Buon Tet a tutti!

(articolo di Tigre della malora)

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William Childs Westmoreland, comandante supremo del MACV (Military Assistance Command Vietnam) nel novembre 1967.

 

 

 

 

Le speranze del nemico sono alla fine.

 

 

 

 

 

 

 

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Võ Nguyên Giáp, Comandante in Capo dell’Esercito Popolare Vietnamita.

È “facile” (notare le virgolette) raccontare una battaglia, una guerra, la storia stessa: basterebbe elencare i fatti avvenuti, asetticamente, no?. Proviamo a sintetizzare quel che voglio descrivere: nel 1968 in Vietnam vi fu una serie di battaglie/campagna che ebbe una grandissima eco e che portò a un diverso equilibrio in quel paese e nel mondo intero. Finito. Punto. Passiamo ad altro.

Ovviamente non è stato solo questo: è un esempio di come si può banalizzare la storia. Andiamo ai fatti, però, bando alle ciance.

Khe Sanh

Il 21 gennaio 1968 l’esercito nord vietnamita e i vietcong attaccarono per l’ennesima volta la base militare USA situata nei pressi di Khe Sanh, a pochi chilometri dalla cd. DMZ (zona smilitarizzata, posta circa al 17mo parallelo nord, sul confine tra Vietnam del nord e del sud) e ad altrettanto pochi chilometri dal confine col Laos dove vi era il famoso “sentiero (pista) di Ho Chi Minh”, la cui funzione era di con­durre le forze armate del nord e i VC presso gli obiettivi militari del sud, tale sentiero costeggiava tutto il confine, arrivando pure in Cambogia

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Locazione della base di Khe Sanh e della Zona Demilitarizzata (DMZ).

Fu il prodromo della decisiva offensiva del Tet, la festività più importante in Vietnam, corrisponden­te al “capodanno cinese”, tanto per capirci. Quell’anno cadde il 30 gennaio.

In breve: durante tale festività veniva rispettata una tregua non codificata né scritta, che fu ribadita mediante comunicati nord vietnamiti nei giorni precedenti la ricorrenza, peraltro già “osservata” (la tregua) sin dai tempi della guerra – vinta – contro la Francia. Probabilmente/quasi sicuramente furono comunicazioni ‘civetta’, che sommate alla preparazione dell’offensiva e all’apertura di un abbozzo di negoziati erano tese a distrarre l’attenzione delle forze alleate.

Qui sotto potrete vedere la “distribuzione geografica dell’offensiva:

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La situazione militare e politica in quell’epoca si può sintetizzare in questi punti:

– evidente superiorità in termini di mezzi e strumenti e numeri “umani” e non degli alleati rispetto al nord

– capacità di ‘resistenza’ del nord e apparente e non solo capacità di ‘sopportazione’ di perdite umane del nord stesso

– opinione pubblica a livello mondiale (dal nostro punto di vista soprattutto occidentale/USA) so­stanzialmente indifferente rispetto agli esiti delle battaglie sino ad allora combattute, data anche e soprattutto la scarsa copertura – se non in termini propagandistici – offerta dai media della guerra allora in atto.

Ma da quel momento cambiò un po’ tutto.

«Ho chiesto al generale Westmoreland che cosa gli servisse per far fronte a questa crescente aggressione. Me lo ha detto. E noi soddisferemo le sue richieste. Non possiamo essere sconfitti con la forza delle armi. Rimarremo in Vietnam» (LB Johnson)

Hue e Saigon

Gli attacchi verso queste due città simboleggiarono l’intera offensiva. Nel primo caso, si trattò della posizione che i comunisti del nord tennero più a lungo (sino al 26 febbraio) e nel secondo del ‘colpo’ più audace, ovvero l’attacco – sostanzialmente fallito – all’ambasciata USA.

Hue è una bella città (posso testimoniarlo personalmente, ci sono stato) densa di significati e storia, è posta più o meno al centro dell’attuale Vietnam, fu la capitale di quello stato e fu pure teatro di atrocità inumane, si parla di centinaia (il numero esatto non si sa, probabilmente 3/4mila) di persone uccise barbaramente. E fu un massacro “pianificato”: furono ritrovati documenti e liste di proscrizione di veri e presunti fiancheggiatori del regime sudvietnamita. E furono barbaramente uccisi cittadini comuni che magari non c’entravano nulla.

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Merita un commento questa brutta (schifosa, inumana ecc.: scegliete voi l’aggettivo che più v’aggrada, ci si è capiti) pagina di storia: seppur certi episodi sono accaduti e accadono e molto probabilmente accadranno per parecchio tempo, non sono giustificabili in nessun modo, neppure commisurandoli – nel caso in questione – ad altri precedenti e successivi ‘dall’altra parte’; cinicamente: “ci sta” che avvengano (il purtroppo è d’obbligo) ma che si raggiungano vette/profondità (anche qui forse il termine più adatto) dà da pensare, come minimo. E non si tratta nemmeno di paragonare la ferocia dei “campi di rieducazione” (sia a sud sia a nord, magari con diversi nomi) o dell’idiozia propagandistica che minimizza e nasconde crimini, di cui il cd. body count portato all’estremo ne è una delle dimostrazioni.

Saigon (dopo il 1975 Than Pho Ho Chi Minh) fu un altro teatro importante, come detto.

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Anche se sostanzialmente il nord non ottenne tangibili risultati “stabili” fu evidente che a sud lo stato costituito dopo il 1954 si reggeva solo se sostenuto da aiuti militari e non solo e forze USA disponibili.

Uno dei numerosi errori nella conduzione della guerra (ricordiamolo: mai dichiarata) in Vietnam fu quello della sottovalutazione del nemico: da parte USA – parliamo di alti comandi e anche dei politici, spesso in contraddizione tra di loro – e anche della parte avversa.

Ma quel che mi preme far notare è che, nonostante le conseguenze di quella guerra furono – “a parte” il campo di battaglia – soprattutto politiche, è che almeno una delle due forze in campo (USA in primis) non capì che all’altra non importava nulla (o quasi, semplifico) di quanto sarebbe successo all’interno del paese avversario/nemico.

E dopo?

Il 31 marzo 1968 il presidente Johnson rinunciò alla candidatura per le presidenziali del novembre successivo.

Westmoreland fu “promosso” ma praticamente ‘destituito’.

Crebbe sino all’inverosimile l’opposizione negli USA e in occidente in generale contro una guerra secondo me gestita male, per parecchi motivi.

Nel 1968 successero tantissime cose in campo politico, e il Tet fu anche una delle concause del movimento che prese il nome da quel fatidico anno.

Lo zio Ho (Bac Ho) ovvero Ho Chi Minh, morì l’anno successivo; era già vecchio e malato.

L’inizio della fine

Il 5 luglio del 1968 iniziò il ritiro (ricordate da dove si era iniziato?) e la distruzione della base di Khe Sanh. Fu la prima volta che l’esercito statunitense deliberatamente lasciò una base in Indocina.

Ci si rivede a Dien Ben Phu 14 anni prima, grazie a tutti per l’attenzione.

“ps: se volete, dei particolari ‘tecnici’ dell’offensiva, se ne può discutere nell’area commenti.

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