’assunzione assolutamente ingiustificata e arbitraria che “tutto ha un senso”. Il che scade rapidamente in “tutto DEVE avere un senso oppure mi rifiuto di crederci”.

Ma chi l’ha detto che tutto DEVE avere un senso?
La risposta ovviamente è “nessuno”. Questa è esattamente l’assunzione irrazionale e arbitraria di cui parlavo prima, quella che fa deragliare la logica fin dai primi momenti in cui viene applicata sotto questo tipo di ipotesi.

In realtà concetti come libertà, amore e male sono categorie artificiali, inventate dalla nostra cultura nel tentativo di comprendersi. Non esiste da nessuna parte nella Fisica e nell’Universo qualcosa di questo genere come concetto fisico, misurabile e computabile.
Esempio semplice: il campo elettrico e la morale. Il campo elettrico ha una definizione, univoca e universale, è misurabile e si possono compiere operazioni matematiche su di esso. La morale non è un oggetto fisico, ha una definizione largamente soggettiva ed è un’idea artificiale, non misurabile, non computabile.

La risposta che sfugge a Ratzinger, per via del suo irrazionale attaccamento a questo errore di fondo, è che non c’è alcuna spiegazione da dare, e che questi fenomeni che chiamiamo libertà, amore, male, sono assolutamente normali e prodotto dell’interazione tra individui coscienti, fenomeni a cui questi individui danno un nome perchè capaci sì di studiare se stessi, ma per millenni in maniera eccessivamente empirica e lacunosa.
Pertanto ci si è inventati, anche a beneficio di una più chiara comunicazione, concetti come libertà, male, morale, che però non hanno un esatto riscontro nel mondo reale.

Però questa spiegazione non può essere raggiunta da chi “lega la ragione alla religione” e si rifiuta di lasciarla libera di giungere a conclusioni imparziali.
Per questo la teologia è fantascienza e per questo Odifreddi continua ad obiettare. Non si può chiedere ad un logico di “legare la propria ragione a qualcosa”, ed è quindi inevitabile che le sue conclusioni siano in conflitto con chi invece la lega ad assunzioni irrazionali, per calmare inquietudini ataviche come “la mancanza di un senso”.

Del resto l’uomo antico spiegava i fulmini con “gli dèi arrabbiati”, perchè non poteva ancora immaginare l’esistenza delle leggi fisiche come le conosciamo oggi.
Man mano che la Scienza avanza, l’uomo di oggi continua a dare sempre la stessa spiegazione, ma in maniera sempre più raffinata, per via dei paletti sempre più stretti che la Scienza stessa impone.

E tutto per via dell’atavica paura di non saper spiegare qualcosa.

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