Asilo montecitorio.

Disclaimer: Questo testo contiene diverse semplificazioni aggiunte per rendere più scorrevole il senso del discorso, tali semplificazioni non cambiano il succo del discorso. Approfondimenti sulla storia della Banca d’Italia e sulla questione delle quote sono comunque reperibili in rete a partire proprio dal sito della Banca d’Italia stessa.

Sulla Banca d’Italia se ne sono dette troppe perché la questione rimanga sospesa nel nulla. Vi consiglio di cominciare da questa piccola spiegazione che è di suo abbastanza chiara nel merito. Altre informazioni potete trovarle qui.

Ma in pratica di che parliamo ? Parliamo del fatto che la Banca d’Italia è un istituto pubblico, ma da sempre appartiene ai privati. La ragione è storica, la Banca d’Italia “originaria” è fallita durante la guerra e visto che una banca nazionale è necessaria le banche commerciali italiane decisero (o, per meglio dire, furono costrette) di rifondarla. Ovviamente avendola fondata ed avendoci messo dei soldi a queste banche andò una quota della proprietà sotto forma di azioni e quelle azioni nel tempo sono sempre rimaste a loro.

Ovviamente la Banca d’Italia non è mai stata trattata come una banca normale (men che meno come una proprietà privata) tant’è che esistono regole, leggi e meccanismi appositi per trattare l’anomalia della BdI “privata”… meccanismi che hanno funzionato perfettamente per oltre cinquant’anni ed hanno permesso alla banca di svolgere il suo lavoro pur lasciando formalmente in mano ai privati la titolarità. I privati nella BdI hanno pochissimi poteri, non nominano il CdA, non hanno parola nella direzione e nel funzionamento e non possono neanche nominare il consiglio d’amministrazione. In pratica le quote per decenni sono state poco più che onorarie.

Il problema è che, nonostante questo, la titolarità resta ai privati e questi per anni hanno avuto in pancia questi titoli “misteriosi” di cui non si capisce esattamente il valore (col risultato che spesso venivano iscritti a bilancio coi valori più fantasiosi).

Nominalmente il capitale della Banca d’Italia era, fino a ieri, di meno di 200.000 (duecentomila) euro, una cosa veramente comica se si pensa che la BdI distribuiva ai soci dividendi dell’ordine di milioni di euro (che, per i volumi della BdI, restano comunque briciole), una cosa che non stava né in cielo né in terra. A questo s’aggiungeva il fatto che, fra fusioni ed acquisizioni, alcune banche sono arrivate ad avere quote importanti della BdI, che non è molto bello se si considera che la BdI svolge anche il lavoro di controllo sulle banche commerciali (e non è serio che chi controlli sia, anche solo nominalmente, proprietà di chi è controllato).

Per questo e per questioni anche meno nobili (tipo prenderci i soldi della tassazione sull’effettivo valore delle azioni) s’è deciso di rivalutare queste azioni (che sono già in mano ai privati) e di predisporre un meccanismo che obblighi i proprietari a liberarsi, nel giro di tre anni, delle azioni eccedenti il 3%.

Prima d’andare oltre bisogna capire una cosa però, già ora le azioni sono in mano ai privati e già ora le banche commerciali percepiscono dei dividendi in relazione a tali azioni, quello che cambia col riassetto è come gestire l’assetto azionario ma le salvaguardie in loco da oltre cinquant’anni restano lì… le banche commerciali continueranno a non contare un piffero nella gestione della BdI, gli utili da signoraggio continueranno ad essere versati interamente allo Stato e via dicendo… si può essere preoccupati quanto si vuole per il fatto che un organismo vitale come la banca centrale sia in mano ai privati ma resta il fatto che è “sempre” stata nominalmente in mano ai privati.

 

Ora passiamo all’indegna gazzarra del parlamento. Sessanta giorni fa (a fine novembre) è stato emanato il decreto che sancisce questa rivalutazione, la cosa s’è resa necessaria (anche con una certa urgenza) perché stanno facendo gli stress-test (la BCE in pratica sta valutando l’affidabilità delle banche di tutta l’Europa) ed è importante che le nostre banche superino il test a pieni voti, per questa ragione s’è pensato di sanare la stortura e, incidentalmente, produrre (immediatamente) un gettito per lo Stato (che dalla rivalutazione incassa quanto occorre per non dover chiedere agli italiani la seconda rata dell’IMU).

Il decreto non è esattamente “cosa semplice” visto che l’economia notoriamente non è, specie a questi livelli, materia intuitiva e per questa ragione c’è voluto un po’ perché il parlamento capisse esattamente di cosa si stava parlando. Qui entra in ballo il problema principale dei decreti: un decreto scade in sessanta giorni se non viene convertito in legge dal parlamento e non è reiterabile… questo vuol dire che il tempo limite per trasformarlo in legge è di sessanta giorni.

Ora, la norma è stata approfonditamente valutata, discussa e votata in parlamento già una volta… al Senato dove è passata abbastanza in silenzio e senza che nessuno sentisse il bisogno di fare gesti plateali, solo che fra una cosa e l’altra (tipo, che ne so, natale e capodanno) ci si è ridotti all’ultimo minuto ed alla camera l’ostruzionismo rischiava di far saltare tutto.

E qui casca l’asino… i vari ostruzionisti piangono perché non hanno avuto modo di parlare e di discutere approfonditamente la norma dicendo che è un vulnus alla democrazia e via dicendo… beh non è vero, è vero l’opposto, in parte perché (e scusate se mi ripeto) la norma in sé è già stata ampiamente discussa ed approvata dai loro colleghi al senato ed in parte perché sono loro stessi a stravolgere il valore del parlamento nel tentativo di fare qualcosa d’indebito e profondamente contrario alla democrazia delle camere.

Fermo restando che il problema primario è quel bicameralismo perfetto che impantana tutto (che senso ha discutere e votare la stessa cosa due volte in due camere con identici poteri ?) il parlamento è l’organismo in cui i rappresentanti eletti votano le norme e la maggioranza decide se una norma deve diventar legge o no. Il “costruzionismo” che piace tanto a Mentana e soci invece puntava a far sì che a decidere per il parlamento fosse una minoranza (agguerrita quanto vuoi) che giocando con il regolamento della camera (ovvero tenendo  tutto fermo fra interventi, discussioni e dichiarazioni di voto) mirava ad impedire alla camera di esprimersi democraticamente.

Diciamola facile : se la maggioranza vuole far passare il decreto (come ha fatto) allora deve avere la possibilità di farlo, questi novelli democratici stavano per impedirglielo (cioé impedire al parlamento di deliberare) approfittando della scadenza dei decreti “a sessanta giorni” usando machiavellicamente il regolamento della camera per ledere alle prerogative della camera stessa. Quindi chi era che agiva in barba alla “democrazia” del parlamento ?

Per questa ragione alla fine la presidenza della Camera (nella persona della Boldrini) ha dovuto dire basta agli interventi tesi solo ad allungare il brodo ed imporre il voto immediato annullando gli interventi, le dichiarazioni di voto e via dicendo, perché la prerogativa della camera (quella di DECIDERE) è prioritaria rispetto a quella dei parlamentari d’esprimersi, specie quando questi non fanno altro che presentare emendamenti e discorsi con l’unico fine di far deragliare il voto.

Possiamo essere favorevoli o contrari a questa norma, ma il parlamento ha il diritto d’esprimersi su di essa e togliere artatamente questo diritto alla camera è antidemocratico.

I parlamentari degli altri gruppi che si opponevano hanno fatto il loro lavoro senza tentare di ostruire il lavoro della camera, a fare i “turisti della democrazia” sono stati quelli del Movimento 5 Stelle che, presi dal furore sacro di riuscire finalmente a intitolarsi un “successo” hanno inventato qualsiasi mezzo pur di rallentare l’iter.

Quando alla fine la Boldrini ha costretto tutti al voto loro, da bravi democratici non hanno trovato nulla di meglio da fare che tentare d’assaltare i banchi del governo. Questo il valore di questi “democratici” rappresentanti che in mancanza di un altro modo d’esprimersi passano alle azioni plateali, pensate e volute al solo scopo di farsi vedere.

Oggi piangeranno per la tizia che s’è presa uno schiaffone (dice lei); io piangerei per i due commessi che sono finiti in infermeria perché sono stati travolti dai picchiatori che hanno cercato d’invadere il centro dell’emiciclo e d’arrivare ai banchi della commissione affari costituzionali (probabile obiettivo : riuscire a mettere le mani sui fogli relativi all’Italicum, in discussione nei prossimi giorni) ed allo scranno della presidenza. Oggi questi novelli scaricatori di porto annunciano che “oramai è guerra” pensando di poter intimidire la camera.

 

Il modo d’agire è quello: intimidire, offendere e bistrattare il prossimo ma basta pensare che l’amico Sorial, beccato per aver ingiuriato il Presidente della Repubblica, sia finito sotto indagine da parte della magistratura per vedere chi è veramente con le spalle al muro. Basta che il guardasigilli, quella Cancellieri che tanto amano attaccare, dia il nulla osta ed il parlamentare d’origine egiziana rischierà qualche anno di carcere per vilipendio al capo dello Stato… ed a questo punto se lo meriterebbe… non per il “boia” in sé (alla fine c’è chi ne ha dette di peggiori) ma perché quel termine non è isolato, è parte di un continuo offendere, attaccare, denigrare e trattar male tutti gli altri che i grillini hanno come unico strumento di politica.

 

Tornando a tema… ieri ho seguito gli interventi di alcuni parlamentari, lasciando perdere il gestaccio di Segoni (per la serie trasformiamo le aule del parlamento in un circo) e tutto il resto la cosa veramente disgustosa è quella retorica del “noi” e “voi” per cui loro si pongono all’esterno e, reputandosi perfetti e purissimi, si permettono di giudicare (ed ovviamente condannare) chiunque non la pensi come loro e non faccia quel che vogliono loro. Ho sentito la Meloni (che ha detto un cumulo di fesserie in merito, ma le ha dette mantenendo un certo decoro e con un minimo di rispetto per l’aula in cui si trovava) ed ho sentito l’intervento di Sinistra Ecologia e Libertà (che ha detto cose abbastanza serie e che meriterebbero approfondimenti… non fosse che i tempi tecnici non c’erano) ma i grillini no… non ce l’ho fatta a sentire quel che dicevano.

 

Se potevo avere un minimo di dubbio, di “magari non è un decreto così ben discusso” m’è bastato sentire Azzurra Cancelleri (sorella di Cancelleri, quello in Regione Sicilia) perché mi passasse tutto: il modo d’interloquire, il continuo attacco, le accuse, la spocchia e la supponenza mi hanno convinto immediatamente che, giusto o sbagliato che fosse, quel decreto andava votato. Perché ? Perché la verità non può essere dalla parte di questa gente.

Lo so, è un discorso bambinesco e privo di logica ma cercate di capire: cercate di ascoltarli… loro e le loro uscite da maestrini dalla penna rossa (con la differenza che quelli almeno la loro materia la conoscevano); basta mezz’ora per convincersi che qualsiasi sia l’argomento che appoggiano la posizione corretta è quella a loro contraria per il semplice fatto di essere a loro contraria. A forza di sentire i NoTAV ho rivalutato la TAV, a forza di sentire i grillini ho rivalutato persino Cirino Pomicino (che ha avuto il fegato di rispondere ad una supponente Ruocco per le rime). E poi gli slogan fascisti usati con leggerezza, i temi, i modi. No basta, non voglio condividere neppure il continente con gente così.

 

Nella pratica ho idea che la cosa sia stata pensata a tavolino e che Casaleggio ieri a Roma sia sceso giusto per organizzare il “blitz” alla Camera, il fatto è che essendosi tirati fuori da qualsiasi discorso ora sono costretti ad alzare costantemente il tiro per riuscire a far parlare di sé ed avendo esaurito il repertorio su quello che possono dire oramai s’è passati direttamente a quel che possono fare.

Vi consiglio di vedere il video della “povera deputata” (quella che oggi piange per un ceffone), v’accorgerete che correva verso i banchi del governo (a quanto pare i grillini hanno tentato di raggiungere fisicamente la Boldrini, e non credo che lo volessero fare per darle un bacino) come una ragazzina che cerca di raggiungere di corsa la cattedra durante l’occupazione: uno spettacolo veramente indecoroso, una parlamentare, rappresentante degli italiani che per questo ha il titolo di “onorevole” che sgambetta felice come una bimba che combina una marachella.

E’questa è la loro idea di democrazia ?

 

G.D.E.

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