Bollettino di guerra 006

Ok, un’altra giornata con qualcosa su cui scrivere… ma prima di partire in quarta coi commenti  conviene partire da lontano e rivedere quel che è successo fin dalla genesi di questa storia.

S’è visto che mentre è possibile svuotare le carceri con strumenti “una tantum” il problema è rimodellare il quadro legislativo per evitare che queste tornino a riempirsi e su questa direttiva s’è mosso il legislatore.

Diversi mesi fa parte l’iter per un disegno di legge (D.D.L.) soprannominato “svuota carceri”, questo DDL aveva nasce dalla necessità di alleggerire il carico sulle strutture carcerarie. La situazione delle carceri italiane è infatti tragica, con strutture in grado di detenere poco più di sessantamila persone che ospitano oltre ottantamila detenuti.

Tale DDL ha iniziato il suo iter alla Camera dei deputati per poi approdare in Senato (dov’è stato corretto in diversi punti), a quel punto il DDL è tornato alla Camera in seconda lettura dove, vista l’assenza di modifiche ed il voto a favore da parte dell’aula, è stato ufficialmente licenziato. A breve (previa pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale) diventerà legge dello Stato.

Cosa prevede questa legge di così importante ? Innanzi tutto vengono riviste le prerogative dei giudici, che si trovano con diversi strumenti alternativi alla pena detentiva, inoltre ci sono interessanti cambiamenti relativi alla custodia cautelare (che diviene “ultima ratio” in un carniere di misure cautelari) ed all’utilizzo di strumenti come i collari elettronici per la detenzione cautelare.

Più ancora c’è l’introduzione dello strumento della messa in prova per cui un imputato in certi specifici casi può chiedere la sospensione del suo processo penale. Tale richiesta è ammissibile solo in determinati casi (l’accusa deve prevedere pene non superiori a quattro anni, e deve riguardare solo alcuni tipi di reato), qualora accolta l’imputato può estinguere il reato “lavorando” nei servizi sociali o in generale per la comunità… va da sé che la persona che segue questo iter è sottoposta a supervisione da parte dell’ente affidatario (cioè chi l’ha in carico è tenuto a controllarne il rendimento) che può anche dichiarare fallito l’affidamento facendo ripartire il procedimento legale: durante il periodo di “prova” la prescrizione è sospesa.

Il DDL, per com’è scritto, è in effetti un testo molto complesso che introduce diverse modifiche che andrebbero viste nel dettaglio ma penso che quanto scritto basti a dare un idea della misura dei cambiamenti introdotti.

La cosa più interessante resta però un codice, introdotto al Senato, che depenalizza il reato d’immigrazione illegale, la cosiddetta Bossi-Fini.

 

La depenalizzazione del reato d’immigrazione illegale è il pomo della discordia su cui s’è combattuto molto alla Camera ed al Senato, sia per evidenti “dolori” del Nuovo Centrodestra (i cui membri, in passato, la Bossi-Fini l’avevano votata) sia per questioni decisamente elettorali nelle file di Lega Nord e Movimento 5 Stelle.

Nel dettaglio la norma passata in legge è quella che prevede la depenalizzazione del reato “penale” (sarebbe reato ma non è associata alcuna pena per cui non c’è ragione per procedere penalmente, cosa utile in quanto in Italia c’è l’obbligo dell’azione penale) che però non cancella la parte amministrativa (per cui resta comunque il procedimento d’espulsione).

Nell’ultimo passaggio alla Camera i deputati di SEL hanno provato a far passare un emendamento che avrebbe cancellato in toto il reato anziché depenalizzarlo ma l’aula l’ha respinto anche per questioni pratiche visto che una qualsiasi modifica al DDL avrebbe richiesto una successiva lettura, dibattimento e voto al Senato.

 

E fino a qui parliamo di fatti facilmente riscontrabili leggendo il DDL. La questione spinosa è legata invece a quanto avvenne nel M5S in occasione dell’inserimento della norma che depenalizza il reato; questa norma è stata aggiunta al Senato, in commissione giustizia, su richiesta dei due rappresentanti del Movimento 5 Stelle, Cioffi e Buccarella. I due presentarono l’emendamento pensando che venisse respinto (parole loro) e definirono il voto a favore da parte dei parlamentari di PD e SEL una sorta di “trappola”.

La questione allora provocò non pochi problemi nel Movimento, fra cui la prima seria spaccatura fra Grillo (che sul blog titolava a favore della Bossi-Fini) ed i senatori che difendevano l’aggiunta (e venivano tacciati d’aver operato senza coinvolgere la base). Un resoconto di quello che avvenne in quei giorni è disponibile qui.

La situazione in quel frangente divenne ingestibile e si risolse con una consultazione “della base” (cioè degli attivisti iscritti al blog) che terminò con la vittoria della fazione che voleva la depenalizzazione: a favore della depenalizzazione 15.839, contro la depenalizzazione 9.093 (i dati li potete controllare voi stessi qui).

Grillo non fu particolarmente contento della norma (pare abbia detto ai suoi che norme del genere avrebbero portato il Movimento a cifre da “prefisso telefonico”) ma accetta il risultato dell’urna.

Ci tengo a farvi notare (più avanti capirete il perché)  che la votazione è inerente alla depenalizzazione e non all’abrogazione del reato, e per dimostrarvelo vi porto questo link in cui si spiega chiaramente che la base s’è espressa per la depenalizzazione (ovvero dell’abrogazione del solo lato “penale”) e non per l’abolizione completa.

Succede quindi che si vota, ed il DDL viene approvato (al senato) con la norma “incriminata” ed il voto del Movimento 5 Stelle che si pronuncia a favore dell’intero DDL nel voto finale.

 

Ovviamente, visto che il DDL è stato cambiato al Senato, il testo deve tornare alla camera per essere ridiscusso e rivotato (e se viene modificato poi torna al senato… e così via), ed è qui che succede il casino.

Siccome sono cattivo faccio lo spoiler e vi dico subito com’è finita : il DDL arriva al voto finale e viene tramutato in legge, il che vuol dire che il testo è stato licenziato dalla Camera dei Deputati per come è stato approvato al Senato senza neanche una modifica.

 

Ok, e quindi il problema dov’è? Il problema è che i deputati del Movimento 5 Stelle si sono espressi contro il DDL ed hanno giustificato la cosa con alcune uscite prive di senso.

Torniamo ai fatti: è legittimo che un partito cambi idea fra una camera e l’altra tant’è che spesso e volentieri durante le dichiarazioni di voto i capigruppo annunciano che votano favorevolmente una norma ma “si aspettano che venga migliorata nell’altra camera” (che poi è uno dei motivi per cui si vuole abolire il bicameralismo perfetto, perché la navetta fra una camera e l’altra permette di far rimbalzare una norma all’infinito fra le due camere) ma nel caso del Movimento 5 Stelle la cosa suona parecchio male visto che su quella specifica norma era stata oggetto di votazione ed i senatori si erano espressi favorevolmente sul DDL.

La cosa carina è il modo in cui i deputati hanno provato a limitare i danni;fra essi spicca il post (che sembra scritto “in emergenza” per limitare le critiche) pubblicato dall’onorevole Sarti e rilanciato anche da altri parlamentari.

Da notare come la “cittadina” cerchi di spostare l’attenzione sull’emendamento Farina (SEL) che parlava di abrogazione.

Addirittura siamo stati gli unici a votare l’emendamento Farina (SEL) 2.61 per abrogarlo del tutto in linea con quanto espresso dalla votazione online!

Invece la pagina dei gruppi nel gennaio del 2014 diceva:

La modifica proposta riguarda soltanto la depenalizzazione del reato di immigrazione clandestina ovvero l’abrogazione dell’articolo 10 bis, introdotto nell’ordinamento con legge n°94 del luglio 2009 (il pacchetto sicurezza di Maroni), del testo unico sull’immigrazione.

(…)

Depenalizzare significa quindi mantenere il procedimento amministrativo di espulsione per sanzionare coloro che violano le norme sull’ingresso e il soggiorno nello Stato.

 

L’onorevole Sarti dice che “la base” si era espressa per un’abrogazione piena: come abbiamo visto invece la votazione era  specificatamente per la depenalizzazione.

Da notare anche la posizione molto critica nei confronti del DDL; stranamente quando questa norma venne votata al senato nessuno espresse posizioni critiche in merito, ora invece i parlamentari (e gli attivisti, che come al solito fanno casino) sono critici.

 

Alcuni grillini hanno sostenuto che il Movimento 5 Stelle è stato coerente visto che ha votato favorevolmente alla norma in oggetto (quella sulla Bossi-Fini) ma contro il DDL nel suo insieme; posizione pittoresca visto che la norma fa parte del DDL e se non passa il DDL la norma va giù con lui.

Altri grillini hanno provato a far passare l’idea che il DDL è stato cambiato nel passaggio da Senato a Camera dei Deputati (cosa impossibile, altrimenti oggi sarebbe di ritorno al Senato per un altra lettura anziché in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale), tirando fuori anche un documento con le modifiche che però illustra le modifiche applicate al Senato.

Altri grillini ancora sostengono (con qualche ragione sul piano formale, ma nessuna sul piano sostanziale) che la votazione della piattaforma valeva per il passaggio al Senato mentre per il successivo voto alla Camera dei Deputati c’era “libertà”.

Non mancano poi, ovviamente, quelli che per giustificarsi puntano in alto dicendo che la norma non faceva abbastanza, non entrava in vigore abbastanza presto o comunque era troppo limitata rispetto a quello che volevano loro (loro chi ?): in pratica “fra poco e niente meglio niente”.

 

Insomma gli attivisti dicono di tutto per cercare di sviare un po’, ma cos’è che gli brucia ? Ad essere sotto il microscopio sono sostanzialmente due punti.

Il primo è quello relativo alla “democrazia diretta”, un argomento toccato quasi per caso ma che dimostra come non si può affidare la gestione di una forza parlamentare al sistema dei “voti” perché, semplicemente, 1) una norma può cambiare da un momento all’altro in base  a questo o quell’emendamento e 2) non si può chiedere all’elettorato (nel caso del Movimento 5 Stelle parliamo di una frazione di tale elettorato, “la base”, gli iscritti di lungo corso al blog di Grillo) di esprimersi tempestivamente su tutti gli argomenti trattati.

Il secondo è quello relativo a quanto vale realmente la base. Nello specifico una delle dichiarazioni a caldo diceva “ci siamo consultati coi senatori e poi abbiamo deciso, di comune accordo, di votare contro il DDL”; va bene, il problema è che “la base” aveva chiesto X ed i parlamentari, pur con tutte le considerazioni del caso, hanno finito per votare contro X. Quanto vale, quindi, il voto della base se poi i parlamentari hanno il diritto di “girarci intorno” (legittimamente secondo la Costituzione, un po’meno secondo la loro dottrina) ?

 

E veniamo alle considerazioni personali: onestamente non saprei perché questo dietrofront, l’unica cosa che mi viene in mente è che Grillo la Bossi-Fini la voleva eccome perché gli portava i voti dei fuoriusciti della Lega Nord, ma questo dietro front fantozziano (con il codazzo di polemiche al seguito) non è nel suo interesse e non credo che, fatta la tara di quelli che ci sono rimasti male, alla fine il Movimento 5 Stelle c’abbia guadagnato.

Magari speravano che la legge non passasse e quindi hanno tolto il voto perché speravano di fare uno sgarbo alla maggioranza, ma mi pare un po’ardito. Non so, la posizione del Movimento 5 Stelle è sempre meno difendibile ed oramai ad essere in crisi non sono solo gli attivisti ma anche le talking heads (Scanzi incluso) ed i parlamentari eletti che sono entrati in parlamento con l’apriscatole per finire, manco un anno dopo, a cercare di spiegare la differenza fra “depenalizzazione” e “abrogazione”.

Oh, se non lo sapeste, anche il reato di aborto è stato depenalizzato.

 

Un ringraziamento a IlMerdone per la minuziosa ricostruzione dell’iter del DDL.

 

Una nota divertente vorrei farla sul famoso appello (si sta diffondendo la “floresite”) per difendere la costituzione.

L’operazione che vantava diversi costituzionalisti e figure di spicco ha iniziato a frantumarsi quando Grillo e Casaleggio hanno deciso di aderirvi.

Sì perché la posizione del Movimento sulla costituzione sembra un po’ ballerina per cui quando i due capi hanno deciso di dare il loro pesante endorsement qualcuno ha iniziato a preoccuparsi di un’eccessiva politicizzazione: a stretto giro di posta il gentile commento di risposta.

Non se la passa meglio Rodotà che dopo aver difeso in lungo ed in largo la Costituzione è stato ripreso da quelli di Il Foglio per aver, a suo tempo, firmato una proposta di riforma che voleva fare la stessa cosa : abolire il Senato.

Lui si difende dicendo che la riforma d’allora era migliore e questa è inaccettabile anche a causa dell’Italicum… insomma soliti giri di parole, alla fine tutto gira intorno alla legge elettorale che non piace all’ex-miracolato ed al fatto che il testo di riforma è ancora immaturo, cosa normale visto che ancora in fase di definizione.

In pratica siamo davanti ad un paradosso, non più una legge elettorale incompatibile (o poco compatibile) con la Costituzione (com’era per il Porcellum) ma una Costituzione incompatibile con la legge elettorale… un modo molto elegante per dichiararsi contrari ad entrambi, usando di volta in volta l’una come “scusa” per scagliarsi contro l’altra: perfetta posizione del “no a tutto” di chi si tiene ben distante da ogni tipo di riforma e poi le critica tutte perché non sono “come le avrebbe volute lui”.

Ed io sono sempre più felice che il suddetto non sia diventato Presidente della Repubblica.

 

E continuano gli scontri sulla riforma costituzionale; ultimo in ordine d’apparizione Vannino Chiti (PD) che lancia una contro-proposta per dimezzare la Camera dei Deputati (da 630 a 315 membri) pur di mantenere un Senato elettivo, sono quindi tre le proposte in controtendenza depositate al Senato.

In pratica il solito bailamme, nei fatti comunque l’asse Renzi-Berlusconi sembra reggere nonostante il “niet” di Napolitano all’ennesima richiesta di grazia (nulla di ufficiale ma è il segreto di pulcinella) e tutti bene o male cominciano ad accettare l’idea che la riforma ci sarà ed il Senato verrà smantellato (come camera elettiva, almeno); anche Civati intervistato qui e là fa sapere che alla fine voterà in accordo alla volontà del Partito Democratico pur facendo presente che ci sono alcune cose che andrebbero cambiate.

Lo stesso Renzi sa che non tutto può restare immutato perché le parti (tanto la minoranza PD quanto Forza Italia) vorrebbero qualche ritocco qua e la nel “contorno” da sbandierare ai rispettivi elettorati per non apparire come quelli che la riforma “la subiscono” ma alla fine gli aggiustamenti, specie nei dettagli, sono nell’ordine delle cose ed il Parlamento esiste per quello.

 

Per chiudere la questione fa sorridere il fatto che tanti in queste ore si scaglino contro la “violenza” alla Costituzione più bella del mondo ™ che per noi altri mortali non sarebbe altro che un tentativo di cambiare la costituzione secondo le regole che la Costituzione stessa detta in materia.

In particolare fa ridere il fatto che molti si preoccupano che tale modifiche possano passare “d’ufficio” fra le due camere, senza mai chiamare il popolo (che quando fa comodo è sempre custode di chissà quale verità rivelata, pur essendo di solito a digiuno di conoscenze esplicite… ho idea che molti non sappiano neppure quanti sono gli articoli della Costituzione) ad esprimersi nel merito.

Sì perché a quanto pare sarebbe più democratico (per la serie pulirsi le terga con parole a caso) se i cittadini votassero, con un referendum, sulla riforma costituzionale.

Beh, si da il caso che la Costituzione (quella più bella del mondo etc etc) abbia un articolo abbastanza esplicito in materia, il 138. L’articolo dice:

Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.

Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.

La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.

Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.

Va da sé che la costituzione non prevede il ricorso esplicito al referendum popolare ma solo in particolari casi.

Lasciamo perdere per un attimo il fatto che probabilmente al referendum confermativo s’arriverà lo stesso, viene da ridere (sì, lo so, l’ho già detto) a pensare che chi fa notare questa cosa siano bene o male gli stessi che qualche mese fa si sono lanciati sul famoso “difendiamo l’articolo 138” allora minacciato dal perfido Letta che voleva, con una legge costituzionale apposita, cambiare una tantum l’articolo 138 per prevedere il passaggio referendario a prescindere.

Nemesi colpisce ancora e chi s’è perso in banchetti ed amene manifestazioni (per non parlare di appelli, lettere aperte ed altri atti eclatanti) ora si ritrova a criticare quella stessa cosa che pochi mesi fa difendeva. Oh tempora! Oh mores!

 

Cambiando argomento volevo segnalare il mettere le mani avanti di Gianrobero Casaleggio, preoccupato che fantomatici “professionisti del fango” stiano preparando un dossier contro di lui.

Tranquillo Gian, se non hai scheletri nell’armadio non potranno tirare fuori niente contro di te, anzi, autorizzali preventivamente a metterti sotto controllo il telefono visto che non hai niente da nascondere, come dice Travaglio.

Lo faccio presente perché Casaleggio, da poco rivelatosi come “pari in grado” di Grillo, è quello a capo di un movimento che col fango ci gioca da mesi, come quando hanno buttato benzina sul fuoco per l’affare MPS, tirando copiose palate di fango (e non solo fango) sul Partito Democratico… tanto fango che è servito a portare voti al Movimento 5 Stelle. Qualcuno mi sa dire che cosa è stato provato ad oggi sul legame fra lo scandalo MPS ed il Partito Democratico ?

La premiata ditta Grillo & Casaleggio (con dependance al Fatto Quotidiano) sul fango ci vive da mesi, non a caso uno dei tormentoni dei grillini è quello “sveglia” al seguito di altisonanti rivelazioni che, nella quasi totalità dei casi, si dimostrano solo fango… quindi non ci venga a fare, a noi, la predica perché si spaventa.

Il gioco del fango l’ha cominciato il suo gruppetto di amici e se anche è vero che non gli auguriamo di finire vittima del suo hobby è altrettanto vero che nulla ha avuto da dire quando, ad esempio, le palate di fango volavano su Grasso (qualcuno si ricorderà di un Marco Travaglio che sparava sul presidente del Senato evitando accuratamente d’incontrarlo faccia a faccia), su Napolitano (giusto ieri l’ennesima conferma che l’intercettazione di Mancino non conteneva nulla di rilevante), su Bersani, su Renzi e su chiunque altro osi contraddire il Movimento dei Giusti ™.

 

Quindi il caro Casaleggio faccia un favore alla sua coerenza, inizi a denunciare il fango “in uscita” dalle bocche di fuoco amiche.

 

Le cose non vanno bene neppure al socio impegnato nel tour “Te la do io l’Europa”.

L’idea dei comizi a pagamento (paghi venti euro per sorbirti le solite uscite) non rende granché, tant’è che l’anziano ex-comico s’è pure beccato una bordata di fischi da parte del pubblico pagante.

Lui prende benissimo la cosa ed accusa il Partito Democratico (ao, sempre loro!) di boicottare il suo spettacolo, in particolare la tappa di Ancona. La prova sarebbe in alcuni fogli con su scritto “annullato” apposti sui suoi  cartelloni, questi:

Purtroppo le cose non stanno come dice l’intrattenitore, nel dettaglio è facile vedere che tali fogli sono stati applicati su diversi cartelloni di molti spettacoli:

…si tratta, in pratica, di un atto di propaganda di più ampio respiro teso a sensbilizzare sulla questione carceraria e che non ha nulla di specifico contro Grillo ma colpisce tutti i cartelloni di spettacoli affissi ad Ancona. Ovviamente da questo dettaglio è facile vedere quando Grillo stia diventando paranoico.

 

Le foto vengono da Giornalettismo, dove troverete ed un articolo più esauriente sul “cartellogate”.

In chiusura Grillo ha annunciato, per la quintordicesima volta, che se una cosa non va come dice lui lui si dimette e se ne va, nello specifico a questo giro trattasi di “se non vinciamo alle europee”.

Faccio solo notare che il concetto di “vincere” non si applica alle europee visto che non c’è nessuna maggioranza a cui aspirare, men che meno una legge maggioritaria… alle europee gli europarlamentari vengono eletti proporzionalmente ai voti che prendono quindi se il Movimento 5 Stelle va bene prenderà tanti seggi mentre se va male ne prenderà pochi.

Per bene che vada non avrà comunque che una minima parte del totale dei seggi al parlamento di Bruxelles, quindi “vincere” cosa ?

Il giochino è facile, per ora dico “vinco”, poi se va male sarà vittoria anche solo con UN europarlamentare eletto perché (come già hanno detto altre volte in condizioni del tutto simili : Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Basilicata) “basta che ne venga eletto uno che va lì a svelare gli altarini della casta” ed altre amenità simili.

Oramai alle sue promesse non ci credo più.

 

G.D.E.

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