O muori da eroe…

…o vivi tanto a lungo da diventare Emilio Fede.

E’ il caso di Marco Travaglio, una volta giornalista con la schiena dritta, ora volontariamente reimpiegato come asta reggi-microfono per Grillo & friends.
Negli scorsi anni abbiamo imparato ad apprezzare questo giornalista per le sue potenti accuse, praticamente sempre ben mirate e veritiere, contro potenti, ladri, corrotti, mafiori, puttanieri e altro ancora.
Quante volte sono corso di fronte alla televisione, previamente sintonizzata su Annozero, sentendo la sua voce. Praticamente di Annozero guardavo solo lui: in pochi minuti sapeva inchiodare qualunque malfattore semplicemente pescando da archivi e notizie che, in un’Italia dominata da conflitti di interesse e ignoranza, non venivano adeguatamente diffuse. E ha sempre saputo fare tutto ciò con ironia, quasi raccontasse una favola o una storiella divertente: alla fine si rideva sempre, per quanto ributtante poteva essere la realtà descritta.

E’ un bel po’ di tempo però che non riesco più ad ascoltarlo, Travaglio, e men che meno a ridere o anche solo sorridere per ciò che dice. Mi ritorna sempre in mente l’indescrivibile intervista in ginocchio a Grillo, quella fatta “a sua insaputa”. Che brillante giustificazione. Passa anni a parlare di Scajola & Co. e poi, quando gli si chiede conto di qualcosa, usa la stessa scusa improponibile. Roba da contrappasso dantesco.

Purtroppo quello è stato il momento più acuto della “grillite” che ha colpito Travaglio: praticamente non passa giorno in cui non sforni un articolo, un editoriale, un trafiletto o anche solo una nota a margine che può essere comodamente inscritto nella propaganda ideata dal “mastermind” Casaleggio.
Un giorno scrive un articolo apologetico per l’ultima dichiarazione idiota del guru “suo amico”, come dice lui stesso. Un giorno scrive contro il PD. Un giorno scrive sui corrotti della politica e su quanto freschi e nuovi sono i candidati del Mo’Vi Mento. E poi di nuovo con l’apologia del grillismo, e così via ad libitum.

Per provare queste affermazioni, prendiamo due recenti articoli di Travaglio: Le Impresentarie e Grillo cade nella trappola mediatica. Senza contare il Decalogo per Grillo, in cui Travaglio tranquillamente dà consigli su come migliorare comunicazione e propaganda, tuonando con terribili “S come Sorridere” e “R come Riccioli”, roba da raccomandazioni della mamma prima della recita, quando lecca un lembo del fazzoletto e lo strofina sulle guance del figlio birbante per pulirlo un po’.

Parlando di cose più serie, “Le Impresentarie” può essere molto facilmente smontato da qualunque studente al suo primo corso di statistica.
Travaglio vuole dimostrare, come è scritto nel titolo, che le primare del PD sono piene di impresentabili, perciò analizza i candidati che sono stati votati. Per fare questo però analizza non la totalità dei candidati, passandoli in rassegna a uno a uno, controllando curriculum, fedina penale, processi in corso, tutto quanto.
No, Travaglio sceglie solo quattro tra tutti i candidati al Parlamento (che sono centinaia), tutti e quattro dal Sud (tre Siciliani, uno Calabrese) e trova, guardacaso, che quattro su quattro sono persone sospette.
L’articolo non viene nemmeno concluso: non c’è nessuna frase finale a parte “chissà se Piero Grasso lo sa”. Nessuna conclusione statistica, nessuna visione d’insieme, niente.
Travaglio insomma ha preso quattro casi particolari, che vengono da una zona d’Italia a memoria d’uomo da sempre piena di malaffare e mafia, e con questo intende dimostrare che tutto il PD fa schifo.
Il fatto che all’inizio dell’articolo ricordi che sono state elette anche persone perbene non è una giustificazione sufficiente, perchè il messaggio che l’articolo fa passare è evidente fin dal titolo “Le Impresentarie”.
E’ come se Travaglio abbia sentito il bisogno di accorrere in soccorso di Grillo, che giustifica all’inizio dell’articolo dicendo che “ha ristretto troppo la platea di votanti”, motivando così il flop online. C’è stato un grosso successo del PD, assolutamente innegabile, e quindi qualche “pompiere” (della Sera, caro Marco?) deve accorrere a “smorzare i toni” (come Napolitano, caro Marco?) di vittoria.
Oltretutto specifica subito, all’inizio dell’articolo, che Grillo ha inventato le “parlamentarie web”, insinuando quindi che il PD abbia copiato e pure male, avendole fatte in maniera normale, di persona. La solita bufala che gira tra le file grilline, insomma.

Se per “Le Impresentarie” un irriducibile avvocato del diavolo può comunque appellarsi al ragionevole dubbio, perchè comunque due righe sugli altri candidati Travaglio le ha comunque messe, così non può fare per “Grillo cade nella trappola mediatica”, un vero esempio di propaganda D.O.C.

Le bufale che Travaglio ci propina come verità assoluta sono così tante che è difficile capire da dove iniziare. Pertanto le nominerò in ordine di apparizione.

Da mesi stampa e tv sono in perenne caccia di “grillini” dissidenti a cui strappare qualche critica ai due leader-fondatori. Solo così si spiega l’ascesa nel firmamento mediatico di tali Valentino Tavolazzi, Giovanni Favia e Federica Salsi”
Ciò è vero perchè i media sono alla costante ricerca di notizie e il M5S è una delle novità del momento. Questo, aggiunto alla messianicità, alla chiusura del partito ai media e ai divieti vari di parlare con la stampa, fa sì che ogni straccio di informazione “dall’interno” diventi preziosa. E cosa c’è di meglio di una voce in controcanto a quella del leader assoluto? Inoltre le critiche non sono strappate, ma sono assolutamente aperte, volontarie, chiare e soprattutto pubbliche. Come sono pubbliche le votazioni plebiscitarie dei meetup Emiliani contro l’ostracismo di Grillo, che avevano riconfermato Favia e Salsi giusto appena prima che venissero espulsi unilateralmente, senza alcun dibattito.
C’è da dire poi che recentemente è stato dato spazio a Ichino, che ha lasciato il PD per seguire Monti. O a Tremonti quando sembrava volesse mollare B. O a Fini quando B. lo ha mollato sul serio. Perchè a questi sì e a Grillo no? Pura tifoseria, caro Marco.

“…suo amico Grillo, il quale poi decise, per una divergenza di vedute tutta politica, di negargli l’uso del suo simbolo.”
Sì, una divergenza in cui Tavolazzi voleva esprimere la propria opinione, in maniera assolutamente democratica e pubblica, e siccome l’opinione non piace a Grillo, questi l’ha cacciato. Letteralmente Travaglio ha ragione, peccato che si dimentichi di dire che è una faccenda veramente schifosa e costantemente insabbiata da Grillo e dalla sua propaganda, che diffondono volontariamente disinformazione sulla questione, grazie anche a Travaglio stesso.

“Favia è un consigliere regionale al secondo (e ultimo) mandato…”
E’ vero, ma gli mancano anni prima della fine. Qui Travaglio vuole suggerire che Favia sia solo un arrivista, allineandosi alla propaganda grillina e diventandone parte attiva: chiunque critichi il Mo’ Vi Mento è per interessi personali deprecabili, di certo non perchè ha un’opinione propria. Del resto gli “eletti” vengono scelti come esecutori materiali del volere popolare, non come pensatori, quindi com’è possibile che abbia una sua opinione?

“La Salsi è la consigliera comunale finita nel mirino di Grillo per essersi accomodata nel salotto di Ballarò.”
Anche questo è vero ma Travaglio, che sa scrivere bene, usa la parola “accomodata“, denotando compiacenza nel farlo e quindi mettendola in cattiva luce semplicemente per aver esercitato il proprio diritto, che nel caso di un politico è anche un dovere, di dibattere in pubblico. Anche qui siamo nel copione della propaganda grillina: la Salsi è spinta solo da protagonismo (ironico, detto dai fan di uno che parla solo per monologhi e sempre da sopra un palco), quindi è un’arrivista e quindi va cacciata.

“Da mesi il terzetto è vezzeggiatissimo dai media e si è conquistato la ribalta nazionale per il solo fatto di polemizzare con i vertici del movimento.”
Qui Travaglio li deride per sminuirli e minimizza le loro opinioni e la gravità delle loro accuse, oltretutto totalmente fondate. Si guarda il dito ma non la Luna.

“In realtà Tavolazzi non è mai stato espulso perchè non è mai stato iscritto; Favia e Salsi sono stati espulsi soltanto la scorsa settimana, dopo le ennesime polemiche. Fino ad allora Grillo aveva espulso un solo iscritto, eletto consigliere comunale per la terza volta in un paesino del Piemonte in palese violazione di una regola interna.”
Tavolazzi era apparentato con il M5S, ma che differenza fa? Usava il simbolo, faceva le assemblee con Grillo di fianco e ora è stato diffidato. E’ esattamente la stessa cosa di un’espulsione, solo con un altro nome. Favia e Salsi sono stati osteggiati, insultati e minacciati fin da subito, altro che “soltanto la scorsa settimana dopo le polemiche”. E Grillo aveva buttato fuori interi pezzi di movimento, come quelli di Cento (Movimento 6 Stelle, ricordate?), il movimento di Tavolazzi, più un sacco di altra gente. Oltre ad aver impedito la partecipazioni di alcune persone alle loro primarie per motivi mai dichiarati (es. Andraghetti, se non ricordo male il nome).

“Ora, se un consigliere comunale o regionale Pd, Pdl, Udc, Idv criticasse il leader del suo partito accusandolo di comandare troppo, nessuno se lo filerebbe. Trattandosi di Grillo, invece, anche il sopracciglio alzato dell’ultimo peone di periferia diventa un caso nazionale”
Ma qui non si parla di sopracciglio alzato o “comandare troppo”, qui si tratta di atteggiamento dispotico e padronale. E “padronale” è in senso letterale, visto che è tutto di proprietà di Grillo: il simbolo, il sito, la sede, gestisce e gestirà i fondi…

“In tutti i partiti del mondo le espulsioni di chi viola le regole interne sono all’ordine del giorno: le regole sono democrazia, non dittatura”
Qui, scusate se lo dico, ma ci sta proprio prendendo per il culo. Non c’è altra spiegazione. Non è possibile che non si renda conto che non sono le regole a distinguere tra democrazia o dittatura, ma chi le fa e perchè. Quando il Nano faceva le regole “ad personam” era democrazia o c’era un certo Marco Travaglio che gridava al regime?

“E’ così evidente l’uso strumentale che i partiti e la stampa al seguito han fatto di quei quattro gatti dissidenti che Grillo e Casaleggio avrebbero dovuto ignorarli, o disinnescarli con una parola sdrammatizzante o una battuta di spirito.”
Il problema è che ci hanno provato, caro Marco, a ignorarli, prenderli in giro, diffidarli, minacciarli, parlare del loro punto G (la Salsi poi è perfino una mamma), ma non è servito a niente. E’ infatti venuto fuori che i dissidenti non erano quattro gatti, ma l’intera Emilia Romagna che, a colpi di plebisciti, stava di fatto mandando a quel paese la linea dispotica di Grillo e approvando invece il comportamento e le idee di Favia e della Salsi.
Per questo sono stati espulsi: il Movimento avrebbe avuto al proprio interno una forte corrente democratica e anti-verticista, e questo non lo si poteva permettere.

“Ma qualcuno può pensare che i leader di qualunque partito si lascerebbero dare del duce e del ladro da un iscritto senza reagire?”
La questione non è se qualcuno lo dice, la questione è se ha ragione nelle sue accuse. Ci manca solo che ci mettiamo a punire chi denuncia gli omicidi, invece di chi li commette (e il paragone con l’omicidio nel caso di Grillo non è casuale).

“Risultato: hanno votato appena 32 mila. Ma paragonare queste cifre ai 3 milioni delle primarie del centrosinistra non ha alcun senso: il centrosinistra ha scelto il suo candidato premier fra cinque aspiranti; i 5Stelle hanno scelto i propri candidati fra 1.400 aspiranti.”
Qui non ho nemmeno capito la giustificazione del discorso, siamo nel delirio puro.
Cosa significa che non si possono paragonare? Perchè? Perchè il numero dei candidati è diverso? E allora? E che sono, scimmie che non sanno leggere e distinguere i vari nomi? Oltretutto che poi il Pd le ha fatte, le primarie per il parlamento, e al tempo della scrittura di questo articolo erano già state annunciate, come prova la conclusione di Travaglio.
Cosa gli è saltato in mente? Sarà impazzito? Troppo tifo fa male…

“Vedremo se le primarie per i candidati annunciate per Capodanno dal Pd saranno davvero libere o se – com’è probabile – i capibastone sceglieranno i concorrenti e/o riserveranno qualche decina di poltrone ai propri fedelissimi.”
E il PD ha sì riservato alcune poltrone ai fedelissimi (sbagliando), ma il senso delle “poltrone riservate” è stato anche quello di far eleggere alcuni famosi e onesti esponenti della società civile, come appunto Grasso.

“Per ora i 32 mila votanti di Grillo, per pochi che siano, sono sempre meglio dei nessuno degli altri.”
Nessuno? Travaglio, hai visto il milione di persone che a capodanno è uscito di casa al freddo ed è andato a votare? L’hai sentito il boom? (cit.)
Altra previsione fallita di Travaglio, insomma. Ma con questo capiamo perchè Travaglio ha iniziato “Le Impresentarie” con il paragone primarie PD-Grillo: come direbbe il comico, soffre di “invidia penis” e riconosce il tremendo flop grillino. E pertanto continua a parlare male del successo del PD per esorcizzarlo.

Con tutto questo, direi che abbiamo dimostrato ampiamente che Travaglio è uno dei tanti strumenti a disposizione di Grillo per fare propaganda, per diffondere slogan e disinformazione.
Le bufale sono le stesse che appaiono sul blog di Grillo, è impossibile non riconoscerle.

Peccato. E’ un vero peccato che un bravo giornalista utilizzi le proprie capacità per aiutare il suo “amico Beppe”, contribuendo a peggiorare l’informazione Italiana, che tanto critica e di cui si è sempre fatto paladino.

Ci manca tanto il vecchio Travaglio. Sono sicuro che, se ci fosse ancora, farebbe un bell’editoriale contro il nuovo Travaglio.

E lo smonterebbe.

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