L’avvocato

Uno dice che tale appellativo ‘professionale’ è quasi di diritto di Gianni Agnelli. E invece lo do ad una persona che fu (sì, davvero) avvocato, ma dopo esser stato – non ufficialmente, allora non esisteva il titolo – campione del mondo di scacchi. Il suo nome e cognome? Paul Morphy.

Già il cognome intriga: sa di mutevolezza, per dire. Ma non importa, sono riflessioni lessicali.

Fu avvocato dopo esser stato (e due) un campione. E non ebbe fortuna, dopo quel titolo mai conquistato. Perché – forse – la ggente non si fidava di una persona che (in fondo) era un giocatore. Ma lui, magari altezzoso, in modo superbo ma tutto sommato pacato, se ne sbattè altamente delle opinioni. Giocò. E alla grande.

Fu considerato un enorme giocatore, combinativo (ma secondo me non tanto, bisogna considerare il periodo: si ‘usciva’ dal romanticismo scacchistico e si entrava nella ‘scienza’ del gioco). Si disse – e dice – che ‘apriva linee’.

E’ vero. Era preciso, lineare, ‘aperto’, logico. Avrebbe spaccato il culo, come si usa dire, a chiunque. E lo ha fatto.

E determinò praticamente la fine del romanticismo negli scacchi, a ben vedere, nonostante le apparenze e la leggenda che lo attornia.

Un grandissima mossa

Immagine di questo enorme campione

Anche qui: domandate pure, sono a vostra completa disposizione.

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