Breve analisi del voto

A qualche giorno di distanza, metabolizzata la “vittoria” è probabilmente il caso di dare un’occhiata all’ultimo voto in Emilia-Romagna ed in Calabria e cercare di trovarci qualche significato, giusto per capire dove sta andando il paese e quali sono i trend.

Non facciamola troppo lunga, c’è stata una vittoria del centrosinistra (col PD a trainare gli altri partiti delle coalizioni regionali) in ambedue le regioni, con un risultato lusinghiero in Calabria e meno eclatante (eufemismo) in Emilia-Romagna anche se il dato che ha avuto più risalto è stata l’astensione, e vorrei partire da quello.

Da elettore ricordo come sono state le europee e come sono state vissute dalla gente (o almeno, dalla gente “come me” che è politicamente almeno un po’impegnata): s’è andati al seggio con le baionette innestate perché toccava vincere quel maledetto giro elettorale, e toccava vincerlo perché la pressione era fin troppa.

C’era Grillo che prometteva l’uscita dall’euro (ed altre fesserie, ma fesserie che fanno presa sui ceti meno acculturati) e c’erano tante, troppe ombre per lasciare che qualcuno che non fosse il PD vincesse… in pratica c’era un “nemico”, s’è formata una polarizzazione implicita in cui “o voti per il PD o chissà cosa può succedere”, ed a votare sono stati tanti, ed il PD ha preso più del 40%.

Perché questa digressione ? Perché nessuno in questo periodo è stato spinto da quel pungolo. Nessuno nelle ultime regionali ha sentito il bisogno di votare “perché altrimenti…” e nessuno ha avuto “paura” che “il cattivo” vincesse le elezioni, perché a questo turno un nemico non c’era: non c’era un famiglio di Berlusconi che fosse anche solo vagamente preoccupante e non c’era neppure un grillino con una speranza di vittoria.

 

In Emilia-Romagna per decenni oramai quando si vota lo si fa anche per dire “no” ad una destra dominante a livello nazionale, per far sentire la propria diversità (e la propria “appartenenza” ideologica); questa volta questo fenomeno era molto meno sentito perché non c’era nessuno ad “opporsi” al PD, perché in Emilia-Romagna il PD vince sempre e perché delle regionali alla fine fregava a poco.

E’stato questo ? Non esclusivamente… a giocare contro l’affluenza è stato anche un insieme di altri fattori, ma questo c’è, esiste ed ha un suo peso, ed è impossibile iniziare un analisi senza partire da questo.

Un altro dato importante è quello della disaffezione dalla politica in generale, che sconta in Emilia-Romagna più che in Calabria la questione dei rimborsi elettorali. Tanta gente è stata disgustata da una situazione che ancora va avanti, con implicazioni e con aneddoti (vedasi la storia del vibratore, pudicamente ribattezzato “sex toy”) che non possono che disgustare l’elettorato. Ed anche per questo tanta gente ha deciso che non valeva la pena d’andare a votare.

Infine, ma non meno importante, c’è la questione dell’attuale guerra (che in queste ore ha visto un’altra battaglia) sul Jobs act in cui da un lato c’è l’attuale maggioranza del PD e dall’altra parte ci sono le correnti minoritarie ed i sindacati, che sicuramente hanno avvelenato il dente di buona parte degli elettori (specie quelli “storici” del PD, specie quelli legati ai sindacati).

Se poi vogliamo andare un altro po’più in fondo c’è da considerare anche i maneggi in regione, perché è abbastanza probabile che qualcuno abbia anche “mobilitato” le proprie correnti per smorzare la vittoria del PD, giusto per “mandare un segnale” a Renzi; l’ha detto (a titolo personale) un dirigente locale della CGIL e non è difficile credere che l’abbiano pensato in molti.

 

Alla fine della fiera il PD ha comunque vinto, Bonaccini è comunque il nuovo governatore ed ha preso il 49% dei voti (contro il 52% del predecessore, Errani, dimessosi dopo una condanna in appello).

Più lineare e probabilmente significativo, in quanto non legato ad una regione “complicata” sul versante politico come l’Emilia-Romagna, il risultato in Calabria… lì il candidato del PD ha sbaragliato tutto e tutti con un 61% che, pur considerando la bassa affluenza, lascia poche parole a qualsiasi recriminazione.

 

E dunque come possiamo considerare la cosa ? Possiamo dire, e forse questo non piacerà a tutti, che il PD nonostante tutto vince. Continua a vincere nel “feudo” della “vecchia” sinistra, dove nonostante i dissidi fra correnti e la guerra al calor bianco dei sindacati (FIOM in testa) che tanto possono condizionare gli elettori in quella regione riesce comunque ad avere buone percentuali, anche se il numero di voti in assoluto è in calo.

A pagare è stato soprattutto l’agglomerato di centrodestra, con Forza Italia (ed NCD) che si sono praticamente vaporizzate, sia per l’assenza di una campagna elettorale (nessuno in questi giorni ha sentito l’esigenza d’andare a votare, ed infatti alle urne sono andati per lo più gli zoccoli duri) sia per il lungo momento di scombussolamento, anche a livello nazionale, che raffredda gli elettori.

In Emilia-Romagna è andata bene la Lega Nord che in pratica ha riportato alle urne tutti i gli elettori della scorsa tornata regionale, e questo durante il calo dell’affluenza da l’impressione un avanzamento. Molto meno bene, nella stessa regione, il Movimento 5 Stelle che ha guadagnato molti voti rispetto al 2010 ma nell’insieme s’assesta ad uno sconsolato 13%, veramente poco se si considera che in pratica prima del 2013 il partito di Grillo era ben poca cosa (a livello locale) e che quella regione doveva essere una loro roccaforte. Sostanzialmente invariato SEL.

 

Non fissiamoci però sulla sola Emilia-Romagna, un risultato significativo è quello calabrese con un Movimento 5 Stelle sotto il 5% e la Lega nord ovviamente assente: il PD lì non vince, stravince.

 

Da quello che si può intuire il PD, almeno in questa fase, ha buone possibilità di fare un ottimo risultato al sud dove il centrodestra si sta sciogliendo come neve al sole in assenza di una qualsiasi leadership.

Al “nord” gli unici elettori “non di sinistra” che ancora “ci credono” e vanno a votare sono i leghisti, e questo nella crisi d’identità a destra li fa apparire come una forza “in crescita” anche se le cose non stanno esattamente così.

 

Quello che veramente mi fa piacere, e qui sono in controtendenza rispetto alle migliaia di talking heads, è che finalmente l’affluenza va a percentuali da paese normale: per decenni in Italia hanno votato TUTTI, intendendo fra questi TUTTI anche e soprattutto quelli che di politica non capiscono niente e che andavano alle urne come fosse una questione di tifo “da stadio”, come se fosse un derby.

Oggi gli italiani si stanno rendendo conto che la politica non fa miracoli, che non crea posti di lavoro (per gli amici) e che non può lanciare l’economia o aiutare il cugino che ha bisogno di uno stipendio… tanti si sono rotti di promesse, di sceneggiate, di teatrini e del chiasso dei vari talk show (che infatti sono tutti in debito d’ascolti) e finalmente a votare ci vanno solo quelli che hanno le idee chiare (o che comunque sono così impegnati da voler votare sul serio).

E’una cosa tutto sommato positiva, perché vuol dire che la politica può elevarsi al di sopra della necessità di “piacere a tutti” ed iniziare a ragionare seriamente sul da farsi, sorretta da un elettorato che ragiona anziché chiedere “farina, feste e forca”.

 

Chi perde le elezioni è sostanzialmente chi ha giocato tutto sul populismo e sul richiamo dei meno informati (in  primis Berlusconi, ma anche Grillo) mentre Salvini s’è salvato più perché la Lega ha una forte identità (fatta di cappelli con le corna, rutti e gente che urla “chi non salta un terrone é… é…”, ma pur sempre identità) che per “meriti sul campo” (televisivo).

 

Ovviamente la situazione non è facile per il PD ma se è vero che in Emilia-Romagna sconta i bisticci coi sindacati (con tutto quello che ne deriva) è altrettanto vero che le regioni con un elettorato così “arroccato” sono poche (penso che l’unica altra sia Toscana) mentre dove l’elettorato è più “fluido” le attuali diatribe non sono così sentite… e lì il PD viaggia col vento in poppa… e chi sperava che un risultato “poco lusinghiero” in E-R potesse compromettere l’attuale governo/maggioranza/PD si trova a fare i conti con un dato molto meno piacevole del previsto: il fatto che anche dove i mal di pancia erano al massimo il PD ha vinto lo stesso.

Sul Movimento 5 Stelle non mi spendo più di tanto: hanno fatto veramente poco per quel che erano nel 2013 e per quello che s’ostinano a dire d’essere (“il primo partito d’Italia”), non sono più considerati credibili e si trovano ad essere sorpassati dalla Lega nord e ridotti al lumicino. Loro comunque sembra che non se ne siano manco accorti:

bonsai

 

Ora tornate pure a leggere eminenti politologi che guardano al PD e parlano di “crisi incombente”, si chiedono “dov’è la base ?” e via dicendo, fate la tara ed alla fine vi ritroverete a vedere tanta bile e poco altro… le elezioni si vincono con le schede nelle urne; il dato dell’affluenza ha un valore marginale visto che c’è sempre uno che vince, e che vinca con un affluenza di un voto o con un miliardo cambia poco… l’importante è arrivare primi; se poi qualcuno preferisce stare a casa sono problemi suoi, vuol dire che gli sta bene o il risultato più probabile (vedi Emilia-Romagna) o qualsiasi risultato possibile (vedi Calabria): il PD ha comunque raccolto più preferenze degli altri.

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