Dazi amari

“Il capitale è amorale, si sposta dove il profitto è maggiore. Non è interessato ai diritti dei lavoratori o all’ambiente. […] Il WTO con con la globalizzazione dell’economia ed il commercio libero sta creando un mercato di schiavi di massa. Una serie di vasi comunicanti in cui i capitali migrano verso i Paesi con meno garanzie e diritti e, quindi, con un’alta remunerazione. Non c’è gioco. Il costo del lavoro di un rumeno o un indiano è imbattibile. Nessuna azienda italiana può competere se non riazzerando diritti e regole, come in effetti sta succedendo. Mi sembra una follia. […] Mentre si esportano capitali, si importano beni di qualunque tipo, trascurando del tutto l’impatto ambientale del trasporto. L’inquinamento non è conteggiato nel prezzo del prodotto.[…] lo spostamento del potere politico verso le multinazionali e la perdita di diritti nei Paesi importatori senza alcun miglioramento sociale nei Paesi esportatori, che si ritroveranno il loro territorio devastato. Un disegno degno di menti criminali, di alieni che si sono impossessati dei corpi dei manager delle multinazionali e del WTO per distruggere il pianeta Terra. La libera circolazione delle merci può avvenire solo a parità di diritti sociali e sindacali. Altrimenti si applichino i dazi.”

(fonte: beppegrillo.it – Dazi o schiavitù – 7 Luglio 2012)

Questo, in sintesi, il giudizio sulle conseguenze dei flussi di capitali/merci tra paesi con diverso rapporto costo del lavoro/diritti dei lavoratori, espresso un anno fa sulle pagine che fanno da sede al Movimento5stelle dal suo fondatore e che quindi possiamo considerare la posizione ufficiale del movimento almeno fino a smentita (e successiva espulsione) di qualcuno dei suoi portavoce.

Per risolvere i dubbi di chi volesse attribuire al tempo trascorso un eventuale cambio di posizione, vale la pena leggere la sintesi del colloquio con il Presidente della Repubblica avvenuto il mese scorso nel punto in cui riprende e focalizza ulteriormente il problema:

“Per uscire dalla crisi bisogna applicare i dazi e difendere il made in Italy”

(fonte: Giornalettismo – Beppe Grillo e l’incontro con Napolitano al Quirinale – 10 Luglio 2013)

Ma anche quanto dichiarato a Prato, in un incontro con i cittadini nel Dicembre 2012 durante il quale si è soffermato sul problema della comunità cinese insediatasi in quell’area:

“Questa comunità va integrata – ha sottolineato – i loro prezzi di mercato sono decisamente inferiori ai nostri e allora o si cercano dei patti, che spesso però non vengono rispettati, oppure poniamo dei dazi per l’ingresso in Italia delle loro merci”

(fonte: Notizie di Prato – Notizie – 15 Dicembre 2012)

Insomma, la posizione del fondatore e quindi del Movimento5Stelle sul tema è considerabile decisamente protezionista in termini economici e come sempre catastrofica in termini sociali e ambientali.

Ma i dazi, si sa, non sono provvedimenti che vengono presi a cuor leggero.
Serve discussione, elaborazione, proposta, persuasione e maggioranza.
Per realizzare questo percorso il Movimento ha come è noto finalmente messo a disposizione dei cittadini il tanto atteso Parlamento Elettronico, che in questi giorni sta completando le procedure di iscrizione dei primi 1000 fortunati che potranno fare la storia, l’economia, la sociologia e pure l’ecologia, tutto con nome, cognome, un pin e un codice numerico generato da un Token OTP (One Time Password), un dispositivo delle dimensioni di una chiavetta usb che ha la funzione di generare password casuali che cambiano a intervalli temporali e assegnate all’utente cui il Token viene collegato.
Naturalmente il dispositivo ha un costo per l’organizzazione e di conseguenza per l’iscritto, ma come da programma il Movimento5Stelle sensibile al tema della trasparenza dei costi ce ne fornisce la documentazione, pubblicata sulle pagine del Parlamento alla voce Trasparenza, appunto.
Dal Documento di trasparenza costo definitivo Token, si possono estrarre diverse informazioni, che vale la pena passare una per una.

La prima è che l’acquisto è stato effettuato dal Gruppo Consiliare Movimento5Stelle Lazio e siglato da Davide Barillari, il presidente del Gruppo.
Come è stato fatto notare da altri nei commenti al post precedente, un acquisto fatto come Gruppo Consiliare si suppone venga contabilizzato tra le uscite di cassa del Gruppo e quindi effettuato con i fondi dello stesso.
Fondi che in quanto riferiti e gestiti dal Gruppo arrivano sia dalle donazioni private che dai contributi pubblici.
Escludendo l’utilizzo delle donazioni a oggi ricevute sul conto aperto per finanziare il Parlamento Elettronico, dal momento che se fossero stati presi da lì il contatore visibile sul sito si sarebbe dovuto azzerare, resta l’ipotesi che il resto della spesa sia stato coperto con i soldi che lo stato mette a disposizione dei Gruppi per l’attività politica.
Quelli, per capirci, che dovremo vedere contabilizzati e pubblicati sul sito del Gruppo Consiliare non appena disponibili, perché non restituiti allo Stato.
Nulla di illecito, intendiamoci, il Parlamento Elettronico è attività politica legittima, semplicemente attendiamo di leggere i costi pubblicati sulla pagina di chi li ha sostenuti.
Non dovessimo trovare la documentazione pubblicata, non resterà che pensare all’unica alternativa e quindi che siano stati messi a disposizione da privati attraverso canali diversi da quelli verificabili seguendo il Gruppo e in quel caso la domanda che nasce spontanea sarà: chi? (traduzione italiano-grillino: ki li paka?)

La seconda informazione, collegata alla precedente, che si estrae da quel documento è il prezzo del singolo Token: 5 dollari.
Un prezzo davvero concorrenziale, se si prova a fare un confronto con i prezzi consultabili in rete.
Dopo una breve ricerca si può infatti scoprire che i prezzi naturalmente variano, ma all’interno di un range sempre e comunque a doppia cifra.
Li si può acquistare da una società di Milano per esempio, che li vende a 30 euro l’uno.
Oppure li si può acquistare dalla famosa società di Arezzo che fornisce hosting, pec e servizi internet, che li vende a 36 euro (+iva)
Se si va in Emilia li si trova addirittura a 68 euro l’uno.
Un prezzo vicino a quello di un’azienda calabrese, che li vende a 65.
Si penserà che l’Italia forse è un po’ cara e quindi forse vale la pena uscire dai confini per andare in Europa, dove però non si risparmia perché per esempio in Germania li si trova a 73 euro l’uno quindi addirittura più cari che in Italia, ma anche a 27 euro se ci si affida al noto sito di Aste On line per contattare un’altra azienda tedesca.
Insomma, dovunque ti giri e qualsiasi canale percorri, in Europa a meno di 25 euro non li trovi.
Come è stato possibile quindi, per il Movimento che vuole dazi e protezionismo per salvare gli imprenditori italiani, trovare un prezzo che è inferiore addirittura dell’80% rispetto al prezzo più basso trovato consultando la rete?

Lo si capisce passando alla terza informazione estraibile dal documento e cioè l’azienda produttrice da cui li si è comprati: la Shenzhen Seamoon technology Co. LTD.
Curioso nome per un’azienda italiana che il Movimento salva dalla crisi, no?
Infatti, è cinese.
Di Prato, dirà il Cittadino fiducioso.
No, di Shenzhen come da nome, quindi proprio Cina Cina, quella a qualche migliaio di chilometri.
Prezzo più economico individuato in Italia: 27 euro.
Prezzo pagato in Cina: 5 dollari, -80%.
Non volendo abusare della memoria del lettore, riprendo solo un istante un passo della citazione che apre questo post per capire bene di cosa si sta parlando:

“Non c’è gioco. Il costo del lavoro di un rumeno o un indiano è imbattibile. Nessuna azienda italiana può competere se non riazzerando diritti e regole, come in effetti sta succedendo. Mi sembra una follia.”

Gli sembra una follia.
Pagare 27 euro un dispositivo che in Cina ti vendono a 5 dollari, forse intendeva.
Riprendiamo un altro passo? Riprendiamolo:

“Mentre si esportano capitali, si importano beni di qualunque tipo, trascurando del tutto l’impatto ambientale del trasporto. L’inquinamento non è conteggiato nel prezzo del prodotto.”

Verrebbe da chiedere al Gruppo Consiliare se mentre inviava il bonifico in Cina per importare un bene di qualunque tipo nel senso di qualunque tipo reperibilissimo in Italia ma ad un costo 5 volte superiore, si sia chiesto come mai in fattura non fosse conteggiato il costo dell’inquinamento dato dall’impatto ambientale del trasporto.
Ma non glielo si chiederà, dando per scontato che la risposta sia a loro più che nota: perché in Cina non si pongono il problema dell’impatto ambientale del trasporto né di qualsiasi altra voce d’impatto ecologico, sociale o sindacale che sia ed è per quello che guardaunpo’ i prodotti costano 5 volte meno che in Italia.

Ma la cosa più bella qual è?
Che se si va on line ad aquistare dalla stessa azienda lo stesso modello, lo si trova a 12 dollari, più del doppio (anche al netto del margine che si tiene il sito che ospita la vendita), per ordine minimo di 1000 pezzi, proprio la quantità acquistata dal Movimento.
Quindi non solo sono andati in Cina per pagare un quinto un prodotto acquistabile anche in Italia, ma oltretutto hanno anche trattato per ottenere un prezzo che è la metà di quel quinto.
E come lo strappi uno sconto così importante su un prezzo già di suo così basso?
Garantendo l’acquisto di quantità ben maggiori nell’immediato futuro.
E così si spiega anche il possibile motivo per il quale pur sapendo che a ottobre avranno bisogno di altri 9mila Token, hanno pensato di comprarne comunque solo 1000 e farsi spedire solo quelli.
Anche perché un Movimento così sensibile all’impatto ambientale del trasporto, avrà certamente pensato all’opportunità di ridurlo almeno per quanto possibile, per esempio comprandoli subito tutti e 10mila in una spedizione unica, invece che dividere gli acquisti in blocchi successivi che richiederanno spedizioni per ogni singolo lotto pur sapendo che la prossima spedizione la chiederanno tra nemmeno due mesi.

E qui chiudiamo il cerchio con l’ultima informazione estraibile, il costo del trasporto.
Per non dilungarmi ulteriormente non mi metterò anche a citare gli spettacoli nei quali il fondatore ci ha deliziato di quel passo comico che racconta il disatro dei camion che vanno avanti e indietro solo per alimentare il mercato dei trasporti su gomma mentre in tutto il resto del mondo le merci viaggiano in treno, mi limiterò a dire che la spedizione è a cura del noto spedizioniere visibile in fattura, poi ognuno si faccia l’idea di inquinamento che vuole pensando al treno con cui verranno consegnati i Token a Roma da Shenzhen.
Quello che mi interessa notare è che il costo finale all’utente, i famosi 6,20 euro, è ottenuto sommmando tutte le voci in fattura, quindi trasporto compreso, il che significa che il Cittadino ecologista che vuole iscriversi al Parlamento Elettronico per votare i dazi ai prodotti cinesi e salvare così il pianeta dai trasporti intercontinentali come da sermone del fondatore dai sacri palchi, per farlo paga un dispositivo fabbricato in Cina il cui costo, a suo carico, comprende quel trasporto intercontinentale che vuole abolire per salvare il pianeta.
Siamo al Bispensiero triplo carpiato.

Che l’imprenditore emiliano, calabrese, lombardo, che vende i Token a cinque volte il costo dell’equivalente cinese sia stato con ogni probabilità ai meeting ai quali i due fondatori del M5S vengono invitati dalle associazioni industriali per farsi spiegare la loro ricetta per non fallire e sia uscito dal meeting con la ferma volontà di votare questi ragazzi che finalmente ci mettono i dazi, rende tutto questo assolutamente tragico, surreale ma in fondo a suo modo meraviglioso.

Edit:
Questo articolo è stato modificato in data 4/8/2014 per aggiornare l’indirizzo web dal quale sono oggi scaricabili i documenti citati, dopo che il sito raggiungibile all’indirizzo www.parlamento5stelle.com sul quale erano originariamente ospitati è stato disabilitato.

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