Cos’è lo Stato

Da un’intervista rilasciata al Time, prendiamo una frase di Grillo.

Give us time. I propose a basic idea. It’s not a political plan. It’s a view of the world. It’s not substituting one political class with another. We want 100% of parliament, not 20% or 25% or 30%. When the movement gets to 100% when the citizens become the state, the movement will no longer need to exist. The goal is to extinguish ourselves.

Dateci tempo. Propongo un’idea di base. Non è un piano politico. E’ una visione del mondo. Non si tratta di sostituire una classe politica con un’altra. Noi vogliamo il 100% del parlamento, non il 20% o il 25% o il 30%. Quando il movimento prenderà il 100%, quando i cittadini diventeranno lo Stato, il movimento non avrà più necessità di esistere. Il nostro obiettivo è estinguerci.

Ora, premesso che le idee espresse da Grillo in molti frangenti, questo compreso, mi ricordano delle altre che giravano nel triennio ’19-’22, c’è qualcosa che dovrebbe venirci in mente.

E in particolare, dovrebbe venirci in mente una domanda.

Cos’è uno Stato?
Diamone una definizione, tra le tante possibili.

Lo Stato è un insieme all’interno del quale vengono compresi tutti cittadini, i quali possono avere opinioni differenti.

All’interno dello Stato democratico avviene il dibattito e possono esistere “anime” differenti. Queste anime sono costituite da impianti logici e di idee che accomunano gruppi di cittadini.
Sulla base di queste “anime” vengono ad esempio costruiti i partiti. I partiti riuniscono cittadini con idee simili, permettendo quindi la loro aggregazione, associazione e organizzazione.

Ora, il dibattito avviene anche all’interno di un partito, ma senza mai uscire da certi canoni, perchè un dato partito rappresenta appunto una certa “anima”. Se una persona cambia radicalmente idea e non si trova più d’accordo con niente nel suo partito, non è il partito a dover cambiare tutti i suoi fondamenti, ma è la persona che deve cambiare partito. Questo ovviamente non concerne i regolamenti interni del partito (a parte casi estremi, come l’eccessivo leaderismo del segretario) ma riguarda le idee in sè.

Troveremo quindi all’interno del partito persone che sono “di colore uguale ma sfumatura diversa”. Rosso carminio e rosso scarlatto saranno nel partito dei rossi. Blu elettrico e blu oltremare saranno nel partito dei blu. Semplice.
Questi partiti hanno idee così diverse che si escludono l’un l’altro. Possono andare d’accordo su alcune cose, votare insieme alle volte, ma l’intersezione delle idee e dei programmi è così piccola che è necessario distinguere le due offerte politiche. Aut aut, insomma.

Il dibattito democratico quindi avverrà tra i partiti, all’interno dello Stato. Le anime differenti coesisteranno e mostreranno le loro idee e programmi alla popolazione, che sceglierà quali adottare.

Tornando alla definizione di Stato che abbiamo dato prima, capiamo che lo Stato comprende tutti i cittadini, tutti i partiti, tutte le idee.
Il partito quindi è un sottoinsieme dello Stato.

Se il partito invece pretende di comprendere tutti i cittadini e tutte le idee, esso di fatto si sostituisce allo Stato, perchè le due definizioni finiscono per sovrapporsi.
Uno Stato che ha un solo partito non è però democratico, perchè non garantisce la rappresentanza delle varie “anime”. E’ lo Stato appunto che deve garantirla, assicurando l’esistenza di diversi partiti e la loro possibilità di avere idee molto differenti e di dibattere su di esse.

Grillo sta quindi proponendo un modello di Stato in cui rimanga un solo soggetto politico, casualmente quello fondato da lui, che è per giunta di sua proprietà, come è scritto nel Non-Statuto, il che è una forte aggravante.
Come abbiamo detto, se esiste un solo partito, questo si sostituisce allo Stato, che quindi diventerebbe, in qualche modo, di proprietà di Grillo. Non nel senso materiale, ovviamente, ma è chiaro che il leader assoluto dell’unico partito esistente ha poteri e influenza difficilmente limitabili.

Del resto basta controllare su Wikipedia, alla voce Totalitarismo: “Il regime totalitario è caratterizzato soprattutto dal tentativo di controllare capillarmente la società in tutti gli ambiti di vita, imponendo l’assimilazione di un’ideologia: il partito unico che controlla lo Stato non si limita cioè a imporre delle direttive, ma vuole mutare radicalmente il modo di pensare e di vivere di tutta la società.
Il termine totalitarismo, inoltre, è usato nel linguaggio politico, storico e filosofico per indicare “la dottrina o la prassi dello Stato totalitario”, cioè di qualsiasi stato intenda inserirsi nell’intera vita anche privata dei suoi cittadini, al punto da identificarsi in essi o da far identificare essi nello Stato

Questo non significa che Grillo voglia consciamente o inconsciamente diventare il Duce o volontariamente voglia creare uno Stato totalitario.

Però è quello che sta facendo, che se ne renda conto oppure no.

E quando dice che il movimento si scioglierà non appena raggiunta la totalità dei voti, possiamo anche credere nella sua buona fede, ma ricordatevi che un altro leader di un movimento aveva detto la stessa cosa:

Raggiunta la soluzione nel nostro senso dei fondamentali problemi che oggi travagliano la nazione italiana, il fascismo non si ostinerà a vivere, come un anacronistica superfetazione di professionisti di una data politica, ma saprà brillantemente morire senza smorfie solenni” – [Il Popolo d’Italia – 3 luglio 1919]
E sappiamo com’è finita.

I commenti sono chiusi.