Palloni gonfiati, parte seconda.

(Ringrazio Marino_bib e Antonella Baroni per l’aiuto ricevuto.)

 

C’eravamo lasciati nel periodo immediatamente successivo alla Guerra Civile Americana, in cui si stavano cominciando a considerare altri modi di usare i palloni, non più per ricognizione solamente, ma se possibile anche per missioni di bombardamento.

All’epoca non se ne fece nulla,  anche vista la mancanza di ordigni propriamente concepiti, essendo disponibili solo granate molto primitive a miccia, o in alternativa la Ketchum Grenade, che però aveva il difetto di essere attivata all’impatto e molto spesso il terreno non era duro a sufficienza per garantire la detonazione.

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Granata a percussione Ketchum.

Inoltre, la natura difficilmente manovrabile dei palloni dell’epoca, rendeva l’idea del bombardamento aereo poco fattibile.

Per circa altri 40 anni quindi i palloni furono usati come lo erano stati prima, (osservazione, direzione del tiro di artiglieria e nulla più) specie dal Regno Unito, che impiegò i palloni in varie occasioni, specialmente durante la seconda guerra boera, arrivando persino a creare una “Ballooning School” nel 1888 a Chatham, nel Kent, trasferendola poi a Stanhope Lines, Aldershot, nel 1890, quando venne creata una sezione specifica per i palloni nei Royal Engineers.

Finora abbiamo visto essenzialmente un solo tipo di aerostato, il pallone, estremamente simile alle prime mongolfiere, ma all’inizio del ‘900 si assisterà a una differenziazione molto ben marcata  dei vari tipi di aerostato, con la creazione dei primi dirigibili di successo.

L’idea di poter dirigere i palloni aveva da subito affascinato gli inventori. I primi tentativi, citati anche da Mary Shelley e E. A. Poe, prevedevano di gettare dalla navicella una coppia di cavi che strisciando per terra avrebbero fatto attrito; usando cavi di differente lunghezza e quindi di differente attrito si sarebbe potuto dirigere il pallone. I tentativi furono però fallimentari, fino all’ultimo, la spedizione polare in pallone di Andrée nel 1897.
Per analogia, si era anche pensato di usare vele e timoni, come per le navi, ma fisicamente non è possibile: per dirigere una imbarcazione si sfrutta la resistenza dell’acqua sullo scafo e sul timone, ma un pallone, anche se avesse vele e timoni sarebbe completamente immerso nell’aria e non ci sarebbe il differenziale di velocità tra parti emerse ed immerse. I palloni a vela di I tre moschettieri (il film del 2011) o dei Maurai ne Il popolo del vento di Poul Anderson rimangono una fantasia irrealizzabile.

 

Il dirigibile infatti è diverso dal pallone, perchè quest’ultimo non può essere manovrato, se non per ciò che concerne l’altitudine, e anche la mobilità verticale richiede comunque di gettare zavorra o di sfiatare gas, che poi si consumano. Una soluzione teoricamente possibile è quella prospettata da J. Verne in Cinque settimane in pallone: un pallone a idrogeno è alloggiato dentro un pallone più grande ad aria calda alimentato da un bruciatore a gas. Ma il pallone ibrido idrogeno/aria calda è ovviamente molto pericoloso.

I dirigibili a loro volta si distinguono in:

-Rigidi: In cui è presente una struttura completa che da forma al velivolo.

-Semi-rigidi: In cui è presente una struttura non completa, la forma è data principalmente dalla pressione del gas nelle sacche.

-Flosci: Senza struttura, la forma è data interamente dalla pressione del gas.

Il primo dirigibile in senso stretto venne creato molto prima però,  nel 1785, specificamente, da Jean Pierre Blanchard, il quale attraversò la Manica su una mongolfiera corredata da due enormi “ali”, simili a ventagli e una coda, che fungeva da timone.

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Raffigurazione del dirigibile Blanchard.

Un modelo più simile ai moderni dirigibili è però molto posteriore, del 1852, a opera di Henri Giffard, che riuscì a percorrere 27 km su un dirigibile a propulsione a vapore,  da Parigi a Elancourt, anche se il vento gli impedì di tornare indietro.

Però il motore a vapore aveva un rapporto peso/potenza tale da renderne impossibile l’utilizzo aeronautico.

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Disegno del dirigibile Giffard.

Si tentò allora un’altra strada: i motori elettrici e le batterie.
Nel 1884 il dirigibile La France costruito da Renard e Krebs per l’esercito francese riuscì ad effettuare un circuito di otto chilometri usando un motore da 6 kW e una batteria di 437 chili. Però lo sviluppo tecnologico delle batterie non raggiunse all’epoca il sogno di Verne in Robur il conquistatore: “un cavallo vapore in una cassa di orologio”, e anche la propulsione elettrica si rivelò… beh, non  un buco nell’acqua, perché poi fu sfruttato per i sommergibili, ma comunque un fallimento.
 
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Il dirigibile La France.

A inizio ‘900, i progressi tecnologici resero disponibili leghe a base di alluminio leggere e resistenti, materiali a tenuta di gas migliori e motori a combustione interna con un rapporto peso/potenza molto più favorevole, e allora si poterono implementare meglio i concetti sperimentati dai pioneri Giffard e Blanchard, creando il primo dirigibile di successo, il famosissimo Zeppelin: un dirigibile a struttura rigida con timoni a croce a poppa e motori a scoppio ospitati in gondole esterne.
Militarmente, questo aprì le porte a un nuovo modo di concepire l’utilizzo degli aerostati.
I primi ad intuire le potenzialità militari strategiche del dirigibile furono due famosi scrittori, H.G. Wells e R. Kipling.
Il primo, nel suo La guerra nell’aria (1908) prevede che la Germania lanci un attacco di sorpresa con una massiccia flotta di Zeppelin contro gli USA, prima annientandone la flotta con un bombardamento aereo e poi bombardando New York. Allo stesso tempo però la “Confederazione asiatica” inizia una guerra aerea in Asia utiizzando dirigibili di un tipo in realtà mai costruito,una specie di “disco volante” simile a un tendone da circo appiattito contenente le sacche del gas (la forma probabilmente avrebbe ridotto la resistenza all’aria). La guerra aerea tra le due potenze e poi la disponibiltà di un velivolo più pesante dell’aria economico e realizzabile praticamente “in casa” anche da piccoli gruppi e milizie locali  (la versione aerea dei pickup Toyota con la mitragliatrice, per capirsi) portano a una guerra generalizzata e a un collasso totale della civilizzazione.
Pare che l’opera di Wells abbia influito poi sulla teoria del dominio dell’aria attraverso il bombardamento strategico di Giulio Douhet.
Invece Kipling, nei suoi racconti “With the night mail” (1905)e “As simple as the A.B.C.”(1912) immagina un mondo futuro in cui il dirigibile è diventato il mezzo di trasporto più comune per merci e passeggeri; l’Aerial Board of Control (l’A.B.C del titolo) garantisce la pace tramite la sua flotta di aeronavi armate di armi non letali (potentissimi altoparlanti e “raggi elettrici” che possono colpire con scariche tipo taser).

Alla prossima puntata, in cui descriverò meglio lo Zeppelin e il ruolo del dirigibile nella prima guerra mondiale.

 

 

 

 

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