Che fine ha fatto l’inchiesta MOSE?

Le corruzioni del Consorzio Venezia Nuova (CVN) verso i politici Chisso, Galan e Orsoni.


Come avviene il finanziamento illecito? In due modi:


Nascondendo il vero finanziatore 

CVN dà soldi per operazioni inesistenti ad una consorziata la quale eroga finanziamenti legali ad una persona politica

Attingendo a fondi senza la delibera di chi dà il finanziamento

CVN dà soldi per operazioni inesistenti ad una consorziata la quale retrocede parte dei soldi al CVN stesso che li mette in un fondo e li preleva per erogarli senza che il cda approvi.

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In tutti e due i casi si può parlare di


– finanziamento ad un partito e quindi reato di finanziamento illecito ai partiti

– finanziamento ad una persona e quindi reato di corruzione

Cerco di fare un minimo di chiarezza sull’affaire MOSE (Modulo Sperimentale Elettromeccanico) e la corruzione nella PA regionale in Veneto. L’ordinanza di custodia è lunga e qui voglio discutere solo della parte riguardante il rapporto imprenditoria politica. A grandi — ma grandi — linee si può dire che il CVN aveva tra le sue consorziate alcune ditte di non proprio specchiata onestà. Tra queste la San Martino, la Mantovani, Adriainfastrutture (una controllata della Mantovani), il COVECO (a sua volta un consorzio), le quali, grazie ad altre ditte, creavano fondi con fatturazioni per operazioni inesistenti. Alcune di queste fatture false andavano a bilancio delle aziende stesse, alcune venivano retrocesse verso il CVN. Che fine facevano quei soldi? A chi andavano?


Parte di questi soldi finivano per pagare funzionari e politici regionali veneti. Questa è l’accusa dei PM; accusa ripetuta dai “grandi accusatori” Mazzacurati, Baita e Minutillo. I politici di primo piano coinvolti sono Galan, Chisso e Orsoni.

Tra questi accusatori il Mazzacurati non potrà ripetere le accuse per il suo stato di salute e in più le sue dichiarazioni rischiano di essere ridimensionate al processo dopo che è stata trovata una perizia neurologica — che porta una data precedente alle dichiarazioni rese ai PM — nella quale viene attestata la non perfetta salute dell’ingegnere. Baita e Minutillo sono ai ferri corti; il primo ha citato in giudizio la seconda. Inoltre alla Minutillo viene contestato uno stile di vita ben al di sopra delle sue possibilità economiche.

La ricerca dei soldi, dei conti corrente, delle ricchezze, dello stile di vita insomma, dovrebbe essere non meno importante delle dichiarazioni rese da chi è con le spalle al muro e in più in regime di custodia cautelare. 


Perché poi possono succedere cose come queste:

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E veniamo al punto.


Fatto salvo che sono pacifici alcuni reati come fatture false e evasione fiscale, c’è da capire perché — secondo l’accusa — sono stati movimentati così tanti soldi per “fare impresa“. Non prediligendo manicheismi in cui pregiudizialmente si mette da un lato il politico “cattivo e disonesto” e dall’altro l’imprenditore vessato, né la visione contrapposta e speculare in cui è l’imprenditore il “cattivo e disonesto” di turno che cerca di corrompere e quando non ci riesce fa ricadere le colpe sull’ingenuo politico che non sa da dove vengano i soldi, mi piacerebbe capire perché non è possibile una forma di accusa giudiziaria che preveda tra le prove, oltre le dichiarazioni in interrogatori, anche i risultati di una scrupolosa ricerca dei flussi monetari.


La parte “politica” regionale è una parte di tutta l’ordinanza; infinitamente più piccola… inizia dalla pagina 479, in tutto si contano 712 pagine.

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Magari un cambio di toner sarebbe stato apprezzato… ma forse è meglio così… come a dimostrare la cronica mancanza di fondi della PA.


Inoltre, all’interno dei reati verso la PA non viene contestato solo il mose ma anche altri progetti. I titoli dei giornali — di tutti — erano del tipo “scandalo mose” con in prima pagina i politici di turno come il Galan o l’Orsoni, facendo intendere che tutto ruotava intorno all’arricchimento dei politici tramite tangenti.


Non è così. O meglio: è anche così. Di sicuro ci sono le false fatturazioni e retrocessioni che alcuni simpatici imprenditori made in italy del consorzio hanno creato. Di sicuro ci sono i fondi neri in cui transitavano milioni di euro creati dal CVN.


Ora, se è vero come è vero che spesso i decisori politici e (molto spesso) regionali creano leggi che sembrano fatte apposta per invogliare a dare e richiedere tangenti (come il project financing della regione veneto) è anche vero che queste regole esistono per tutti gli imprenditori. Comunque, due parole sul project financing vanno dette… Il Veneto è stata la prima regione che si è dotata di questo meccanismo; le ditte private — interessate dall’ente regionale oppure attivandosi autonomamente — presentavano progetti alla regione stessa. I costi degli studi e della presentazione venivano rimborsati solo se veniva riconosciuta la “pubblica utilità” da parte della PA. Questo riconoscimento era (uso il passato perché voglio sperare che non sia più così) del tutto arbitrario ed era solo ed interamente in mano ai decisori pubblici. Si vede quindi che un sistema del genere non poteva che ingenerare a lungo andare problemi. Questa è la Minutillo durante l’interrogatorio mentre spiega il meccanismo.

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Il fondo del CVN, tenuto dal commercialista Luciano Neri e chiamato ironicamente “Fondo Neri“, è una certezza. Come una certezza sono i soldi che affluivano lì tramite fatture delle varie cosorziate per operazioni inesistenti. Fatture fatte con aziende austriache – controllate dalle stesse persone che controllavano le consorziate del CVN — le quali passavano soldi ad altre ditte ungheresi che a loro volta versavano soldi a San Marino o a Cipro. Quindi — in primo luogo e ad un grado di certezza almeno ragionevole — si parla di frode fiscale e arricchimento personale delle personcine ammodo di alcune ditte (quelle che ho citato sopra) del consorzio. Qualcuno di voi conosce Mazzacurati, Minutillo, Sutto, Baita, Savioli, Neri? O meglio ancora, secondo voi la gente quando sente parlare di “scandalo mose” associa a tale vicenda i faccioni di Galan e Orsoni oppure i faccioni (sempre che siano mai comparsi in tv) dei tipi sopra?


Allora il punto è questo: se si snatura in questo modo l’informazione si fa manipolazione, si disinforma. Ormai per me è una battaglia persa ma tento di portarla avanti lo stesso. Se la difesa giudiziaria dispone della carta “populistica” del tipo “dì che i soldi non li hai presi te ma, costretto, li hai versati ai porci politici“, capite bene che qualche passaggio — soprattutto su Galan — lascia perplessi. Non dico che Galan sia lindo ma quando leggo che alcuni imprenditori affermano di avergli dato due tranche da 900.000 euro più 1 milione di euro all’anno (UN MILIONE DI EURO ALL’ANNO, 1.000.000,00# euro) per sette anni mi aspetto che il PM di turno non si fermi lì ma vada alla ricerca di quei soldi. Ma invece no… “basta la parola”. E non basta affermare — come si legge nell’ordinanza — che, siccome provengono da fondi neri, i soldi sono “introvabili”. Quelle somme sono una enormità e non possono non lasciare tracce anche se sono contanti perché da qualche parte vanno a finire. E quindi, dopo aver scoperto i fondi neri e le movimentazioni poco chiare di denaro, bisognerebbe chiedersi: dove sono i soldi? C’è qualcuno che sta conducendo un tenore di vita che non è ragionevole far derivare dal suo solo stipendio?




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