Dazi e Mazzi

Il nostro caro Grillo oggi ha scritto uno dei suoi post “dialogo dell’assurdo” nel quale prova a spiegarci il Made in Italy come lo vede lui.

Per lui il Made in Italy è una azienda Italiana che “Delocalizza” in Cina e che poi porta i suoi prodotti in Italia e gli mette una finta etichetta.

Non è proprio così.

(disclamer: mi sono occupato per un anno di moda e ho studiato un po’ il mercato: non sono certo un esperto ma due cose penso di averle capite, tuttavia il seguente articolo potrebbe contenere delle imprecisioni)
(l’articolo è molto lungo: ho provato a dividerlo in sezioni in modo che possiate saltare agilmente alle conclusioni)
(ho fatto un po’ di patchwork tra più articoli, e ho scritto il tutto a notte inoltrata quindi mi scuso se la forma non è delle migliori, cercherò di metterlo a posto)

Cominciamo a guardare confrontare le etichette

Non made in italy

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Questa è l’etichetta di una camicia di un marchio italiano con una buona rete di vendita in italia, ed in rapida espansione internazionale: per intenderci hanno un flagship store in Time Square a New York.

Le loro camicie sono un buon compromesso tra qualità e basso prezzo: i modelli sono standardizzati. Che mi risulti questo marchio non ha mai prodotto in italia e anzi è potuto nascere grazie alla produzione a basso costo all’estero.

Per me questo è un buon esempio di come dovrebbe essere fatta una impresa italiana che punta ad affermarsi globalmente: non crea posti di lavoro nella manifatturiera italiana, ma intanto funziona e crea posti di lavoro in altri settori.

Made in Italy

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Questa è l’etichetta di un paio di Premium Denim (per intenderci costano di listino il doppio di un paio di Levi’s) il premium denim si distingue dalla fascia media e dalla fascia bassa per taglio, lavorazione e materiali. I materiali pregiati a livello mondiale sono il denim giapponese o italiano che oltre per la loro “esoticità” si distinguono perché sono più comodi da indossare.

Questi Jeans sono di un brand di Los Angeles California che nel 2007 è stato acquistato dalla altrettanto americana VF Corporation.

Bottoni e Cerniere

(fonte Wikipedia)

(fonte Wikipedia)

Vi siete mai chiesti cosa vogliono dire le lettere YKK sulle cerniere a lampo? Sono il marchio della più grande produttrice di cerniere al mondo, la giapponese Yoshida Kogyo Kabushikigaisha che ha dislocato la produzione in 68 paesi compreso uno stabilimento da 1200 impiegati negli Stati Uniti. Se preferite i bottoni la situazione non cambia: l’azienda leader è la tedesca Prym che produce in tutto il mondo compreso in Italia a Lecco.

Nella azienda italiana del gruppo Prym lavorava un mio amico che mi ha confermato di aver prodotto proprio i particolari bottoni “effetto vintage” dei miei jeans ed ha aggiunto che questi bottoni sono prodotti in Italia perché l’azienda Turca non è ancora abbastanza affidabile per quel tipo di lavori di fino.

La Prym e la YKK sono leader del loro settore quanto potrebbe essere la Microsoft nel settore dei sistemi operativi ed infatti si sono prese anche loro delle multe salate dalla Commissione Europea.

Prym e YKK non delocalizzano ma sono delocalizzate per natura, ovvero si espandono comprando aziende in altri paesi semplicemente perché quando arrivi a certe quote di mercato è più conveniente comprare i concorrenti piuttosto che aprire nuovi centri di produzione. Per questo motivo possono decidere di bilanciare la produzione come meglio credono e se le cose si mettono male in una nazione possono sospendere la produzione e trasformare la vecchia fabbrica in un magazzino.

Euro e dazi

Ora che abbiamo visto un po’ come funziona il mercato e come siamo strettamente legati all’estero sia per la produzione, sia per la vendita vediamo quanto sarebbe conveniente per noi uscire dall’euro o imporre dazi doganali.

Molti sostenitori del movimento dicono che se usciamo dall’euro potremo svalutare la moneta e quindi vendere i nostri prodotti sul mercato internazionale a prezzi stracciati.

Quando si parla di fascia alta e di lusso il prezzo diventa meno rilevante: nella fascia alta conta ancora qualcosa, nel lusso è quasi il contrario: più costa più vende.

Diciamo che sono un arricchito russo: non è che compro Prada al posto di Chanel perché costa meno, e nel mercato del lusso non guardo neanche il cartellino del prezzo se voglio comprare un Valentino Collezioni.

Nella fascia alta conta la qualità e la promozione: Apple è un ottimo esempio di un prodotto di fascia alta che costa il doppio della concorrenza.

Per incentivare le eccellenze italiane occorre stare nell’euro e spingere di più su promozione, protezione del marchio e sinergia tra le piccole aziende: abbiamo il potenziale di essere la Cina della produzione di alto livello, la differenza è che se io voglio produrre in Cina posso andare su un unico referente come Alibaba e contattare i produttori; in Italia purtroppo le PMI sono per me ancora arretrate nella relazione con i mercati esteri. Le aziende devono risolvere tra di loro questi problemi smettendo di farsi la guerra e collaborando.

Sulla fascia medio-bassa (non il fondo del barile made in Cina) non siamo competitivi perché le aziende medie non hanno reti di vendita. Il più grande gruppo mondiale nell’abbigliamento è la spagnola Inditex (Zara), seguita a ruota dalla Svedese H&M. Uscendo dall’ambito moda possiamo vedere altri brand globali europei come Ikea, Billa, Mediaworld (della tedesca Metro) e potrei andare avanti.

Noi non abbiamo questo tipo di aziende in grado di aggredire il mercato con i prezzi competitivi derivati dalla svalutazione: abbiamo fascia alta. Dobbiamo far funzionare la fascia alta e piano piano cominciare a cercare di aggredire la fascia bassa.

L’altro argomento che Grillo tira fuori “scherzosamente” nel suo post sono i dazi

La prossima volta che la trovo in giro le applico un dazio del 50%

I dazi doganali sono uno strumento ottocentesco come la Gunboat Diplomacy: il mercato non funziona più così, non si può pensare di tutelare un mercato imponendo i dazi come non si può pensare di aprire un mercato a cannonate (che poi questo succeda ancora nel mondo contemporaneo è per me una aberrazione).

I dazi non funzionano per due ottime ragioni

  1. Se come stato imponi un dazio gli altri stati faranno lo stesso con te colpendoti dove fa più male
  2. Come succede con ogni tassa le aziende trovano tutte le possibili scappatoie per evitare di pagare i dazi

Dato che ho già superato le 1.000 parole, se siete arrivati fino a qui e volete saperne di più su come i dazi generino mostri vi rimando a questa divertente storia di furgoni, pulmini e polli che ho pubblicato sul mio blog.

Conclusioni

Il mercato globale è complesso e nonostante stiano tornando di moda le bombette non siamo più nel 1800.

Grillo propone soluzioni “vintage” ai nostri problemi attuali che fanno molto presa su chi chi dice che si stava meglio quando si stava peggio.

L’Italia dei primi del 900 era terra di emigranti con le pezze al culo e dazi e svalutazione sono la ricetta migliore per tornare a quel punto.

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