Isteresia, ti fai le basi e poi sei basìto…

C’è una leggenda nera che bisogna sfatare quando si parla di Grillo e del Movimento 5 Stelle, ed è quella per cui l’organizzazione e gestione interne siano raffazzonate… non è vero che la struttura è approssimata e poco funzionale perché “il movimento è giovane”, è vero piuttosto che l’attuale forma del partito è stata attentamente ragionata ed organizzata con cura per produrre esattamente quel che vediamo.

 

La struttura di questo pezzo.

Quello che voglio fare è una cosa abbastanza difficile (e purtroppo non mi basterà un unico articolo per farla, per cui dovrò tornare spesso su quest’argomento) ovvero spiegare la genesi del ragionamento grillino (non c’è arrivata alcuna email, quindi continuiamo ad usare il termine… anche perché se “pisapippa” è ironico non si capisce perché “grillino” debba essere offensivo) in funzione del movimento.

 

Hic sunt leones.

Grillo (o chi per lui, ma non è questo il momento di sottilizzare) ha dimostrato, nell’opera stessa, d’essere capace di scolpire il non-movimento perfetto: da un lato il perfetto caravan-serraglio di persone, una moltitudine di elettori tenuti insieme da decine di motivazioni più o meno legittime che, credendosi nel deserto, seguono indefessamente il capo carovaniere (che, stando alle sue allusioni, li traghetterà nell’Italia della giustizia, della rettitudine e della banda larga per tutti) e dall’altro una struttura così evanescente, vacua, incompleta ma contemporaneamente funzionale da permettergli di far passare qualsiasi cosa… un sistema architettato (volutamente) così male da far sì che un unica persona possa fondare il movimento, esserne il portavoce, scrivere il programma, imporre in splendida solitudine le regole, buttare fuori chi non gli piace e detenere personalmente sede e simbolo e, ciononostante, continuare a dire, oramai per anni, d’essere solo “uno”.

 

Per riuscire in tutto questo c’è voluta un attenta progettazione ed uno studio approfondito della psiche umana (in particolar modo del suo elettorato) perché senza questa profonda conoscenza delle meccaniche dell’elettore medio e senza il meticoloso esercizio con cui si dosa di volta in volta ogni piccola aggiunta, centellinando le spinte ed ammorbidendo i cambiamenti non si sarebbe arrivati a questo punto senza perdere per strada una buona parte dell’elettorato.

 

Ma partiamo dall’inizio; questo pezzo vuole esporre il metodo e capire le ragioni per cui, nonostante tutto, ancora i grillini continuano a credere ed a fidarsi del movimento 5 stelle (…ed un capo).

Essenzialmente la pietra angolare su cui s’è potuto costruire questo castello di toppe è assimilabile al principio d’inerzia, o meglio ancora all’isteresi applicata all’elettore grillino medio.

Il gioco è abbastanza semplice, all’inizio, senza stabilire regole, organigrammi, strutture, codici comportamentali e quant’altro in perfetta anarchia si usa il massimo dell’energia per polarizzare la platea…  senza curarsi troppo di quel che si dice (o a chi si da ragione o torto) si da sfogo a qualsiasi messaggio possa servire a polarizzare l’attenzione verso il nuovo polo (cioè Grillo stesso) senza però tirar fuori un programma, una linea d’azione, una struttura… senza limitare o incanalare quest’energia.

In pratica si sprigiona un energia (nello specifico il malcontento) al solo scopo di far sì che la platea s’accorga che c’è una forza in campo (che non è Grillo in sé ma quel che Grillo dice) e che, a poco a poco, “presti orecchio” al messaggio.

Questo è stato il movimento 5 stelle dei primordi, possibilmente anche prima della nascita del partito in quanto tale… prima ancora dei meetup semplicemente un polo che “radiava” energia e tante molecole (la platea) che, permeate dallo scorrere di queste idee e messaggi (ai primordi i messaggi erano molto vacui e per certi versi “universali”) finivano per orientarsi verso Grillo, per accettarlo come polo informativo, divulgativo e latore di richieste legittime.

Poi, col tempo, tanto Grillo quanto il suo partito hanno iniziato a cambiare, hanno iniziato a costruire una dapprima fumosa e poi sempre più definita struttura (seppur bizzarra)… in questa seconda fase il messaggio è cambiato, dalle richieste legittime ed i messaggi “universali” s’è passati (molto gradualmente) alle rivendicazioni ed agli attacchi, alle prese di posizione ed ai distinguo… ma sempre piano, con piccoli cambiamenti di rotta che, a poco a poco, si sono sommati (in un lasso di tempo abbastanza lungo) facendo sì che più che una sterzata questo rimodellamento sembrasse il “naturale convergere” verso qualcosa.

Nella pratica s’è modificato (gradualmente) il messaggio spostando il focus affinché quello che prima era “assolutamente giusto” diventasse, nel tempo, una posizione politica ben precisa, criticabile e non universalistica ma radicata su un messaggio originariamente incontestabile cosicché chi si era orientato verso il polo percepisce una (falsa) continuità e non è in grado di distinguere fra il messaggio primigeno e la sua derivazione.

Questa è stata, per certi versi, la seconda fase… ora entra in gioco la terza ed ultima fase, quella che pur essendo iniziata negli ultimi mesi ha culminato ieri in quello che, dall’esterno, viene visto come un radicale cambiamento di rotta… la fase inerziale.

E qui torniamo all’inizio di questo pezzo, nulla è affidato al caso e nulla è fatto senza una precisa roadmap ed un attento studio delle forze in campo e dell’energia che si può applicare al grillino medio prima che questi “si spezzi” ed abbandoni il pensiero… qui entra in ballo l’inerzia.

L’elettorato oramai è così “canalizzato”, così orientato verso il polo, che oramai non ha più libertà d’azione individuale… se prima era limitato dal fatto di non riuscire a percepire chiaramente il “punto di rottura” che spostava il messaggio da universale a politico oggi finalmente un punto di rottura c’è e lo vede, ma è tardi oramai per cambiare orientamento… nella pratica oggi il recinto s’è già chiuso alle spalle dei grillini.

Spinti da anni di “non messaggio”, d’interessamento e d’attivismo (informatico) oggi è molto difficile per il singolo (integrato in questo caravan-serraglio senza rappresentanza, senza regole… col capo carovaniere che ordina e loro che, oramai un abitudine, ubbidiscono) trovare il modo di fuggire.

 

Anno Domini MMXII

I testi del “non messaggio” (comprati sul sito/sede unica) fanno bella mostra in libreria, puntellati da altri, affini, di altri autori (come Travaglio), la musichetta dei passaparola è anche la suoneria del cellulare, familiari e parenti sanno (perché l’attivismo prevede il proselitismo) con chi ti schieri e finanche amici e nemici sono modellati in base al grillismo che imbeve ogni singola fibra della persona… addirittura ci sono amici che sono tali perché Grillo è il punto d’incontro.

È un po’troppo tardi per avere un ripensamento… è un po’troppo tardi per guardare in faccia al primo punto di discontinuità macroscopicamente evidente e dire “no, questo non è quel che volevo”, inconsciamente il trauma, dopo tante ore perse ad informarsi, ad informare, a parlare, ad agire è troppo forte per essere assorbito… non così, non ora.

E allora scatta il meccanismo d’autodifesa, il valium della coscienza… si va sul blog di Grillo e si leggono le motivazioni.

Sono credibili ? Beh, volendo un po’sì… volendo può esserci una ragione vera per questo modo d’agire, volendo quel che dice potrebbe essere anche giusto… anche vero… infondo è Grillo, è quello di cui tanto ho letto nei libri, che tanto ho seguito per le piazze e che ho sentito quando ancora non se lo filava nessuno… è quello che diceva cose sensate e fino all’altro giorno tutto quel che ha detto ha avuto senso… si, ci sono zone oscure e ragionamenti strani ma lui e la sua idea tutto sommato sono valide… lo so, l’ho detto io a mia madre, a mio nonno, alla mia fidanzata, agli amici… no non è tutto sbagliato… è sempre lui… il ragionamento è giusto… come lo era anni fa, infondo s’è solo preparato per le nazionali ma i concetti di fondo sono sempre quelli, infondo va tutto bene, è per il nostro bene… bisogna difendersi dagli infiltrati… bisogna pensare alle sfide che c’aspettano… bisogna andare avanti…

…ed a poco a poco il valium entra in circolo…

avanti…

…ed a poco a poco ci si sente di nuovo bene…

 

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