L’evoluzione della battaglia oplitica. II

Nonostante la sua semplicità concettuale in uno scontro tra opliti molte cose potevano andare storte.

 

In primo luogo la falange poteva perdere la sua formazione con gli uomini più veloci, più coraggiosi o semplicemente più ansiosi mettere fine il prima possibile alla battaglia potevano lasciarsi dietro i commilitoni sfaldando la linea e rendendo se stessi e i propri camerati più vulnerabili ai colpi del nemico, è propri questo che capitò alla battaglia di Anfipoli nel 422 a.C., quando gli Ateniesi caricarono gli Spartani in maniera disordinate, al punto che ancora prima del inizio dello scontro il comandante spartano Brasida osservando le loro lance che ondeggiavano disse che essi non avrebbero potuto resistere alla carica spartana e infatti non resistettero e dovettero subire circa 600 morti mentre le perdite tra gli Spartani furono minime.

 

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Inoltre gli opliti tendevano a spostarsi verso destra per cercare la protezione dello scudo del loro vicino, cosi facendo questa tendenza, moltiplicata per tutti gli uomini della falange poteva portare a uno spostamento a destra di tutto lo schieramento, come avvenne nella battaglia di Mantinea del 418 a.C., in cui si scontrarono due schieramenti uno guidato da Atene e l’altro da Sparta e in cui tutti e due gli schieramenti si spostarono verso la propria destra determinando un accerchiamento delle reciproche ali sinistre.

 

In ultimo c’era la possibilità che una parte delle truppe si ritirassero senza combattere, sopratutto se dall’altra parte c’erano i temibili Spartani, come avvenne in maniera plateale durante la battaglia di Coronea del 394 a.C. quando gli Argivi ruppero le linee di nuovo prima di arrivare allo scontro lasciando in gravissimo pericolo i loro alleati Tebani.

La battaglia oplitica inizio a cambiare durante la guerra del Peloponneso nel 426 a.C. lo stratego Demostene, da non confondere con l’omonimo oratore vissuto circa un secolo dopo, venne inviato nel golfo di Corinto decise di attaccare l’Etolia alleata di Sparta e Tebe per poi attaccare la Beozia da occidente una mossa questa che gli fu consigliata da alcuni alleati che sostenevano che gli Etoli erano deboli in quanto avevano pochi opliti.

Penetrato in Etolia Demostene inizialmente riuscì a conquistare alcuni villaggi senza incontrare resistenze, degne di nota, ma gli Etoli si mobilitarono e attaccarono gli Ateniesi, in un terreno accidentato, e lo fecero senza usare opliti ma solo dei peltasti, fanteria da tiro dotata di giavellotti e protetti da uno leggero scudo di vimini, attaccavano gli Ateniesi scagliandogli i loro giavellotti per poi ritirarsi prima che gli opliti pesantemente armati potessero colpirli, gli Ateniesi poterono rispondere con un reparto di arcieri ma dopo che il loro comandante fu ucciso gli arcieri fuggirono, la tattica degli Etoli fu ripetuta più e più volte finché gli Ateniesi furono costretti a ritirarsi.

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Un peltasta.

Complessivamente su 300 opliti Ateniesi ne morirono in 120, cui andrebbero aggiunti i morti tra gli alleati Ateniesi di cui Tucidide non ci da notizia, le cifre potrebbero essere considerate basse ma se calcolate in percentuale ammontano a circa il 40% degli effettivi partecipanti allo scontro mentre le perdite tra gli Etoli furono minime e dovute o agli arcieri o a casi sfortunati.

Lo stesso Demostene, l’anno successivo, dimostrò di aver compreso la lezione, facendo fare un passo in avanti alla tattica delle fanterie da tiro, nella battaglia di Sfacteria, in una piccola isola vicina alla costa del Peloponneso, era rimasto isolato un reparto di 420 opliti Spartani che vennero attaccati dagli Ateniesi che sbarcarono un contingente misto composto da 800 arcieri 800 peltasti e alcune centinaia di opliti. La fanteria pesante Ateniese si schierò di fronte agli Spartani, ma non attaccarono e neanche si avvicinarono, ma si limitarono a stare in formazione di fronte agli Spartani per costringerli a stare in linea e mentre gli Spartani erano costretti a schierarsi in linea gli arcieri e i peltasti li bersagliavano da ogni lato finché gli Spartani furono costretti alla resa dopo che 128 di loro erano morti. La battaglia coinvolse solo piccoli contingenti ma l’unità spartana subi una distruzione totale senza che gli Ateniesi avessero perso un solo uomo.

peltasti

Ma oltre alla valorizzazione delle fanterie da tiro ci fu un altra evoluzione nella battaglia oplitica, che venne portata avanti dai Tebani, che consisteva nella concentrazione delle massa delle truppe nel punto decisivo, nell’uso della cavalleria e dello schieramento obliquo.

Già nella battaglia di Delio del 424 a.C. Gli Ateniesi cercarono di sfruttare il vantaggio acquisito con la vittoria di Sfacteria attaccando i Tebani con un esercito forte di 7.000 opliti, oltre a ciò gli Ateniesi avevano un unità di cavalleria e migliaia di fanti leggeri ma il comandante degli Ateniesi Ippocrate decise di ritirarsi e non avendo compreso l’importanza delle fanterie da tiro rinviò a casa le fanterie leggere per prime, il comandante Tebano Pagonda intercettò la fanteria pesante e la cavalleria Ateniese prima che abbandonassero la Beozia decidendo subito di attaccare il nemico.

A detta di Tucidide i Tebani disponevano di circa 7.000 opliti circa 10.000 fanti leggeri e 1.000 cavalieri e anticipano gli Ateniesi nell’occupazione di un altura che dominava il teatro di battaglia e schierò la sua ala destra su una profondità di 25 linee mentre gli Ateniesi si schierarono sulle consuete 8 linee su tutta la linea del fronte, per poter schierare la sua falange su un fronte esteso quanto quello nemico Pagonda schierò alla sua ala destra le fanterie leggere in maniera simile a come avrebbe schierato degli opliti.

I Tebani presero l’iniziativa attaccando gli Ateniesi dall’alto in basso e presto la loro alla destra rinforzata iniziò a far ripiegare le otto file di opliti nemici, ma prima che i Tebani operassero lo sfondamento, gli Ateniesi nella sezione di fronte in cui dovevano affrontare i fanti leggeri riuscirono rapidamente a mandarli in rotta, nonostante il loro grande numero e la loro posizione sopraelevata, Pagonda aveva commesso un errore gravissimo usando le fanterie leggere in maniera impropria e stava per pagare a caro prezzo, visto che gli opliti Ateniesi con una mossa intelligente avevano lasciato fuggire i fanti leggeri, che comunque non avrebbero potuto inseguire con successo, per attaccare sul fianco e sul retro il centro della fanteria Tebana, ma a questo punto avviene l’azione decisiva della battaglia che non viene compiuta dalle fanterie leggere o pesanti che siano ma dalla cavalleria Tebana che sconfigge i suoi avversari Ateniesi e che poi viene inviata da Pagonda ad attaccare la fanteria Ateniese per impedirgli di annientare il centro Beota.

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La battaglia è adesso in stallo le due parti sono schierate in maniera poco chiara, con unità che attaccano delle altre alle loro spalle, che sono a loro volta attaccate alle spalle da altre unità, nella confusione non sono rari i casi in cui ci si colpisca tra membri dello stesso esercito, ma finalmente l’ala forte dei Tebani riesce a ributtare indietro gli Ateniesi di fronte a loro la visione della propria alla sinistra in rotta distrugge il morale di ciò che restava dell’esercito Ateniese che si sbanda. Le due brillanti idee di Pagonda costarono agli Ateniesi oltre 1.000 morti mentre i suoi errori nello schieramento dell’ala sinistra nell’uso errato delle fanterie leggere costarono ai Tebani circa 500 morti.

La lezione di Delio fu poco recepita fuori di Tebe l’idea di usare la cavalleria come arma decisiva e l’uso della concentrazione delle forze nel punto decisivo rimasero delle idee proprie solo dei Tebani ancora per molto tempo e ciò fu dovuto al esitò confusionario di questa battaglia e alle pesanti perdite che i Tebani dovettero subire, sebbene vincitori, mentre l’uso delle fanterie da tiro sembrava aprire prospettive migliori sembrava possibile annientare interi reparti nemici senza subire perdite e per questo tale tattica venne presa a modello nei successivi decenni.

Il momento in cui il mondo greco imparò queste lezioni Tebane fu quando nel 371 a.C. a Leuttra Epaminonda sconfisse gli Spartani superiori di numero con una versione migliorata dello schieramento di Delio. Ma di questo ne parleremo nell’ultimo articolo di questa serie.

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