Non chiamateli “risparmiatori” !

In apertura vorrei ringraziare Il Fatto Quotidiano che mi ha messo in premoderazione togliendomi una distrazione e permettendomi quindi di scrivere. Se non fosse per loro oggi starei a litigare coi minus habens che infestano quel giornale anziché scrivere quel che penso.
Grazie d’esistere (anche se, viste le tirature, mi sa che avete ancora per poco).

E veniamo alle notizie… sì perché le cose di cui volevo parlare oggi sono due e la prima è sicuramente quella più “di largo respiro”.
Quando ho studiato per prendere il secondo diploma (da perito in elettronica e telecomunicazioni) ho dovuto affrontare una materia (a cui peraltro il programma dell’ITI da pochissimo spazio) che è quella relativa a economia e giurisprudenza.
Il libro del primo anno era un discreto mattone (anche perché all’esame il professore voleva che recitassi a memoria gli articoli, cosa che mi veniva alquanto difficile) ma il succo bene o male l’ho compreso e di questo parliamo oggi.

Le banche svolgono una funzione vitale nell’esistenza di un qualsiasi paese sviluppato (ed in molti di quelli sottosviluppati), la loro funzione è quella di offrire e garantire il risparmio. Mi spiego: un qualsiasi cittadino si può trovare, per varie ragioni, ad avere denaro “extra” in tasca a fine mese.
Probabilmente questo denaro è troppo poco per un investimento e probabilmente buona parte dei cittadini non vuole rischiare di perderlo qualora l’impresa andasse male. Ovviamente c’è sempre il metodo “mattonella” o “materasso”, vale a dire nascondere i soldi e tirarli fuori quando servono ma ci sono un paio di controindicazioni (la prima è che se i soldi si accumulano diventa difficile farlo, l’altra è che in genere i ladri sanno dove cercare). A questo s’aggiunge il fatto che il denaro “fermo” non aiuta l’economia del paese nell’insieme.

Anche per queste ragioni esistono le banche commerciali. Una banca commerciale è una società privata che accetta e custodisce i soldi dei risparmiatori. I soldi messi in banca sono sempre disponibili al risparmiatore che può in qualsiasi momento andarli a riprendere.

Ovviamente i soldi che una persona porta in banca non sono sempre tutti insieme in banca, le banche tengono in pancia solo una frazione molto piccola del capitale depositato mentre il grosso viene investito in vario modo.

Qual’è il punto ?

Il punto è che non importa dov’è fisicamente la banconota che il risparmiatore ha depositato, l’importante è che qualora avesse bisogno di riavere indietro i suoi soldi può andare alla banca e quella glieli restituisce. Qualora una banca non fosse in grado di restituire i soldi ai risparmiatori in Italia (ma anche altrove) ci penserebbe lo Stato a rifondere i risparmiatori.

Ovvio che qui la cosa poi si complica (ad esempio lo Stato italiano garantisce solo fino a €100.000 per persona fisica per istituto bancario) ma in linea di principio il punto è quello.

Fino a qui è tutto chiaro ?

Bene. Andiamo avanti: le banche commerciali, come ho detto prima, sono società private… imprese… e come tali sono quotate in borsa ed emettono azioni ed obbligazioni.
Sulle azioni sorvolo mentre le obbligazioni sono sostanzialmente titoli di debito, non molto diversi dai bond emessi dagli stati: in pratica tu dai dei soldi alla banca e quella ti rilascia un obbligazione che è in pratica un “pagherò”. E’un prestito che una persona fa alla banca e che verrà onorato alla scadenza con un certo interesse.

Le obbligazioni a loro volta non sono tutte uguali, ci sono delle priorità e, nel caso (molto raro) in cui la banca non riesca a risarcire tutti, queste obbligazioni vengono pagate secondo queste priorità. Inutile dire che le obbligazini subordinate sono quelle che sono pagate per ultime.

Chiaro ?

In genere le obbligazioni sono considerate un prodotto finanziario sicuro in quanto è né più né meno di un prestito, per cui alla scadenza avrai esattamente quanto promesso… a patto che, ovviamente, chi ti ha dato l’obbligazione non fallisca prima. E qui casca l’asino.

In questi giorni si fa un gran casino nel confondere risparmiatori ed obbligazionisti mentre nella pratica si tratta di due cose completamente diverse: un risparmiatore è quello di cui abbiamo parlato all’inizio e gode della tutela dello Stato mentre un obbligazionista è uno speculatore (no, non è vero che tutti gli speculatori girano in Mercedes e vestono in gessato blu, a volte sono anche operai e casalinghe) ed è soggetto ad un rischio (seppur piccolo).

La domanda sorge spontanea: perché una persona con dei soldi dovrebbe puntare su delle obbligazioni anziché depositare i soldi in banca ? La risposta è altrettanto ovvia: perché le obbligazioni “pagano” di più… un conto in banca offre degli interessi abbastanza bassi mentre un’obbligazione in genere offre interessi sensibilmente più alti (ed un’azione ancora più alti, ma con rischi molto maggiori).
Oggi gli obbligazionisti si professano “risparmiatori” e chiedono che qualcuno (lo Stato) gli restituisca i soldi ma la cosa nella pratica non ha senso.

Ci possono essere, è giusto dirlo, casi in cui un risparmiatore è stato truffato… casi in cui voleva semplicemente risparmiare ed è stato indotto con l’inganno a speculare, per quei casi c’è la magistratura che accerterà se quanto asserisce il risparmiatore è vero e nel qual caso si occuperà di risarcire il truffato (prendendoli dai capitali, anche privati, del truffatore) ed agirà, anche penalmente, contro i truffatori… ma nella buona parte dei casi si tratta di gente che già in passato ha usato prodotti obbligazionari ed ha intascato cospicui interessi, interessi privati che non ha certo spartito con lo Stato.

Perché, in questi casi, lo Stato (cioé noi) dovrebbe tassarsi (perché i soldi verrebbero da lì) per risarcire degli speculatori ?

Notate che non è niente di nuovo… la stessa cosa l’abbiamo vista con Parmalat, con Cirio, con Tiscali e con EBiscom (e per certi versi coi bond argentini): gente che è ha puntato su prodotti finanziari ed ha perso. Di chi è la colpa ?
La colpa non è di chi è fallito perché di per sé fallire (se non lo si fa di proposito) non è un qualcosa di penalmente perseguibile, la responsabilità è di chi quei soldi li ha investiti.

Chiudiamo il cerchio: andare in banca è una cosa complicata, occorre fare molta attenzione a come ci si muove ed a cosa si fa perché si rischia di perdere molti soldi molto in fretta, per questo chi non è in grado di capire perfettamente quello che sta facendo dovrebbe astenersi dall’usare prodotti finanziari (e limitarsi ai conti correnti, ai libretti di risparmio ed al più ai buoni del tesoro) o farsi accompagnare da qualcuno che “ne capisce”.

A tutti stringe il cuore nel sapere del pensionato o della casalinga che “è andata in banca ed ha perso tutto” ma i casi sono tre:

  1. è stata raggirata ed allora si deve rivolgere alla magistratura
  2. ha speculato in piena coscienza e le è andata male: problemi suoi
  3. era troppo stupida per capire quello che stava facendo: la colpa è sua e di chi (parenti e amici) non l’ha fermata e fatta interdire, perché per la legge quella persona ha agito nel suo pieno diritto

Le banche sono istituti seri (per legge sono tenuti ad esserlo) per cui per poter usare i soldi di terzi sono obbligati a chiedere le debite autorizzazioni, a far leggere informative ed a far firmare appositi contratti: se il “risparmiatore” ha firmato senza leggere o informarsi c’è poco ad recriminare ed è inutile piangere sul latte versato (anche perché quando buttava bene nessuno si lamentava d’interessi del 5-6%).

Detto questo un paio di notarelle vanno fatte ai tanti tizi che si riempiono la bocca a partire Salvini che quando sente parlare di banche dovrebbe chiudersi in uno stanzino e piangere visti i trascorsi della Lega nord con la banca “padana” Credieuronord, una specie di bancomat in cui i leghisti (appartenenti probabilmente al caso 3) mettevano i soldi e gli “amici” di Bossi prelevavano per fare campagna elettorale… una bella banchetta che andò a gambe all’aria (in un meraviglioso scandalo finanziario con tanto di acquisizione da parte di Fiorani e crac a catena). Lì i risparmiatori ebbero salvi i propri conti mentre azionisti ed obbligazionisti si ritrovarono con una canna in mano.

 

Altro ci sarebbe da dire su Borghi (banca Arner) & co ma stiamo sul tema… alla fine lo Stato si occupa di garantire come può i correntisti, mentre gli altri sono persone che hanno rischiato ed hanno perso, sarebbe ridicolo che lo Stato restituisse i soldi a chi ha scommesso perdendoci… questo al massimo lo fa la mamma a natale quando resti senza soldi fra una mano e l’altra a mercante in fiera, non certo nel mondo reale (e non certo coi MIEI soldi).

Il cosiddetto “salva banche” di cui tutti parlano è esattamente questo: cercare di tutelare i correntisti senza però esporre troppo lo Stato, in pratica tutto quanto c’è di buono (economicamente parlando) delle banche in crisi verrà “travasato” in banche nuove (insieme ai correntisti ed ai loro conti) che verranno acquisite da altre banche che garantiranno i crediti mentre azionisti ed obbligazionisti rimarranno proprietari di titoli delle vecchie banche fallite e prive di asset. In pratica perderanno tutto, ma questo è un rischio che sapevano di correre.

In questo modo lo Stato non ci mette un euro ed i risparmiatori sono tutelati. Un’altra alternativa era ricorrere a strumenti tipo i Monti bond, ovvero prestare soldi (nostri) alla banca e costringerla in qualche modo a risanarsi. S’è fatto con MPS ed ha funzionato anche bene (MPS ha restituito allo Stato tutto il prestito con un interesse del 9%).

Questo avrebbe salvato azionisti ed obbligazionisti (che però probabilmente sarebbero corsi a svendere le loro quote) però non ci sarebbe stata certezza che le banche in questione alla fine si sarebbero riprese (non essendo grosse e “risanabili” come MPS).

Chiudo il discorso con una nota a margine: mentre parliamo Zaia ha scritto a Renzi perché due banche venete (Popolare di Vicenza e Veneto banca) rischiano di fare la stessa fine ed il governatore veneto “non ci stà” visto che da quelle parti è tantissima la gente che ha investito in obbligazioni bancarie (ed a quanto pare è d’uso farlo). Io spero che non si usino due metri e due misure, in parte perché non lo trovo giusto nei miei confronti (che ho sempre risparmiato per davvero e mi sono accontentato di miseri interessi: non voglio che i furbi la facciano franca) ed in parte perché rifondere i veneti della loro cupidigia vorrebbe dire sborsare cifre immani, cifre che lo Stato non può permettersi.

 

L’altra notizia è che dopo quattro anni e mezzo è arrivata la sentenza di primo grado su Penati: innocente. Assolto perché il fatto non sussiste (su Repubblica trovate il video del giudice che dice queste testuali parole), il “sistema sesto” di cui parla l’accusa esisteva, secondo il tribunale, solo nella testa dei PM.

Ovvio che c’è spazio per un appello ma con un’assoluzione così netta è difficile che il PM continuerà a perderci tempo (e risorse dei contribuenti). Resta l’amaro di una persona la cui reputazione è stata distrutta (e non verrà ripristinata, visto che “i soliti” sono già lì a dire che non è una vera assoluzione) e di come questo procedimento abbia cambiato gli equilibri anche politici del paese (Grillo c’ha fatto campagna elettorale su Penati).

Che schifo, che vergogna.

 

Post scriptum: interessante notare due cose: 1) che Grillo & co sono anni che mettono in guardia contro le banche su cose che non hanno alcun senso (tipo gli sproloqui sul signoraggio) mentre sulle cose “serie” come le obbligazioni non hanno mai avuto nulla da dire e 2) che i vari tizi “contro” per anni hanno ventilato la possibilità di “non pagare il debito” (pubblico, che sono bond, che sono assimilabili ad obbligazioni “di stato”) salvo poi, quando le banche (per di più piccole) fanno qualcosa di simile, mettersi a piangere perché i “risparmiatori” ci vanno di mezzo e chiedere che pantalone (lo Stato) ci metta una pezza: il mondo è più complicato di come lo dipingevate fino a due giorni fa, vero ?

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