Paccottiglie

Mentre IlFattoQuotidiano, che ricordiamo essere giornale dalla schiena dritta che non fa sconti a nessuno, continua a sparare su Bersani e sul Partito Democratico perché nel caso EXPO in un intercettazione un tizio diceva d’aver parlato con l’ex segretario del PD la campagna elettorale va avanti.

Il presidente del consiglio ed i sostenitori del Partito Democratico hanno deciso di tirare fuori i pezzi da novanta ed infatti ecco che Renzi, con la scusa del fact checking, ha postato l’immagine dei primi cedolini del prossimo mese con tanto di detrazione IRPEF di 80 euro.

Insomma la situazione non sembra disposta a cambiare più di tanto, specie dopo che, a conti fatti, più o meno tutte le testate serie hanno iniziato a ridimensionare lo scandalo EXPO (per una ragione semplice : non sono indagati politici nazionali).

E così Grillo decide di tentare il tutto e per tutto e fissa un appuntamento per andare da Vespa. Sì ma perché ?

 

L’importanza delle europee.

Probabilmente perché ci sono i sondaggi di Tecné (e solo di Tecné) che danno il M5S molto vicino al PD: sebbene sia illogico credere all’unico sondaggio con un risultato “positivo” Grillo oramai è dentro in tutto e per tutto in questa gara e viste le promesse fatte era inevitabile che per come ragiona non le provasse tutte. Ma veramente tutte.

Grillo vede un’opportunità per agguantare il Partito Democratico e carica tutto il possibile su questo voto perché, per come vanno le cose, è facile che sia l’ultima opportunità che ha per giocarsela ad armi pari.

Se le elezioni dovessero andare male (con il centrodestra che ha un buon risultato) cadrebbero le pregiudiziali portate avanti da Forza Italia e l’Italicum andrebbe avanti spedito, cosa che costringerebbe Grillo a dover affrontare col suo partito non i singoli partiti ma le coalizioni di centrodestra e centrosinistra.

Per questo è così importante riuscire bene, e per come va avanti il Movimento è così importante portare a casa per una volta un risultato accettabile.

Le scorse elezioni amministrative e regionali infatti sono sempre state viste come voti “minori” ma, per quanto s’è minimizzata la loro importanza è evidente che il Movimento stia passando un periodo di crisi e per come è strutturata la cosa di Grillo e Casaleggio l’unica cosa che può impedire il dissanguamento (già in atto secondo alcuni) è qualche risultato positivo che riporti fiducia in un elettorato che basa la sua forza sull’imminente “arriviamo noi”, “siamo fortissimi”, “siamo milioni” e via dicendo.

Se non vince qui nessuno darà più peso al M5S : non solo gli elettori ma anche gli attivisti, i simpatizzanti, i giornalisti che ancora gli offrono quella visibilità di cui ha bisogno come l’aria ed anche gli eletti in parlamento inizieranno a farsi due conti.

E’questo il punto vero, non i sette punti presentati dai grillini (che non hanno nulla a che fare con il parlamento europeo e con le elezioni europee), non il “vado lì e li mando tutti a casa” (che non è vero), semplicemente la necessità di continuare ad esistere e la speranza di far deragliare l’Italicum. Solo questo.

 

La tripartizione.

A sinistra oramai non ha più modo d’espandersi, troppe parole e troppe uscite hanno in pratica reciso i legami con chi ancora oggi si definisce “di sinistra”, lì dove Renzi sta facendo bene, uscendo da salotti in cui si pontifica lungamente di questioni meniali per fare veramente qualcosa “di sinistra” (dare ottanta euro al mese extra ai lavoratori).

A destra Berlusconi ha rotto gli indugi ed ha iniziato a sparare a zero sul comico perché è oramai ovvio che entrambi puntano allo stesso elettorato, e l’ultima giravolta sull’euro li ha praticamente messi nella stessa posizione: quella degli europeisti poco convinti, ma non no-euro. Ovvio che il pregiudicato (quello recente intendo) abbia iniziato a colpire per riprendersi il suo elettorato, minacciato da un Grillo sempre più di destra e sempre più affamato di voti, anche di quelli della vicina Lega Nord.

Tutto questo per dire cosa ? Tutto questo per dire che Grillo, trovandosi oramai alle strette è praticamente costretto a far saltare gli schemi ed invadere le TV per racimolare quanto più consenso possibile.

Essendo il suo elettorato “forte” fra i più giovani è ovvio che, alla ricerca di sbocchi, gli tocchi andare dove può presentarsi ad un pubblico meno giovane: nei salotti TV che tanto ha preso a parole ultimamente. Da qui la scelta d’andare a Porta a Porta.

 

La forca.

Per Grillo comunque il percorso è tutto in salita, gli elettori più attempati tendono ad essere notevolmente meno influenzabili dalle parole e dai proclami; le frasi urlate e gli slogan scivolano su chi, avendo passato indenne la prima repubblica, sa bene che le cose non stanno esattamente come Grillo le racconta, e questo è un problema.

Il problema più grosso, comunque, non è da Vespa, è fuori.

Come ho potuto constatare in queste ore gli attivisti sono praticamente incapaci anche solo di ribattere a questa presa di posizione… semplicemente non riescono neanche loro a spiegarsi questo cambio di programma.

O meglio, sì, alcuni ci riescono… alcuni vanno dritti al machiavellico “il fine giustifica i mezzi” ma il grosso degli attivisti, dei grillini e dei simpatizzanti in genere non riesce a capacitarsi di questo cambio di posizione, dal “mai in TV”, “mai nei talk show” a, fra tutti, proprio Grillo sulla poltroncina di Vespa.

Questo è il problema di Grillo… riuscire a tenersi i “suoi”, che oramai da per scontati, dopo una tale giravolta.

Grillo è quello che ha espulso (malamente) la Salsi, criticandola per il suo punto g proprio per essere andata in televisione, ed ora ?

Sì, è vero, è da un po’che i grillini hanno iniziato a derogare alla storia del non andare in TV, prima con i parlamentari in collegamento dagli stanzini delle scope (ricordiamo Di Battista e Di Maio in collegamento audio video senza lag*) e poi con scuse via via più articolate e deroghe esplicite… ma quella di Grillo a Porta a Porta è troppo grossa anche per la morale elastica dei grillini.

 

La coerenza.

Fra i tanti slogan che per un anno c’ha ammorbato c’è un concetto di due parole usato per giustificare qualsiasi decisione impopolare : la coerenza.

In particolare è noto questo semplice adagio : Niente accordo con Bersani per un governo ? “Siamo coerenti, è scritto nel programma”

Ecco, oggi la coerenza non va più di moda, non è più importante rispettare sempre e comunque quel che s’è deciso indipendentemente dalle conseguenze, i nostri piccoli Rorschach si trovano costretti a prendere atto del fatto che il loro capo ha deciso di sbattersene della coerenza e delle regole che fino a ieri diceva fossero inderogabili. E’spuntata la deroga all’inderogabilità.

Non rigiro ulteriormente il coltello nella piaga, fa già abbastanza male così… di sicuro in questo momento Grillo rischia grosso perché ha consegnato ai suoi detrattori un arma che può colpirli lungo un fianco scoperto; nessun simpatizzante e ben pochi attivisti sono infatti in grado di giustificare (o di giustificarsi) questo comportamento e l’unica considerazione che tiene, ovvero quella che per vincere si è disposti a fare qualsiasi cosa seppur vera è troppo dolorosa per un Movimento che campa sull’idealismo (d’accatto).

 

Per cosa ?

E tutto questo per cosa ? Sì, Grillo andrà a Porta a porta a fare il suo comizietto (o magari, per farsi ancora più male, darà forfait all’ultimo minuto) ma davvero è credibile che un’apparizione, in seconda serata, del personaggio più collerico ed indisponente d’Italia (perché Grillo questo è, e non riesce ad essere cordiale neppure davanti ad un Mentana zerbinato) possa fare o’miracolo ?

Certo, potrebbe presentare ai suoi elettori il risultato elettorale come giustificazione della macroscopica bestialità (secondo i canoni del M5S stesso) ma comunque vada poi dovrà raccogliere i cocci di una giravolta un po’troppo estrema, e non è detto che alla fine la scommessa paghi.

In pratica Grillo manca di visione strategica, si muove di tatticismo in tatticismo usando quello che potremmo chiamare un algoritmo greedy nel tentativo di fare, nell’immediato, il massimo risultato possibile… ma tutte le mosse a breve termine hanno risvolti sul medio e sul lungo e non è detto che aprire una porta oggi non significhi chiudere irreversibilmente un portone domani.

 

Gli anticorpi.

Già perché gli slogan di oggi possono tornare a morderti il deretano domani, come dimostra questo cartellone appeso davanti ad una (piccola e non troppo piena) piazza San Francesco a Bologna all’inizio del comizio (tu chiamalo, se vuoi, Te la do io l’Europa versione Turistica) firmato ironicamente “la peste rossa”:

Grillo a forza di sparare, inventarsi, berciare e cambiare posizioni sta fornendo armi, armi formidabili, ai suoi avversari.

E qui entra in ballo un altro discorso: il tour in versione gratuita (la versione business con biglietto da 30 euro si è conclusa qualche giorno addietro) non sta andando meravigliosamente bene ma inizia un po’a perdersi.

E’vero che le piazze in generale si riempiono ma sono sempre più piccole e rispetto all’anno scorso c’è molto meno “calore” ed interesse nei confronti di Grillo, oramai passato da paladino del nuovo a “sentiamo che dice pure questo, va”.

Grillo arriva in una location con palco già montato, dice le sue uscite del giorno sui massimi sistemi straparlando di Merkel, di Renzi, di Napolitano e di qualsiasi cosa gli venga in mente in quel minuto, ci butta dentro una o due uscite calibrate per la location (in Veneto a favore dei separatisti, in Campania a difesa di Genny ‘a carogna) e poi va via.

Da un lato i risultati sono questi:

Dall’altro invece quel che si vede dal palco è un tizio che dei casini di dove va a comiziare non sa una benemerita fava; siamo seri, non è credibile che un leader sia un tuttologo, ma se non sai niente di acciaio non parlare di acciaio davanti ad un acciaieria in crisi, altrimenti chi t’ascolta lo capisce che stai facendo ‘o show. Pensate che l’abbia capito ? Ovviamente no.

Peggio ancora, il problema è come Grillo e come il Movimento si sono strutturati nel tempo… il copione visto nelle ultime uscite (da Piombino a Palermo passando per tutte le altre date del tour) è sconsolante in questo aspetto: non c’è un Movimento dietro.

A Palermo Grillo dopo aver fatto il suo spettacolino ha anche dato il via alla musica (che in genere si mette alla fine degli eventi, per non lasciare che cali il silenzio alla fine, quando la platea smobilita) scordandosi che dopo il suo intervento toccava ai candidati europei salire sul palco e parlare.

Ne è seguito un gustoso “fermi tutti” con i tizi che vengono fatti salire e quindi presentati, un lapsus se volete, ma che la dice lunga sull’inseme del tessuto e del ragionamento dietro al Movimento stesso.

Grillo arriva, parla lui di cose sue, fa una captatio benevolentiae e poi saluta e se ne va. Chi sono i candidati ? Chi li conosce ? Chi garantisce per loro ? A chi gliene frega qualcosa di loro, delle europee e della politica ?

Musica!

 

E gli amici ?

Per intanto altrove i maitre a pensar del centrosinistra stanno finalmente facendo i conti con l’obsolescenza che si sono progettati e procurati da soli.

Santoro prende atto del fatto che il tandem con Travaglio non funziona più e comincia a parlare di separazione… e non è l’unico caso.

La crisi del centrosinistra si è conclusa, con Renzi si è chiarito che degli psicodrammi con indignazione incorporata e pistolotti di duemila parole sulle questioni di principio (vedasi Corradino Mineo che non si presenta in aula perché è una questione di principio il senato elettivo) non ce ne potrebbe fregare di meno, gli intellettuali interessati a star seduti al caldo a ponderare sul sesso degli angeli hanno abbondantemente rotto (e non a caso si sono buttati tutti su Tsipras che, poverino, non sa che cosa s’è tirato in casa).

Siamo stufi di gente che per anni s’è indignata, incavolata, preoccupata ed ha fatto melina non combinando nulla ed inchiodando anche noi in un opposizione vuota, demagogica ed anche moralmente inaccettabile. Siamo stufi di quella leadership che ha costruito l’antiberlusconismo, la macchina nata per opporsi a Berlusconi ma che ha finito per farne una specie di perno intorno al quale girava la politica nazionale.

Non c’interessa più questa paccottiglia.

Corradino Mineo faccia pace col cervello e paghi la quota mensile al partito come da accordi, altrimenti se ne vada perché, come ha ammesso lui stesso “alla RAI guadagnavo di più”, ma lo faccia senza fingere che è una questione di principio, lo faccia dicendo che è perché gli piange il portafogli.

Questo vale per lui e vale per i tanti che in questi giorni, mesi ed anni c’hanno stracciato i cosiddetti per poi venderci libri, gadget e simposi completamente inutili sull’importanza di questa o quella fondamentale questione mentre il paese andava garbatamente a puttane. Siamo stanchi di mantenervi.

Trovatevi un lavoro o tornate a fare il vostro (quello con cui vi presentate, che troppo spesso non è quello che esercitate), vogliamo tangibili segni di qualcosa che si muove: se non ne siete in grado faremo a meno di voi.

Tsipras e Grillo potrebbero essere interessati ad un think tank molto think e poco tank, c’è però il problema del curriculum: alla pagina del “risultati conseguiti” barrate tutto. Fate prima.

 

Gaia Delenda Est.

 

* la propagazione dei segnali ha velocità finita e l’elaborazione dei segnali richiede i suoi tempi, per questo quando ci si collega a persone geograficamente lontane esiste un certo lag, un intervallo che comprende anche il tempo necessario per fare arrivare la domanda all’interlocutore e quello per far tornare la risposta, per questo quando ci sono i collegamenti esterni domande e risposte non sono istantanee: più sono distanti più tempo passa fra la domanda e la risposta.

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