Creare mondi in economia

E’ con debordante piacere che vi do quest’oggi il mio più caloroso benvenuto, carissimi ospiti alla cerimonia di premiazione del prestigioso concorso “Creare mondi in economia” istituito dalla nostra grande e possente Magrathea al cui organico da quest’oggi mi pregio di far parte, concorso che mi vede trionfatore colla mia proposta che ha sbaragliato ogni altra individualità concorrente.
Non mi soffermo sull’immensa soddisfazione che provo nel vedervi tutti qui riuniti, miei stimati colleghi, miei onorevoli superiori e anche miei riveriti ascendenti, ai quali non posso fare a meno di rivolgere i sensi della mia grande soddisfazione per aver potuto dimostrarvi che avevo ben ragione io, quando anziché cercare d’attrarre individualità a me affini a scopo ricreativo e riproduttivo (lodevoli e gradite attività previste e richieste dalla nostra natura) mi dedicavo a progettare mondi che soddisfacessero quei requisiti di qualità che da sempre sono un vanto di Magrathea (QUALI CHE SIANO I VOSTRI GUSTI, MAGRATHEA PUO’ SODDISFARLI. E NON E’ PER VANTARCI) e nel contempo venisse incontro alle difficoltà progettuali legate alla presente contingenza che vede una situazione di crisi economica quasi in ogni settore.
Il mio rivoluzionario progetto, infatti, non solo permetterà la creazione di nuovi mondi caratterizzati da un’enorme molteplicità di forme di vita ottenute impiegando soltanto una manciatella di tipi di atomi tra i più piccoli ed economici, ma mi permetterà di poter scegliere tra moltitudini d’individualità (attratte dall’enorme prestigio che la carica di programmatore di Magrathea comporta) quelle più adatte per gli scopi ricreativi e riproduttivi di cui sopra, e a questo punto spero vorrete permettere ch’io mi conceda un minuscolo moto di soddisfazione rivolto a chi ha finora dubitato delle mie capacità.

Bene, e a questo punto direi che posso iniziare ad illustrarvi i punti salienti di questo mio straordinario progetto, coadiuvato non solo dallo schema di uno dei soggetti ‘tipo’ che il mio progetto permetterà di allestire, schema che vedete qui raffigurato:

ma anche dalle ottime proiezioni tridimensionali dei nuovi tipi di mondi che il buon Slartibartfast, che da oggi con enorme soddisfazione posso chiamare mio collega, ha preparato per noi, proiezioni alle quali farò riferimento per illustrarvi con esempi pratici il mio progetto (che senza falsa modestia non esito a definire semplicemente geniale) in modo da tediarvi il meno possibile andando a descrivere la situazione a livello molecolare.
Ordunque, mettendoci dal punto d’osservazione delle proiezioni tridimensionali che ci forniscono una rappresentazione di ciò che sarà la vita nei nuovi tipi di mondi da me progettati, (proiezioni preparate, come vi ho testé detto, dall’eccellente Slartibartfast a cui rivolgo il mio sincero grazie da collega a collega) tutti possiamo renderci conto che esistono oggetti la cui immagine speculare non è sovrapponibile all’originale, cioé che ci sono oggetti per i quali la coppia costituita da ‘oggetto – immagine speculare dell’oggetto’ è una coppia fatta da due oggetti distinti e non da un unico oggetto ripetuto identico per due volte.
Un esempio classico di questi tipi di oggetti è costituito dalle due mani: possiamo vedere una delle due come l’immagine speculare dell’altra e notare che le due mani non sono sovrapponibili, cioé non si possono mettere a contatto in modo da farle sovrapporre in modo totale.
Se state pensando che posso sovrapporle unendo i due palmi non state considerando che, anche se avete sovrapposto i palmi, non avete sovrapposto i dorsi, che restano rivolti uno da una parte e uno dall’altra anziché essere rivolti entrambi dalla stessa parte.
Le mani sono, quindi, una coppia di oggetti speculari non sovrapponibili, e, tanto per usare un termine tratto dal greco, possiamo chiamarle oggetti chirali (dove, in greco, chèir significa mano), e possiamo estendere questa definizione a tutti quegli oggetti la cui immagine speculare è non sovrapponibile all’originale.
Ovviamente, oggetti chirali saranno anche ad esempio i piedi e in generale tutti quegli oggetti (come viti, cavatappi, eliche, scarpe, guanti, e chi più ne ha più ne metta) per i quali l’immagine speculare è non sovrapponibile all’originale. Tra l’altro, mi preme farvi notare che tutti questi oggetti sono caratterizzati dal non avere un piano di simmetria, cioé dall’essere privi di un piano che li divida in due parti uguali.
Caratteristica di queste coppie di oggetti è che i due ‘individui’ (che ho deciso di chiamare enantiomeri dal greco enantìos, opposto), pur essendo estremamente simili tra di loro, non sono tuttavia in alcun modo interscambiabili: tutti noi conosciamo il disagio che si prova quando ci s’infila per errore il guanto destro sulla mano sinistra o viceversa, oppure quando ci s’infila la scarpa ‘sbagliata’ (termine che di per sé indica efficacemente che due coppie associate di oggetti chirali (piedi e scarpe, in questo caso) non possono essere combinate a caso, ma va rispettata la combinazione corretta).

Bene, passiamo ora a vedere come sia possibile sfruttare a livello molecolare questa caratteristica degli oggetti.
Se decidiamo di utilizzare il carbonio come atomo di partenza per costruire molecole, vediamo subito che quando l’atomo di carbonio si lega ad altri atomi per formare delle molecole andrà a formare quattro legami (“Perchè proprio quattro?” potreste chiedervi voi. E io vi risponderei che è a causa del numero di elettroni che il carbonio ha disponibili per formare i legami, numero di elettroni che naturalmente è una caratteristica di ciascun atomo).
Bene, se un atomo deve formare quattro legami equivalenti tra loro con quattro altri atomi, c’è un unico modo in cui può disporre nello spazio questi quattro legami in modo che siano equidistanti tra loro (non dimentichiamo che i legami son fatti da coppie di elettroni e quindi in pratica abbiamo quattro cariche elettriche dello stesso segno che ovviamente tenderanno a stare il più possibile lontane tra loro).
La geometria ci dice che l’unico modo in cui questi quattro legami si possono disporre nello spazio in modo da essere equidistanti è il tetraedro:

Guardando l’immagine di sinistra (che rappresenta una struttura ch’è quella che viene utilizzata nei chiodi a quattro punte usati nei vecchi film di avventura: in qualunque modo li si butti ci son sempre tre punte rivolte verso il basso ed una rivolta verso l’alto) si può immaginare la palletta centrale come l’atomo di carbonio e le quattro alle estremità come i quattro atomi ad esso legati.
A questo punto, se noi immaginiamo di legare al carbonio centrale quattro atomi che siano diversi tra loro otteniamo una struttura tridimensionale che non ha alcun piano di simmetria che la divida in due parti uguali, e quindi otteniamo un oggetto chirale che esisterà come coppia di enantiomeri, cioé la coppia costituita dall’oggetto stesso e dalla sua immagine speculare non sovrapponibile.
Alla base del mio innovativo progetto per la costruzione di mondi d’enorme molteplicità delle forme di vita ad un costo sostenibile c’è questo fondamentale principio geometrico: basandomi su molecole chirali ho potuto creare molteplicità e selettività con pochi tipi economici di atomi, e adesso vi mostrerò in che modo.
Ho progettato forme di vita basate sulla chimica del carbonio e m’accingo ora ad illustrarvi alcuni esempi di come si possano usare i principi che vi ho appena descritto per differenziare le forme di vita.
In questi miei nuovi, innovativi mondi, le forme di vita saranno costituite da svariati tipi di molecole, tra le quali un ruolo fondamentale è svolto da macromolecole chiamate proteine che ho ottenuto legando in sequenza delle unità costituenti chiamate amminoacidi (in pratica, possiamo vedere una proteina come una specie di ‘collana’ che si ottiene legando l’una di seguito all’altra delle ‘perle’ che sono gli amminoacidi).
Ciascuna di queste unità costituenti, ciascuno di questi amminoacidi, altro non è che un carbonio tetraedrico con quattro sostituenti diversi tra loro, e quindi altro non è che una molecola chirale che quindi esiste come coppia di enantiomeri, ne potete vedere un esempio in quest’immagine, che tra l’altro offre un bel richiamo al discorso sulle mani che abbiamo appena fatto:

Ciascuno degli amminoacidi (sono in tutto una ventina) che ho usato per costruire l’infinita quantità e varietà di proteine che caratterizzano la strabordante quantità di forme di vita dei mondi che ho progettato, è fatto di un atomo di carbonio centrale a cui son sempre legati un idrogeno (H) un gruppo carbossilico (COOH) ed un gruppo amminico (NH2), ciò che differenzia questa ventina di amminoacidi l’uno dall’altro è il gruppo R, che è comunque costituito da gruppi di atomi piuttosto piccoli (come carbonio ed idrogeno, in alcuni casi anche azoto e/o ossigeno, più raramente zolfo).
E’ il tipo di gruppo R che caratterizza l’amminoacido e lo rende diverso dagli altri, e qualunque sia il gruppo R presente, l’amminoacido sarà una molecola in cui il carbonio centrale è legato a quattro gruppi diversi tra loro e quindi sarà una molecola chirale, e quindi ciascun amminoacido esisterà come coppia di enantiomeri.
A questo punto apro una piccola parentesi per far notare che in un unico caso potrò avere un amminoacido non chirale, ed è il caso in cui il gruppo R sia un idrogeno (H): in quel caso, infatti, i quattro sostituenti non son più tutti e quattro diversi tra loro e la molecola risultante avrà quindi un piano di simmetria (quello che ‘taglia’ in due la molecola passando per i gruppi COOH ed NH2) che la divide in due parti che, se R=H, saranno uguali.

Bene, a questo punto io dispongo di una ventina di amminoacidi (ciascuno dei quali, tranne uno, esiste come coppia di enantiomeri), e adesso vi mostrerò come sia possibile con così pochi (ed economici!) elementi costitutivi creare mondi in cui le forme di vita siano differenziatissime, e vi dirò che son piuttosto fiero del mio progetto di cui anche la commissione giudicatrice che mi ha premiato ha riconosciuto l’indubbio valore.
Intanto, il modo col quale i vari ammioacidi si legano assieme è di per sé geniale, ché il legame che li unisce è così resistente che i vari tetraedri che compongono la catena proteica non riescono a ruotare liberamente l’uno rispetto all’altro e son costretti ad assumere una disposizione rigida nello spazio.
Immaginate infatti che la ‘collana’ che costituisce la proteina sia composta da una successione di tetraedri che potranno essere di una ventina di tipi (sono i venti amminoacidi, i tetraedri che ne rappresentano la struttura saranno diversi l’uno dall’altro in base al gruppo R che contengono), legati l’uno all’altro per mezzo di ‘sbarrette’ rigide che uniscono un vertice di un tetraedro col vertice del tetraedro successivo (è il legame tra gli amminoacidi, si chiama legame peptidico) ed impediscono ai tetraedri di ruotare l’uno rispetto all’altro.
In questo modo la catena della proteina assumerà una forma non casuale né mutevole, ma al contrario piuttosto rigida e dipendente dal tipo e dalla sequenza degli amminoacidi che la compongono, e che già di per sé non presenterà un piano di simmetria e che quindi sarà essa stessa chirale.
Se consideriamo infatti l’unico amminoacido non chirale (quello nel quale R=H) ed immaginiamo di legare l’una all’altra tante molecole uguali di quello stesso amminoacido, vediamo che la catena che otteniamo si dispone a formare un’elica e quindi una struttura senza piani di simmetria e quindi di per sé chirale e quindi esistente come coppia di enantiomeri nonostante nessuno degli amminoacidi che la compongono sia chirale.
Voi capite bene che con queste premesse la moltepicità di prodotti che posso ottenere è enorme.
Mi son anche preso la briga di progettare le proteine utilizzando soltanto uno dei due enantiomeri possibili per ciascun amminoacido, ed ho deciso di usare solamente l’enantiomero che chiamerò L, e quindi tutte le proteine delle varie forme di vita contengono soltanto L amminoacidi (tranne che nel caso del veleno di alcuni serpenti o nelle tossine di alcuni funghi, giusto così per dare un po’ di movimento alla faccenda).
Ecco che allora con soltanto 20 amminoacidi o poco più, per di più fatti usando atomi piccoli (ed economici!) io ho potuto progettare un’infinita serie di proteine completamente diverse l’una dall’altra semplicemente variando il numero, il tipo e la sequenza degli L amminoacidi utilizzati.
Pensate che le proteine di tutti gli esseri viventi (quindi ad esempio quelle degli esseri umani e quelle, chessò, delle aragoste o delle querce) son fatte usando gli stessi identici 20 amminoacidi e cambiando soltanto il numero, il tipo e la sequenza di queste molecole.
E le proteine che ottengo sono anch’esse prive di piani di simmetria e quindi possono esistere anch’esse come coppie di enantiomeri, e dal momento che ho deciso di impiegare soltanto L amminoacidi otterrò soltanto uno dei due enantiomeri, cosa che mi ha consentito di progettare tutta una serie di reazioni, coinvolgenti le proteine, che si basano su un principio chiave-serratura: soltanto la proteina con la forma giusta e con i gruppi che devono reagire orientati nel modo giusto potrà entrare nella zona prevista per la reazione e farla avvenire, né più né meno di una chiave che potrà entrare nella serratura e girarvi soltanto se è la chiave ‘giusta’.
Vedete quanto è innovativo questo mio progetto, quant’è geniale, quant’è economico?
Se non avessi deciso di usare uno solo di due enantiomeri possibili per ciascun amminoacido una parte di questa selettività sarebbe andata perduta, mentre impiegando solo l’enantiomero L ho un enorme aumento di selettività, al punto che se per ipotesi provassi a nutrire un essere umano con cibo contenente proteine costituite da D amminoacidi (gli enantiomeri degli L), il poverino morirebbe di fame perché queste proteine sarebbero l’immagine speculare di quelle necessarie per entrare nei siti di reazione e quindi sarebbe impossibile che ci entrassero e reagissero né più né meno di come sarebbe impossibile aprire una serratura usando la chiave speculare di quella giusta.

E sfruttando la forma delle molecole si può ‘ingannare’ l’organismo, come nel caso del dolcificante ipocalorico aspartame, che è una molecola completamente diversa dallo zucchero, ma che ha un’analoga forma tridimensionale grazie alla quale riesce ad entrare nei recettori del sapore dolce che abbiamo in bocca (sono dei siti particolari grazie ai quali la sensazione dei sapori (dolce, salato, aspro, amaro e umami) arriva al cervello), e quindi può essere utilizzato per dolcificare i cibi senza usare zucchero, che ha molte più calorie dell’aspartame.
Tra l’altro, vorrei richiamare ancora una volta la vostra attenzione su quanto quest’idea di utilizzare la forma delle molecole permetta un’enorme selettività: figuratevi che basta staccare un piccolo ‘pezzo’ della molecola di aspartame (cosa che può avvenire ad esempio con un riscaldamento prolungato) perché il prodotto non abbia più la forma giusta per entrare nei recettori del sapore dolce ma entri invece in quelli del sapore amaro, e quindi non è consigliabile utilizzare aspartame nelle preparazioni da forno.
E sempre grazie alla forma delle molecole si possono anche creare dei farmaci di forma tale che possono andare a reagire solo e soltanto in determinati siti di reazione dando solo e soltanto un certo tipo di reazione, mentre sostanze simili a quel farmaco ma non uguali non riusciranno ad entrare nel sito e quindi a reagire, e la complessità delle reazioni che ho progettato è tale che a volte può accadere che se la forma non è quella giusta il farmaco, anziché essere inattivo, sia addirittura dannoso: è il caso del talidomide, un farmaco per la cura delle nausee perniciose in gravidanza, che disgraziatamente all’interno dell’organismo viene coinvolto in reazioni che lo trasformano nel suo enantiomero il quale sfortunatamente è teratogeno, cioé provoca malformazioni nel nascituro.
E ancora: la forma di queste molecole è così legata alla loro funzione biologica che se per ipotesi dovessero perdere la loro forma nativa (cioé se si dovessero denaturare) anche la funzione verrebbe compromessa, e posso citarvi ad esempio quello che succede con una delle proteine più grandi e complesse che ho previsto per il ‘funzionamento’ degli esseri umani, cioé l’emoglobina presente nel loro sangue, che è molto sensibile agli effetti del calore e si denatura a temperature superiori ai 40 gradi centigradi ( e questo fa sì che il fenomeno della febbre molto alta sia così pericoloso per la vita degli esseri umani).
Quando avviene la denaturazione dell’emoglobina la molecola perde la sua capacità di sciogliersi in acqua, e quindi se si lavano le macchie di sangue su un tessuto usando acqua troppo calda la temperatura eccessiva farà sì che non sarà più possibile toglierle dal tessuto, quelle macchie, perché l’emoglobina non si scioglierà più.

E la genialità del mio progetto non si ferma qui, ché potrei parlarvi di come, sempre sfruttando la struttura tetraedrica dell’atomo di carbonio e le proprietà geometriche che ne derivano, io sia stato in grado di progettare una classe di composti che ho chiamato carboidrati e che son caratterizzati dall’avere più di un atomo di carbonio chirale e di quanto l’avere più di un atomo di carbonio chirale all’interno di una molecola aumenti le possibilità di disporre i vari gruppi in uno spazio tridimensionale ottenendo molecole molto simili e tuttavia differenti, o di come, sfruttando soltanto la diversa orientazione del legame che unisce molte unità di glucosio tutte uguali io sia stato in grado di ottenere due composti, l’amido e la cellulosa, così diversi tra loro che vengono usati dagli organismi per scopi completamente differenti, l’uno come riserva energetica e l’altro come elemento per dare rigidità alle strutture.
E a questo proposito mi piace accennare anche al piccolo, ulteriore tocco di genio costituito dal prevedere, per la rottura di questi due legami orientati in modo diverso, l’impiego di due proteine differenti, una delle quali permette l’ottenimento del glucosio dall’amido, mentre l’altra permette di ottenerlo dalla cellulosa: in questo modo, dotando gli esseri umani soltanto della proteina che permette di ottenere glucosio dall’amido, ho ottenuto che essi non possano ricavare nutrimento dal legno o dall’erba (come fanno invece i tarli o i ruminanti, che ho dotato della proteina per ricavare il glucosio dalla cellulosa).
E mi piacerebbe anche parlarvi di come, sfruttando una semplice interazione elettrostatica, ho fatto sì che i nuovi nati di ciascuna specie conservino le caratteristiche peculiari di quella specie, e quindi di come un bimbo possa avere gli occhi come quelli della mamma, le orecchie come quelle del prozio e il naso come quello dell’idraulico (ma forse quest’ultimo fatto lo si può spiegare più agevolmente considerando interazioni di tipo diverso da quello elettrostatico), ma ritengo di avervi sufficientemente illustrato questo mio nuovo, innovativo, economico e geniale progetto, e poi, ad onor del vero, c’è vicino all’uscita un gruppetto d’individualità colle quali vorrei intrattenermi, ché mi sembrano assai interessate a ricevere maggiori approfondimenti sul mio progetto.

Mia carissima, questo è il discorso che l’individualità nota come Geodeck Omblowonskii Derrentfourth (che le sue vibrazioni possano essere perturbate in eterno!) ha tenuto in occasione della propria assunzione a Magrathea come progettista di mondi, te lo invio perché tu possa farti un quadro il più possibile chiaro della situazione.
Lo so, lo so, non occorre che tu mi ricordi che in quell’occasione mi sconsigliasti di assumere un’individualità così palesemente inadeguata al ruolo di progettista, un’individualità le cui vibrazioni, che con la tua squisita sensibilità avevi percepito così disturbate, trasmettevano un’immediata sensazione di meschineria, vanagloria, cialtronaggine e perfino di crudeltà, ma cosa dovevo fare?
Se ben ricordi, la congiuntura economica stava mettendo Magrathea in ginocchio, se non avessimo trovato il modo di produrre mondi di buona qualità a costi di gran lunga inferiori ai precedenti avremmo dovuto chiudere un’azienda che era esistita fin dalla notte dei tempi.
E questa individualità, ancorché così palesemente inadeguata sul piano personale, aveva purtuttavia messo a punto un sistema semplicemente geniale per creare mondi ricchi di forme di vita diversificate e complesse, e ad un costo inferiore della metà di quello di prima!
E allora l’ho assunto, ‘sto Geodeck Omblowonskii Derrentfourth, e gli ho affiancato il buon vecchio Slartibartfast perché lo tenesse d’occhio, e anche quello è stato un errore, perché il povero vecchio, ormai buono solo più a progettar fiordi, non poteva certo tenere il passo con i mille guai che ‘sta individualità del malanno ha cominciato subito a combinare: avances oltraggiose alle altre individualità (mi hanno raccontato certe cose da far fremere le vibrazioni per l’orrore, ti assicuro! Pare che fosse un autentico pervertito, ma non voglio turbarti entrando in dettaglio), comportamento irrispettoso verso le individualità di livello superiore, atteggiamento sprezzante verso quelle di livello inferiore, e a danno dei più deboli certe beffe atroci che dimostravano un senso dell’umorismo quanto meno bizzarro. E alle rimostranze delle individualità le cui vibrazioni erano state gravemente e spesso dolorosamente perturbate costui non dava altra risposta che un indisponente “Ma era solo uno scherzo innocente!”
Insomma, la situazione qui a Magrathea era diventata invivibile, ma non occorre certo ch’io lo racconti proprio a te, mia carissima, che da sempre sai cogliere ogni sfumatura delle mie vibrazioni.
Per fortuna il progetto messo a punto da quel marmocchio strafottente funzionava a meraviglia e cominciammo a sfornare una serie di mondi, la cui vita era basata sulla chimica del carbonio, che ci riuscivano uno più bello e diversificato dell’altro e che naturalmente andavano a ruba, ché i nostri clienti erano felicissimi di acquistare mondi di elevata qualità ad un prezzo che arrivava ad essere anche del 10% inferiore a prima.
E a quel punto ho commesso l’errore madornale di ritenere di potermi impunemente liberare di quella disgrazia del piccolo megalomane pervertito, e l’ho licenziato.
Non l’avessi mai fatto!
Il fetente, prima di andarsene, ha inserito un bug nel programma generale di creazione e di gestione dei mondi basati sulla chimica del carbonio, e adesso in tutti (TUTTI, capisci?) quei mondi nelle menti delle forme superiori delle specie viventi è stato introdotto un concetto talmente malato e distorto che esito perfino a comunicartelo, un concetto che poteva venire in mente solo a quel piccolo pervertito megalomane di Derrentfourth, il concetto di “peccato”, grazie al quale non solo queste sfortunate forme di vita non possono godere liberamente delle gioie dell’esistenza, ma ne sono anche spinte, attraverso un perverso meccanismo mentale che non ti sto a descrivere per non perturbare ulteriormente le tue delicate vibrazioni, a cercare di “purificarsi” per rendersi degne di “avvicinarsi spiritualmente” all’individualità che ha creato il programma del loro mondo!
E non sto a descriverti i devastanti effetti collaterali di questo bug, ti basti sapere che in tutti questi mondi le forme di vita superiori si consorziano in gruppi che poi trascorrono l’esistenza a combattersi tra loro con modalità di vario tipo, una delle quali è denominata “guerra” e comporta la terminazione reciproca dell’esistenza da parte delle forme di vita.
Naturalmente comprenderai che la cosa ha provocato una sollevazione generale di tutti i nostri clienti che si sono ovviamente rifiutati di tenersi un prodotto così deteriorato e che hanno iniziato a reclamare a gran voce la sostituzione in garanzia o la restituzione del pagamento fatto, e a questo punto entri in scena tu, mia carissima, mia unica, con la tua impareggiabile intuizione che arriva là dove non giungono la matematica, la fisica, la chimica, la programmazione ed anche la filosofia e tutto lo scibile a noi noto: sì, perché noi finora quel maledetto bug non siamo ancora neppure riusciti a localizzarlo, figuriamoci poi ad eliminarlo, ma se non facciamo qualcosa per risolvere la situazione mi toccherà ritirare e smantellare a mie spese tutti ‘sti mondi del malanno e in più rifondere tutti i clienti.
Tu capisci che una tale prospettiva m’induce a considerare favorevolmente l’ipotesi di porre volontariamente fine alle mie vibrazioni…
E allora mia carissima, mio amore, mia amica, mia compagna di tante avventure io ti prego, anzi ti scongiuro di volermi venire in aiuto con questo mio problema prima che la situazione qui a Magrathea si faccia irreparabile.
Sono certo che nella tua infinita bontà riuscirai a trattenere una volta di più quel “Te l’avevo detto, io!” che so di meritarmi pienamente e, credimi, mai come questa volta rimpiango di non averti dato ascolto e rimango in attesa, mia amatissima, di quel che riuscirai ad escogitare per risolvere questo problema spinosissimo che mi sta togliendo la pace.
Certo che se avessi immaginato che sarebbe finita così, mai e poi mai l’avrei assunto, quell’accidenti di G.O.D.!

Grazie a The marit per avermi dato un piccolo, geniale spunto che mi ha ispirato tutto il resto, e ovviamente grazie anche a Douglas Adams.
Senza di loro questo racconto avrebbe avuto una forma completamente diversa.

Ho pubblicato questo articolo anche sul forum (inaugurando così la sezione Scienza e Ricerca), dove potremo dilettarci con gli approfondimenti agli argomenti che vi ho proposto, lo trovate qui.

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