Mafia (?) Capitale — Terza Parte —

MAFIA CAPITALE

Una disamina sui fatti

Terza Parte

Nota importante

Quando ho finito l’articolo mi sono accorto della lunghezza e complessità dello stesso. Cercando di renderlo più corto mi accorgevo di farlo diventare più oscuro, al contrario più cercavo di chiarirlo più diventava lungo. Siccome lo sforzo fatto nel documentarmi non  lasciava come soluzione praticabile l’abbandono ho cercato di rendere i paragrafi — se possibile — “indipendenti” tra di loro. Quindi (credo) si possano leggere le parti di interesse senza perdere il concetto base su cui è incentrata la analisi. Ho inserito il paragrafo “Breve prefazione” in cui sono riassunti gli aspetti fondamentali dell’articolo; questo è il solo paragrafo che rende possibile la lettura degli altri avendo una panoramica sensata del tutto. Così, chi è interessato al funzionamento dei bandi di gara può leggere solo quella parte, chi invece vuole sapere qualcosa di più su come vengono gestiti i centri di accoglienza dei migranti può passare direttamente dove viene discussa la questione.


Introduzione


Per evitare confusioni e fraintendimenti questo post serve a chiarire — nel limite del possibile — i rapporti della PA con i fornitori e il ruolo politico nelle decisioni di spesa corrente e straordinaria. Non interessano qui difese o attacchi politici né tanto meno “forcaiolismi” populisti.

Per capirci qualcosa seguiamo l’ordinanza di applicazione di misure cautelari formulate dal GIP Flavia Costantini. Inoltre verrà presa in esame anche la prima ordinanza, sempre dello stesso GIP. Cominciamo col dire che non a tutti gli indagati è stata contestata l’aggravante dell’associazione mafiosa. Tra i politici il solo è Luca Gramazio. Le cooperative coinvolte sono quelle del gruppo “29 Giugno” di Buzzi e “La Cascina” di Cammisa.


Gli attori principali

L’organizzazione alla quale viene contestato il reato di associazione mafiosa è capeggiata — secondo l’accusa (precisazione che varrà per il resto del post) — da Massimo Carminati e Salvatore Buzzi.

Oltre ai già citati Carminati e Buzzi fanno parte della associazione:

Luca Gramazio, consigliere regionale PDL del Lazio.

Franco Panzironi, imprenditore operante soprattutto nel periodo 2008-2013.

Nadia Cerrito, segretaria delle cooperative di Buzzi e Alessandra Garrone collaboratrice e compagna del Buzzi stesso. Inoltre per il 416bis gli altri indagati sono: Riccardo Brugia,  Fabrizio Testa,  Cristiano Guarnera, Giuseppe Ietto, Agostino Gaglianone,  Carlo Pucci, Riccardo Mancini, Fabio Gaudenzi, Roberto Lacopo, Matteo Calvio, Claudio Caldarelli, Carlo Guarany, Paolo Di Ninno.


Fatta questa premessa — per non fare confusione — conviene dividere la presunta storia criminale in varie sezioni. Seguendo, come scrivo sopra, la prima ordinanza si possono dividere quattro grandi temi.

– Le corruzioni nel comune di Roma

La questione dei debiti fuori bilancio

– Il ruolo delle cooperative negli appalti della PA

– La presunta attività di favoreggiamento di Luca Gramazio


Breve prefazione


Il personaggio protagonista di questo articolo è Luca Odevaine. Personaggio carismatico e originale che si muove al confine tra la politica in senso stretto e la pubblica amministrazione; cambiò nome in seguito ad una condanna per poter operare indisturbato nel pubblico. Questo cambio di nome riuscì ad evitargli imbarazzi in Italia in quanto nessuno aveva fatto indagini approfondite in merito, ma venne fuori quando gli fu negato il visto per andare negli USA dalla amministrazione americana. Possiede grandi ricchezze in Venezuela. La sua opera nella pubblica amministrazione è — secondo i PM — del tutto oscura in quanto Odevaine lavora in conflitto di interessi tra gli interessi economici pubblici e i suoi interessi economici privati. Durante la sua attività di pubblico ufficiale cerca di indirizzare le gare di appalti pubblici verso cooperative e ditte “amiche”, ricevendo in cambio stipendi regolari e donazioni. Le cooperative “amiche” sono, tra le altre, quelle di Buzzi, la “29 Giugno” e di Ferrara, “La Cascina”. La sua attività nel versante dell’emergenza migranti riveste un ruolo importante durante le aggiudicazioni dei bandi di gara per i lavori e la manutenzione dei centri di accoglienza.


Il ruolo delle cooperative negli appalti della PA

Gli appalti pubblici sono ovviamente visti da consorzi, ditte private, cooperative, e quant’altro come potenziali commesse su cui ricavare denaro. Gli appalti vengono concessi tramite regolari annunci e seguenti “gare pubbliche” in cui l’assegnazione si basa su punteggi che i concorrenti stessi devono giustificare. I punteggi sono stilati in base ad alcuni parametri (validi anche nel privato) come la competenza, il costo e altro. Non c’è solo questa modalità di assegnazione dei lavori, ad esempio — caso classico — per le emergenze la gara si può saltare e procedere con assegnazione diretta. Come è intuibile il momento della gara (quando c’è) e la cessione della commessa ad una azienda sono momenti delicati e di particolare “pericolosità” legale. E’ necessario che la gara venga svolta seguendo tutti i canoni del mercato aperto e  concorrenziale; nel caso di emergenze invece l’importante è che la scelta del decisore pubblico sia il più possibile “di utilità pubblica”.

Fatta questa doverosa quanto (forse) ridondante premessa — ridondante nel senso che queste procedure almeno a grandi linee sono di dominio pubblico — cominciamo col dire che la figura pubblica di cui ci si occupa qua e che, per il ruolo che ricopre, assume un  aspetto fondamentale è Luca Odevaine. Odevaine è indagato per aver favorito aziende e cooperative a lui vicine e turbato gare di appalto per ricevere soldi o favori.

Semplice? Semplicissimo… veramente, no.


Le accuse a Odevaine

Come sempre comincio con l’accusa:

[…] del reato di cui agli artt.81, 110 c.p., 318 c.p. ( nuova formulazione) 319 c.p. (vecchia e nuova formulazione) perché, in concorso tra loro, Odevaine […]  riceveva da Cammisa, Ferrara, Menolascina e Parabita la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014,  per la vendita della sua funzione e per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in  violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione

[…] del reato di cui agli artt. 110, 81, 353 commi 1 e 2 c.p., perché, in concorso tra loro Odevaine […] turbavano le procedure di gara [Seconda Ordinanza, pag 8]

Una cosa che ho notato è la modifica del capo d’accusa tra la prima ordinanza e la seconda. Durante il processo ho idea che la difesa potrebbe giocare questa carta. “Compare” una contestazione di violazione di un articolo, il 353 cp, non precedentemente previsto e — cosa che a me ha lasciato perplesso — i “compagni” di reato sono del tutto diversi tra la prima accusa e la seconda. L’articolo in questione tratta dei reati di turbativa d’asta. In realtà dal punto di vista dell’indagato cambia poco in quanto tra gli atti contrari ai doveri d’ufficio sicuramente possiamo farci entrare anche le turbative delle gare di appalto; al limite potrebbe cambiare la differente qualificazione giuridica di un reato, normato a parte. Ma, come dicevo, credo che al processo peserà, se non altro per il fatto che i presunti coimputati cambiano e — con loro — le verifiche indiziarie e le prove. Comunque, ecco la precedente accusa:

[…] Del reato di cui agli art. 110 c.p.,318 c.p. ( nuova formulazione) 319 c.p. ( vecchia e nuova formulazione) […] perché, in concorso tra loro Odevaine […] Schina […], Buzzi e Coltellacci […] Cerrito […]

Odevaine per la vendita della sua funzione e per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione […] riceveva in forma diretta e indiretta una retribuzione di 5000 euro mensili per se medesimo e una retribuzione di 1500 euro mensili per Schina [Prima Ordinanza, pag 15]

Nella prima ordinanza chi traeva beneficio dall’attività illecita di Odevaine era la “29 Giugno” di Buzzi, nella seconda invece è la cooperativa “La Cascina” i cui vertici aziendali sono citati nel capo di accusa. Una mia spiegazione può essere che i PM, avendo scoperto nel tempo che la presunte agevolazioni illegali erano più evidenti e facili da provare per “La Cascina”, hanno pensato di focalizzarsi su di essa.

Ma le difficoltà ci sono anche nell’individuare il ruolo preciso che ricopre l’indagato; e cioè determinare se si possa parlare nel suo caso di pubblico ufficiale. Se la prima “stranezza” mi ha lasciato perplesso la seconda mi ha — devo dire le cose come stanno — sconcertato. Odevaine, in qualità di membro dell’Unione delle Province Italiane (UPI), fa parte del “Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale” istituito del Ministero degli Interni. La sua carica però decade formalmente dopo le amministrative di Roma del 2013.


“Si è già fatto cenno che, sul piano sostanziale, la sua legittimazione cessa con l’essere cambiata, nel dicembre 2012, l’amministrazione provinciale di cui era espressione, e tuttavia, sul piano formale, egli continua a essere componente di tale organo, riceve le formali convocazioni , partecipa alla sua attività in modo pieno.” [Prima Ordinanza, pag 1134]


Per una accusa mi aspetto di trovare prima di tutto la definizione esatta del ruolo dell’indagato. E questo — non per colpa dei PM — non risulta facile. Il passaggio che mi ha colpito è all’interno della seconda ordinanza nella quale si dice che Odevaine fa parte di questo “Tavolo” predisposto dal Ministero degli Interni ma non si dice che potere abbia, cosa possa o non possa fare. Non lo si legge esplicitamente in nessuna parte dell’ordinanza. Anzi, si legge:


“[…] Dall’esame della stessa si rilevava che Luca ODEVAINE aveva, almeno formalmente, mantenuto tale incarico fino al 24.10.2014. E’ lo stesso ODEVAINE a chiarire, nella conversazione del 24.10.2014 con il commercialista Stefano BRAVO […] il suo ruolo all’interno del Tavolo di coordinamento” [Seconda Ordinanza, pag 223]


La definizione “almeno formalmente” (?!) credo possa rappresentare un evidente problema durante il processo. Inoltre, nell’ordinanza di custodia non ho trovato nulla di più preciso che la parte sopra citata, parte in cui i PM — per descrivere il ruolo dell’accusato — si rifanno alle parole… dell’accusato. Questa confusione a livello burocratico amministrativo sembra quasi voluta proprio per non rendere palese la catena di comando e nascondere le vere responsabilità. Lo stesso Odevaine — sentito dai magistrati — dirà (ed ha gioco facile nel farlo) che non aveva nessun potere di indirizzo nello “smistamento” dei migranti nel territorio nazionale. Nonostante tutto, l’indagato continua comunque a dare e ricevere indicazioni sulla questione migranti, essere presente alle riunioni e nelle comunicazioni anche in via informale. 


 

L’emergenza dei migranti

E’ il caso di mettere giù due dati e spiegazioni sul processo burocratico che viene ad attivarsi nel momento in cui immigrati arrivano al confine Italiano. I tipi di centri di accoglienza sono tre:

– centri di accoglienza (CDA)

– centri di accoglienza richiedenti asilo (CARA)

– centri di identificazione ed espulsione (CIE)

– centri di accoglienza sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati  (SPRAS)


I CDA sono centri di accoglienza di primo soccorso. L’accoglienza è limitata al tempo necessario per stabilire l’identità del migrante. I centri attualmente operativi sono: Agrigento, Lampedusa (381 posti); Cagliari, Elmas (220 posti); Caltanissetta, Contrada Pian del Lago (360 posti); Lecce – Otranto (Centro di primissima accoglienza); Ragusa Pozzallo (172 Posti).


I CARA sono strutture più recenti nelle quali viene inviato e ospitato per un periodo variabile di 20 o 35 giorni lo straniero richiedente asilo privo di documenti di riconoscimento o che si è sottratto al controllo di frontiera. Nel caso i CARA si rivelino insufficienti e stesse funzionalità possono essere fatte anche nei CDA. I centri attualmente operativi sono: Bari Palese, Area aeroportuale (744 posti); Brindisi, Restinco (128 posti); Caltanissetta, Contrada Pian del Lago (96 posti); Crotone, località Sant’Anna (875 posti); Foggia, Borgo Mezzanone (856 posti); Gorizia, Gradisca d’Isonzo (138 posti); – Mineo, Catania (circa 2.000 posti); Roma, Castelnuovo di Porto (650 posti); Trapani, Salina Grande (260 posti).


I CIE sono strutture destinate alla permanenza degli stranieri extracomunitari irregolari destinati all’espulsione. Attualmente i centri operativi sono: Bari-Palese, area aeroportuale (196 posti); Bologna, Caserma Chiarini (95 posti); Brindisi (83 posti); Caltanissetta, Contrada Pian del Lago (96 posti); Catanzaro, Lamezia Terme (80 posti); Crotone (124 posti); Gorizia, Gradisca d’Isonzo (248 posti); Milano, Via Corelli (132 posti); Modena, Località Sant’Anna (60 posti); Roma, Ponte Galeria (360 posti); Torino, Corso Brunelleschi (180 posti); Trapani, Serraino Vulpitta (43 posti); – Trapani (204 posti).


Gli SPRAS invece sono strutture sociali — regolarizzate nel 2002 — per la accoglienza di stranieri extracomunitari diffuso su tutto il territorio italiano. Questo sistema è una cooperazione tra stato centrale ed enti locali; non si limita al solo vitto e alloggio per i migranti ma svolge altri servizi di integrazione sociale, linguistica e lavorativa. In pratica c’è un primo livello centrale — soggetto incaricato — che ha il compito di monitorare e smistare i richiedenti asilo verso strutture regionali, provinciali o comunali. Dopo aver individuato la struttura locale competente, il livello centrale finisce il suo lavoro che passa al livello secondario — soggetto attuatore — che svolge le attività di analisi e pratiche per il soggiorno temporaneo degli stranieri.

In tutto questo Odevaine dove si colloca? Odevaine faceva parte del Tavolo di coordinamento nazionale istituito dal Ministero degli interni nel 2014. Il suo ruolo era quello di individuare e facilitare i centri di accoglienza nell’ambito di un procedimento in realtà molto formale. Non sono ben chiari i poteri e le responsabilità degli appartenenti a questo tavolo. In questa situazione è nella norma che chi ha più conoscenze riesce ad avere maggior peso. 


Per avere un’idea di come funziona a livello “pratico“, ecco uno spaccato del lavoro dell’indagato; nella intercettazione ambientale Odevaine sta parlando con una sua collaboratrice, Micaela Polselli, che a sua volta dovrà andare a riferire il contenuto al Prefetto Rosetta Scotto Lavina, Direttore Centrale dei Servizi Civili per l’Immigrazione e l’Asilo. Stanno discutendo del problema e in particolare di Scotto Lavina:

Odevaine: (inc) allora eh… allora il tema è… che lei è in difficoltà perché c’ha… sbarchi… continuano gli sbarchi e non sa dove mettere le persone… questo è il tema generale…

Polselli: ok… 

Odevaine:  allora per capirci… quella che è… lì c’è un direttore generale… dei servizi immigrazione… che era la PRIA… e adesso non c’è più… e non c’è nessuno al momento… sotto di lei ci stanno due direzioni centrali… una che si occupa di rifugiati politici… i richiedenti asilo… e l’altra… che è quella di Malandrino… che si occupa dei FEI… degli immigrati in generale… lei è un’idiota… poverina… non capisce un cazzo… per … per me va bene… perché in questo momento che non c’ha neanche il capo sopra di lei… si affida molto a me perché non sa dove sbattere le corna… questo diciamo… è il quadro[…] lei mi ha chiesto… cioè io mi sono offerto di segnalarle delle strutture… pronte, immediatamente disponibili… eventualmente se c’ha… se è in difficoltà… di cui… alcune… sono di Eriches

[Prima Ordinanza, pag 1137]

Odevaine, nella confusione dei ruoli pubblici, cerca di favorire la cooperativa del Buzzi. Che i favori non siano gratis non lo nega neanche il Buzzi stesso.


“Tu devi essere bravo perché la cooperativa campa di politica, perché il lavoro che faccio io lo fanno in tanti, perché lo devo fare io? Finanzio giornali, faccio pubblicità, finanzio eventi, pago segretaria, pago cena, pago manifesti, lunedì c’ho una cena da ventimila euro pensa…” [ Prima Ordinanza, pag 1144]


Come al solito non si fa distinzione — né è specificato — se si tratta di soldi in chiaro o meno; nel caso di un decisore pubblico che sovraintende anche ai bandi di gara (o ne è informato) poco cambia. Nell’ordinanza si legge anche di un contrattempo comico quando Odevaine si lamenta del fatto che il bonifico è stato fatto sul conto della moglie invece che del figlio o di una sua cooperativa controllata; nelle intercettazioni ambientali si legge che ormai quei soldi “sono andati”. E’ facile immaginare che la moglie, una volta visti arrivare i soldi, non abbia versato il dovuto al marito. Momenti di tensione tra innamorati.



Le turbative d’asta in favore della cooperativa “La Cascina”


Prima di tutto cosa è “La Cascina”. Ecco come è organizzata:

COOPERATIVA DI LAVORO LA CASCINA SOC. COOP. SPA opera nel settore della ristorazione collettiva con la gestione mense aziendali e scolastiche e, dal 2012, a seguito dell’aggregazione col Consorzio Casa della Solidarietà, anche nel settore sanitario, dell’emergenza sociale, dell’assistenza ai minori, dell’immigrazione e dei servizi alla persona in genere.

LA CASCINA GLOBAL SERVICES SRL opera nel settore della ristorazione turistica e collettiva

DOMUS CARITATIS SOCIETA’ COOPERATIVA SOCIALE opera nel settore della gestione centri accoglienza per immigrati e gestione asili nido


Il ruolo degli indagati nel gruppo in questione sono:


“Domenico CAMMISA ha ricoperto negli anni varie cariche nel gruppo, attualmente risulta amministratore delegato della Cooperativa di Lavoro LA CASCINA e componente del CdA della LA CASCINA GLOBAL SERVICE Srl 

Francesco FERRARA ha ricoperto negli anni varie cariche nel gruppo, attualmente risulta, tra le altre cariche, vice presidente del CdA della Cooperativa di Lavoro LA CASCINA 

Salvatore MENOLASCINA ha ricoperto negli anni varie cariche nel gruppo, attualmente risulta componente del CdA della Cooperativa di Lavoro LA CASCINA e amministratore delegato della LA CASCINA GLOBAL SERVICE Srl 

Carmelo PARABITA ha ricoperto negli anni varie cariche nel gruppo, attualmente risulta componente del CdA della LA CASCINA GLOBAL SERVICE Srl e componente del CdA della DOMUS CARITATIS SOCIETA’ COOPERATIVA SOCIALE” [Seconda Ordinanza, pag 202]


Come ho precedentemente detto nel caso “La Cascina” — oltre agli artt. 318 cp e 319 cp — vengono riscontrate violazioni ripetute dell’art. 353 cp, quello che riguarda le turbative d’asta.


Le turbative d’asta del CARA di Mineo a Catania


Veniamo alle gare di appalto per la questione dei migranti. Il giorno 5 agosto 2011 il soggetto attuatore Giuseppe Castiglione (commissario protempore, politico del NDC) faceva partire il bandi di gara “volta ad individuare la migliore offerta per la stipula della successiva convenzione avente per oggetto l’erogazione delle forniture e dei servizi” relativi al CARA di Mineo a Catania per il periodo tra il primo di settembre ed il 31 dicembre 2011.


Il giorno 17 agosto si riuniva la commissione per la gara d’appalto, presieduta da Odevaine. Ovviamente ogni anno si attua un nuovo bando con imprese che concorrono tra loro per l’aggiudicazione. Durante questo periodo Odevaine intrattiene rapporti con le cooperative, consorzi di cooperative, ditte, interessate in palese conflitto di interesse quando vede poi recapitarsi contributi economici da alcune di esse. L’illegalità (almeno nel periodo dei bandi di gara) è doppia: prendere uno stipendio come pubblico ufficiale e anche dalle ditte interessate; conflitto di interesse che porta ad atti contrari ai doveri d’ufficio. In più, rendere partecipi alcuni concorrenti di contenuti tecnici dei bandi prima dell’ufficialità, cercare di veicolare l’aggiudicazione verso un partecipante specifico con atteggiamenti vari e poco chiari; insomma tutto il campionario comportamentale della turbativa d’asta.


L’anno successivo viene indetta una nuova gara. E’ interessante vederne alcuni aspetti perché — presumibilmente — si chiariscono alcuni punti che spesso fanno capolino nell’arena politica (quella meno nobile, diciamo). Questo aspetto non ha niente a che fare con la ricerca di responsabilità penali, amministrative, politiche o etiche ma mi ha fatto venire in mente le polemiche dei “costi degli immigrati”… insomma i famosi 35, 37… non è chiaro… euro che vengono elargiti dallo stato italiano.


“Il 30.12.2011 veniva indetto un nuovo bando di gara per l’affidamento dei servizi e delle forniture per il centro di accoglienza di Mineo. […] il bando prevedeva: 

– come criterio di scelta del contraente quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa; 

un prezzo procapite/prodie di 37,00 Euro sul quale i concorrenti avrebbero dovuto formulare la propria proposta di ribasso […] 

[Seconda Ordinanza, pag 225]


Forse tutto è nato da lì? Non lo so, comunque è bene chiarire che quei soldi sono (in parte, perché alcuni vengono dai fondi europei) il prezzo che lo stato versa alla azienda vincitrice, la quale dovrà poi pagare le spese del personale e la manutenzione. In parte — tramite tasse e imposte — quei soldi tornano indietro; quasi una partita di giro.


Comunque sia, anche in questa gara Odevaine è tra i membri della commissione giudicatrice. Intercettato, l’accusato parla spesso di “gare blindate”. Anche nel privato ci sono situazioni al limite della legalità; avendoci ogni tanto a che fare, anche se a livello superficiale, posso dire che — ad esempio — concordare tra chi fa un appalto e uno solo dei concorrenti fornitori un “parametro” stringente tale da — praticamente — escludere gli altri è un comportamento che ho notato svariate volte.


Per chi non è del settore, ecco un esempio paradigmatico di turbativa illegale chiara e perseguibile:


“Ulteriore conferma delle gravi alterazioni della procedura di aggiudicazione della gara veniva acquisita nel corso della conversazione tra il PARABITA ed ODEVAINE, intercettata il 28.03.2014, negli uffici di Via Poliziano, nel corso della quale ODEVAINE forniva a Carmelo PARABITA le proprie credenziali di accesso all’indirizzo mail utilizzato per l’incarico di Mineo. In questo modo il PARABITA avrebbe potuto visualizzare tutte le mail inoltrate <<da>> o <<a>> ODEVAINE relativamente a questioni di dettaglio per la redazione del bando e le comunicazioni ad esso relative; di più, in considerazione del fatto che FERRERA avrebbe mandato ad ODEVAINE via mail il capitolato d’appalto, questo sistema avrebbe consentito al PARABITA di poterlo visionare in anteprima” [Seconda Ordinanza, pag 229]


Che dire?


La prima ordinanza era conosciuta con il nome “mondo di mezzo” mentre la seconda viene comunemente chiamata “mafia capitale“. Ecco, io non posso affermare con certezza se quello che sto leggendo è considerabile come mafia, di sicuro posso dire che il primo “nominativo” mi sembrava migliore nel descrivere il “sottobosco” pubblico-privato affaristico. Appunto, un mondo che si fonda su quella che si più definire la più classica delle organizzazioni basate sulla ir-responsabilità pubblica. L’unica via d’uscita per Odevaine è dimostrare di non aver mai avuto ruoli pubblici di responsabilità; questo per la corruzioni in atti contrari ai doveri d’ufficio, mentre per le turbative d’asta le illegalità sono più evidenziabili da parte dei magistrati.

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