No free meals

Ci sono un bel po’di cose di cui dovrei parlare ma una è più importante delle altre e quindi le altre dovranno aspettare, visto però che non si può “congelare” tutto spendo qualche parola sui deputati del Movimento 5 stelle che assalgono gli uffici della presidenza della Camera, sia per il gesto brutale sia per i modi (hanno ferito diversi commessi): complimenti per i modi fascisti.
Un’altra parola a Grillo (cioé probabilmente a Emanuele Bottaro) che rilancia dicendo che ogni giorno di sospensione che si pigliano i suoi per quest’atto è una medaglia: complimenti per la dirigenza fascista.

Veniamo a noi e parliamo della mucca nel corridoio: il Venezuela.

Il Venezuela è un po’la morte di tutti i populismi che ci sono in Italia, proprio per questo non ne sentite parlare granché e proprio per questo quando se ne parla lo si fa nel modo più fumoso, contorto e ambiguo possibile.
Perché tanta importanza ? Il Venezuela è uno stato che da decenni più che da governi “di destra” o “di sinistra” è stato governato da governi marcatamente populisti, in senso stretto.

Fate una ricerca su Hugo Chavez e sul suo successore e capirete di cosa sto parlando. Come nazione “alternativa” fino a qualche anno fa è stato anche molto “apprezzato” dai venditori di fumo nostrani (e non parlo dei cannabinoidi) perché veniva presentato come un paese che dava un’alternativa credibile all’ “imperialismo”, al “capitalismo”, al “modo di vivere consumistico occidentale”. Insomma era Occidentali’s karma 100%.

Inutile dire che bastava studiarsi un po’meglio la situazione per accorgersi che le cose stavano in modo completamente diverso da come ce lo propinavano i terzomondisti au caviar: il Venezuela, grazie ai suoi immensi giacimenti di petrolio, poteva campare dignitosamente spendendo e spandendo in maniera improduttiva perché comunque a rimettere in piedi i conti ci pensavano i dollari che entravano con la vendita del greggio.

Eh già, è facile fare i terzomondisti quando il grosso della ricchezza viene da chi si schifa. Ogni riferimento ai figli di papà che parlano di pane e terzomondismo ma poi si fanno il viaggio in Sud America con la carta di credito di babbo è puramente casuale.

Insomma per qualcuno il Venezuela era “il modello a cui tendere”, e chissenefrega se la campavano (neanche tanto bene) grazie al petrolio.

Poi però, circa due anni fa è successa una cosa che ha cambiato tutto: il prezzo del petrolio è crollato e la domanda è scesa. Questo ha fatto sì che le spese (che anche prima non erano fatte in modo granché assennato) andassero fuori controllo mentre i dollari che entravano col greggio non riuscivano più a coprire i voluminosi buchi (per lo più importazioni).
Ovviamente in Venezuela di puntare sul settore privato, sulle imprese produttive, sull’imprenditoria e su quelle cose brutte che in genere tengono i conti in attivo nei paesi normali non ne volevano sapere e così una volta che s’è afflosciato il petrolio non c’è stato modo di cercare di bilanciare.

In pratica questi avevano una gestione fiscale peggiore dell’Arabia Saudita. Mi sono spiegato ?

Peggio ancora: il governo non ha neanche provato a far rientrare i conti, s’è limitato a cambiare le modalità per tenere in piedi il carrozzone.

E qui casca l’asino.

Indovinate un po’come ha fatto il Venezuela a mandare avanti tutto senza tagli pesanti in questi due anni ? Sovranità monetaria: hanno iniziato a stampare soldi.

C’era da comprare farmaci, riparare strade, costruire qualcosa ? Si mandava una comunicazione e la banca centrale sovranamente stampava qualche metro cubo di banconote per pagare tutto e tutti… e per un po’ (molto poco) la cosa è andata avanti.

Purtroppo, come gli economisti da balera che ci troviamo qui in Italia non hanno mai avuto il coraggio di dire, questo giochetto non ha mai funzionato nella storia dell’umanità.

La ragione è semplice: la valuta ha un valore che dipende dalla domanda e dall’offerta di essa, se “il mercato” è inondato di soldi questi perdono valore.

In pratica stampare soldi al di fuori d’un programma “serio” che bilancia la domanda con l’offerta è tossico ed il sintomo principe di quest’intossicazione è l’inflazione… anzi, l’iperinflazione.

Quant’è grave la situazione in Venezuela ? Non è dato sapere esattamente quale sia il tasso d’inflazione perché la banca centrale (probabilmente vergognandosi) ha smesso di calcolarla… ufficiosamente si sa che nell’ultimo anno viaggia fra il 700 e l’800%, che in pratica vuol dire: una baguette la pagavi 100 l’anno scorso, ora la paghi 800 o 900. Immaginatevi i risparmiatori che in banca avevano risparmi per (la faccio facile, ma il ragionamento è quello) 1.000 baguette, oggi ce ne comprano 100 e domani probabilmente 5: la loro ricchezza, la loro sicurezza, i loro risparmi, il loro futuro è bruciato.

Manco a dirvelo gli stipendi non sono “esplosi” come i prezzi per cui va da sé che la povertà ha preso a dilagare (si parla del 75% della popolazione sotto la soglia di povertà).

Il discorso è molto complesso, ad esempio oramai ci sono così tanti Bolivar (la moneta venezuelana) in circolazione che i paesi confinanti hanno smesso d’accettare i bolivar come pagamento per beni e servizi… il che vuol dire che il Venezuela, che non è indipendente alimentarmente (come non lo è e non lo sarà mai l’Italia), non è più in grado di comprare il cibo dagli stati confinanti.
Quant’è grave la cosa ? E’così grave che il governo ha emesso una legge che vieta d’usare la farina per farci qualcosa di diverso dalle baguette “ministeriali”, che hanno forma e peso stabilito per legge.
La cosa peggiore è che questa è una legge positiva visto che, sempre tramite legge dello Stato, almeno i beni di prima necessità sono disponibili a prezzi calmierati con le apposite tessere (cioé le tessere annonarie che i nostri nonni ricordano bene: il famoso “pane con la tessera”).

Cominciate a farvi un quadro di come si sono ridotti ?

Andiamo avanti. La povertà è una situazione di dignitosa e decorosa “carenza” di denaro, in Venezuela sono al di sotto di quella soglia, sono alla miseria.
La miseria è la situazione in cui la gente non ce la fa a tirare avanti anche dopo aver tagliato tutto il possibile e per sopravvivere ricorre ad ogni mezzo, legale ed illegale.
E’per questo che il Venezuela oltre che nella fame e nella miseria è cascato anche in un’incontrollata spirale di violenza… è per questo che oramai uno dei rischi più diffusi, nell’uscire per strada, è che ti sequestrino per un riscatto di duecento dollari (cioè meno di duecento euro).

Sì, sono messi così male.

E la sovranità monetaria ? Quella che gli impedisce di fallire (parole a caso dai vari fan di Borghi, Bagnai, Grillo e compagnia di giro) ? Oramai sono messi così male che non hanno più manco i soldi per stampare soldi, perché carta ed inchiostro (che non crescono sugli alberi) costano più delle banconote stesse, e nessuno accetta più le banconote locali per vendere carta ed inchiostro (o farina, o pane, o benzina).
Sì, sono messi così male che anche la benzina scarseggia visto che oramai va a ruba nel mercato nero come uno dei pochi “prodotti” disponibili scambiabili all’estero per beni di prima necessità.

 

Ma siccome quando piove non si limita a piovere ma diluvia l’attuale presidente Maduro dopo aver via via ristretto in modo alquanto “border line” i poteri del parlamento (che, ovviamente, gli diventava sempre più ostile) in questi giorni ha deciso d’esautorarlo del tutto dei suoi poteri.

Quello che si può definire un colpo di stato.

 

…e Maduro tutto ‘sto casino lo sta facendo perché si rende conto che la gente è messa male e la responsabilità è sua, e non vuole finire la sua carriera in prigione o a testa in giù.

 

Questo come “esempio” di quanto funzioni la “decrescita felice”, la “sovranità monetaria” ed anche l’idea che esista un’alternativa ad un sistema di mercato che, seppure “spietato” esiste per una semplice ragione: funziona.

Ci sono molti altri sistemi, immaginati ed usati in giro per il mondo in varie epoche storiche, dallo stalinismo alla Juche… ma alla fine il mercato in un modo o nell’altro trova sempre il modo di spuntare in una forma o nell’altra… e questo perché merci, lavoro e prodotti hanno un costo (che non è necessariamente quello alla voce prezzo) e non si possono avere o dare gratis in grandi quantità senza costruire un sistema di mercato che continua a remunerare chi quelle merci, quei lavori e quei prodotti li deve rendere disponibili.

 

La cosa veramente comica però è che il Venezuela è un pezzo che sta affondando ma se ne parla ora solo perché c’è stato un colpo di Stato (seppure non violento, per ora); il fatto che quello che si potrebbe definire un “paese ricco” (“c’hanno il petrolio”) si sia ridotto alla fame invece a quanto pare non faceva notizia, meglio riempire pagine e pagine con vaneggiamenti di decrescisti, economisti da due soldi e politici che stanno a spese dello stato dal diploma piuttosto che far sapere agli italiani che il paradiso non esiste: “no free meals”.

 

PS: Se siete di stomaco forte questo link può mostrarvi fin dove si spinge l’anticapitalismo militante (ma col culo al caldo ed il portafogli pieno).

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