La questione greca

Finalmente la questione greca sta arrivando al dunque e dopo anni di continui tira e molla si comincia a vedere una fine, in un senso o nell’altro, di questo continuo e sfibrante carosello.

Partiamo da principio: la Grecia entra nell’UE come tanti paesi (Italia inclusa) “migliorando” i conti in maniera non troppo lecita (e nel disinteresse generale), in pratica visto che i parametri per entrare nell’UE erano abbastanza pesanti ci si è aiutati un po’ e questo è valso (in minor misura) un po’per tutti… anche noi “Italia” abbiamo fatto un paio di giretti strani con le delle banche per far apparire i nostri conti un po’più rosei di quello che erano.

Il problema una volta nell’euro è stato che mentre alcuni paesi hanno semplicemente archiviato quella fase e continuato ad amministrare in modo realistico le proprie finanze altri hanno approfittato del facile accesso al credito garantito dall’euro e dalla “fiducia” che esso radiava per vivere al di sopra delle proprie possibilità… in pratica la Grecia (ma anche noi ed altri) poteva presentarsi sul mercato ed emettere bond su bond: i mercati pensavano “è un pezzo dell’unione europea, un pezzo dell’euro, è affidabile” e non si facevano troppi problemi a prestare soldi. C’è stato anche un periodo in cui è stato candidatemente ammesso dalle autorità elleniche: “abbiamo continuato a falsare i bilanci”: si sapeva, la cosa era di dominio pubblico ma tanta era la fiducia nell’euro (e nella “coesione” fra i paesi dell’UE) e tanti erano i soldi che giravano che per un po’la cosa non ha fatto differenza.

Ogni tot toccava ripagare i prestiti ma ovviamente, potendo accedere al credito la soluzione era facile, se devo ripagare 100 e voglio 10 metto in circolazione bond per 110, con 100 pago i debiti e vado avanti un altro giro. Tutto è andato benissimo fino a quando ci sono state le vacche grasse, vale a dire fino a quando la “crisi economica internazionale” non ha costretto gli investitori a guardarsi intorno e scegliere in modo più oculato gli investimenti. In pratica quando i soldi hanno iniziato a scarseggiare chi ancora scommetteva in borsa ha pensato bene che, visti i rendimenti simili, era più logico comprare bond tedeschi (visto che la Germania produce di tutto, dalle auto ai sommergibili) piuttosto che bond greci (feta e olive) così da un giorno all’altro gli investitori hanno smesso di comprare il debito greco (e quello italiano, ed altri) ed il sistema del “per pagare 100 e campare con 10 mi basta mettere in circolazione 110” non ha funzionato più.

Alcuni paesi, come il nostro, sono stati costretti a ricorrere a misure estremamente impopolari e, nonostante non si parli più di default e di spread la situazione italiana non è ancora sanata e ci sono ancora grossi problemi mentre altri paesi hanno potuto accedere a dei prestiti ed altre facilitazioni per tentare di correggere i loro problemi e rientrare in carreggiata. La Grecia s’è trovata in una situazione insostenibile e per evitare il fallimento il suo governo ha dovuto accendere diversi prestiti importanti e chiedere la solidarietà dell’Europa.

 

In un periodo di crisi la solidarietà europea è comunque arrivata, solo che i prestiti (a tassi agevolati) per la Grecia sono stati accompagnati da consigli prima e direttive poi su come tentare di rimettere in piedi l’economia del paese… e qui bisogna capirsi: i soldi per la “solidarietà” sono soldi dei vari stati, soldi che vengono dai bilanci dei paesi UE (fra cui anche i nostri,  che sono parecchio disastrati) e che vengono prestati a chi ne ha bisogno con tassi d’interesse bassissimi: si tratta di cifre relativamente grosse che i vari paesi immobilizzano e che non possono usare per le proprie necessità, ovvio ci si aspetti che questi soldi vengano se non altro almeno restituiti. Per questa ragione i prestiti sono subordinati ad un controllo sui paesi stessi: io non posso andare a dire alla Grecia che leggi deve fare in casa sua, è casa sua! …quello che posso fare però, visto che sono i miei soldi, è dire che se vuole prestati dei soldi deve dimostrare di lavorare per rimettersi in sesto, di fare le riforme necessarie per mettersi nella posizione un domani di restituirmi quei soldi.

Voglio dire: voi che siete già indebitati di vostro prestereste soldi ad una persona che a vostro avviso non ve li restituirà ?

Va detto che non c’è alcun obbligo, se la Grecia non gradisce i piani suggeriti, non vuole un accordo o non è interessata ai prestiti europei nessuno si presenta alla sua porta con le armi: è libera di cercare altrove i fondi che le servono (o anche di non cercarli proprio), amici come prima.

Come creditore l’UE è stata sempre più che ben disposta nei confronti della Grecia, ha rivisto le modalità di restituzione e fatto il possibile per agevolare i pagamenti… in passato sono anche state cancellate parti ingenti di questi debiti (sì, l’Europa cattiva ha rinunciato a parte dei soldi che la Grecia le doveva, vedasi “haircut”) per aiutarli a tornare produttivi ma la cosa non può andare avanti in eterno.

 

E qui finisce il lunghissimo (ed estremamente semplificato) cappello introduttivo, veniamo alla situazione odierna.

I greci, stretti fra nazionalismo, esasperazione e quant’altro hanno deciso di mandare al potere Syriza e Tsipras, che a sua volta ha nominato Varoufakis… ed i due da quando sono andati al potere ad oggi ancora non s’è capito cosa vogliono fare.

Negli scorsi mesi hanno ripetutamente insultato più o meno tutti quelli che hanno provato ad aiutarli, hanno fatto sparate fuori dal mondo (il pagamento dei danni di guerra), fatto saltare tutti i tavoli, rimandato al mittente ogni proposta e fatto deragliare ogni tentativo d’accordo… il tutto mentre accusano l’Europa di voler affossare la Grecia ed al contempo cercano possibili finanziatori fuori dall’UE (Cina e Russia).

Tutto legittimo per carità ma a questo punto perché ancora continuano a chiedere incontri, piani, proroghe e via dicendo ?

Come ha detto qualcuno qui più che una trattativa tra stati sembra una contrattazione da suk, un balletto con continui passi avanti ed indietro al fine di strappare il prezzo più basso, solo che alla fine un po’tutti ci siamo rotti di questo modo di fare e se qualche anno fa gli europei erano ben disposti rispetto alla Grecia ed ai suoi problemi oggi la situazione è molto diversa (grazie anche al modo poco serio in cui i greci trattano la questione).

Perché la cosa è così importante adesso ? Perché domani alla Grecia scade l’ennesima rata: la Grecia entro domani deve restituire una cifra ingente al FMI (non all’Unione Europea, non alla Merkel) e quei soldi non ce li ha. Chi ce li ha è l’Unione Europea, che però è stata presa a pesci in faccia fino a ieri e non ha intenzione d’anticipare alcunché a fondo perduto.

Se domani la Grecia non paga scatta un periodo di trenta giorni in cui l’FMI diplomaticamente cercherà di sollecitare il pagamento, dopodiché ci sarà il default.

 

Tsipras ed i suoi, dopo tanto tentennare, tergiversare e scartare bozze hanno deciso d’indire un referendum affinché sia il popolo greco a decidere se accettare l’offerta dell’Unione Europea oppure no… piccolo dettaglio: l’offerta (di cui lo stesso Tsipras dice tutto il male possibile) scade domani (30 giugno) mentre il referendum è convocato per il 5 luglio.

Ora Tsipras si lamenta perché l’UE doveva prorogare il piano d’aiuti fino almeno allo svolgimento del referendum… solo che è abbastanza difficile dare la colpa all’UE visto che lui ha tergiversato per mesi e s’è deciso per il referendum fuori tempo massimo: l’avesse convocato una settimana fa (che cosa cambiava ?) questa situazione non si sarebbe presentata… e di sicuro nell’eurogruppo sono stanchi di concedere proroghe ad un tizio che un giorno sì e l’altro pure dice che vogliono “strangolare” il suo paese.

 

Questa è una sintesi molto grossolana (e priva di grafici, di numeri e quant’altro) di quello che sta accadendo… nella pratica però le cose stanno ancora peggio: Tsipras e Varoufakis hanno giocato in modo non molto pulito per mesi, citando la “teoria dei giochi” come scusa per il loro modo di fare, hanno tirato la corda nella speranza di spuntarla ed ora si trovano nella condizione d’un “prendere o lasciare”.

Il peggio è che non hanno neanche la forza per decidere: il programma di Tsipras era semplicemente irrealizzabile ed accettare il piano europeo (che chiede precisi impegni, anche politicamente sgraditi) significherebbe ammettere d’aver fallito, una cosa che gli costerebbe non solo sul piano personale ma anche e soprattutto su quello politico… quindi per cavarsi d’impaccio alla fine hanno deciso di lavarsene pilatescamente le mani.

Tsipras ha indetto un referendum per scaricare la responsabilità sul popolo greco: quale che sia il risultato, l’accettazione del piano europeo o il suo rifiuto (che probabilmente porterà al default ed all’uscita dall’euro e dall’UE) la “colpa” ricadrà sui greci mentre lui alzerà le mani e dirà “ho fatto quel che voleva il mio popolo”.

In tutto questo manca giusto la valutazione di mesi in cui lui ed i suoi sottoposti anziché cercare di risistemare l’economia del paese o almeno trattare per ottenere migliori condizioni hanno perso tempo facendo gli splendidi e sparando addosso a chi gli dovrebbe prestare i soldi per evitargli il fallimento. Una politica vigliacca per cui quando qualcosa va male anziché prendersi le proprie responsabilità si scarica tutto sulle spalle del “popolo”… roba indegna per quelli che si definiscono “la più antica democrazia del mondo”.

 

In tutto questo c’è un “però”, però tutte le parti della sinistra che per anni c’hanno ammorbato col “sogno” di un Unione Europea che non abbia a che fare con la “Merkel cattiva”, la Troika e gli “strozzini” sono tornate… sono felicissime che finalmente il popolo possa decidere e non si rendono conto del fatto che una nazione intera è sull’orlo del baratro per correre dietro ad ideologie tramontate, nazionalismi e ciarlatani (scusate ma non riesco a descrivere diversamente l’attuale governo greco).

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