A NATALE SIAMO TUTTI PIU’ BUONI

A NATALE SIAMO TUTTI PIU’ BUONI.

Il Natale mi mette tristezza. Già nella prima metà di novembre i commercianti si affannano ad addobbare le vetrine con le lucine colorare e intermittenti, i panettoni ed i cestini pieni di cibi: tanti specchietti per le allodole. Tutte le tradizioni vanno rigorosamente rispettate.

Ufficialmente si festeggia la nascita del ‘bambin gesù’ nato in povertà in un’umile stalla, riscaldato dal bue e dall’asinello. I Re Magi giunti da lontano e guidati dalla stella cometa portano in dono ‘oro, incenso e mirra’ e i pastori i loro agnelli, tutti ad adorare colui che è venuto al mondo per portare la Pace.

Se l’intenzione era quella ho la vaga impressione che sia fallita. Non era povero davvero quel Gesù bambino figlio di Dio. Aveva la salute e la capacità di comunicare e comprendere: conosco un’infinità di Gesù bambini che non hanno questa ricchezza e sono pertanto molto più poveri di lui. Non esiste al mondo una povertà più grande del non avere coscienza di sè, del non essere in grado di comunicare i propri disagi e le proprie necessità.

Ma di questi ‘Gesù bambino’ frega niente a nessuno.

Anche il Grande Progettista si è scordato di loro. La religione cattolica distingue gli uomini dagli animali col fatto che i primi sono dotati di ‘libero arbitrio’.

Non tutti, però. Qualcosa dev’essere sfuggito all’Essere perfettissimo quando ha permesso che venissero al mondo esseri umani non in grado di ragionare, scegliere, decidere. Le malattie sono punizioni dovute alla vendetta per aver commesso il peccato originale?

Forte questo Dio vendicativo che però a volte, se preghi tanto e gli gira bene opera dei miracoli ‘una tantum’, solo se gli gira però, perchè tanti innocenti anche se i genitori pregano con fervore muoiono di cancro in tenera età. Sono degli angeli che il signore vuole accanto a sè. Allora adesso, che è il periodo sancito dalla tradizione, diventiamo tutti buoni e brindiamo nei lieti calici alla nascita di questo Gesù, figlio di colui che ordinò lo sterminio dei primogeniti degli egiziani.

4 Mosè riferì: «Dice il Signore: Verso la metà della notte io uscirò attraverso l’Egitto: 5 morirà ogni primogenito nel paese di Egitto, dal primogenito del faraone che siede sul trono fino al primogenito della schiava che sta dietro la mola, e ogni primogenito del bestiame.

6 Un grande grido si alzerà in tutto il paese di Egitto, quale non vi fu mai e quale non si ripeterà mai più.

7 Ma contro tutti gli Israeliti neppure un cane punterà la lingua, né contro uomini, né contro bestie, perché sappiate che il Signore fa distinzione tra l’Egitto e Israele.

 

Di colui che chiese ad Abramo di uccidere con una scure suo figlio Isacco per dimostrargli la sua fedeltà, di colui in nome del quale furono bruciate migliaia di persone sul rogo.

Festeggiamo la nascita di chi vuole che la sofferenza faccia conquistare il Paradiso e che quindi più si soffre e più punti si guadagnano per la Vita Eterna. Non la voglio la vita eterna.

Non voglio e non posso credere in un Dio che si vendica e punisce. Non sopporto le corse frenetiche al consumismo per dimostrare con uno stupido regalo sentimenti che non si è in grado di dimostrare con i fatti. Non credo in premi o punizioni.

Credo che non ci si lavi la coscienza confessando la propria malvagità a uno che si è autoproclamato rappresentante in terra di un fantomatico Dio inventato dagli uomini per esorcizzare la paura della morte, che si lavi la coscienza ingurgitando una cialda la domenica in chiesa convinto che sia il corpo di Cristo e che con questo gesto purifichi lo spirito dall’indifferenza nei confronti degli Ultimi della terra. Troppo spesso la religione viene usata come pretesto per mostrarsi migliori di ciò che si è.

Conosco persone di una cattiveria inaudita, che calunniano, sgomitano, odiano e la domenica, col vestito buono della festa, vanno in chiesa per mostrare al mondo quanto sono buoni. Salvo poi voltare la faccia al cospetto di un mendicante, disprezzare i propri simili perché hanno la pelle di un colore diverso. Sono felici quando i barconi con gli immigrati disperati si rovesciano provocandone la morte, ma conducono battaglie per difendere il crocifisso nelle aule scolastiche e nei locali pubblici per salvare la ‘tradizione’. Ridono dei disabili, ma ci tengono al presepe. Non ho bisogno di alcun dio per stare dalla parte degli ultimi e non aspetto il 25 dicembre per aiutare, per quel che posso, chi ha bisogno.

Non mi interessa la festa dei ‘sepolcri imbiancati’. Ma sono in netta minoranza, me ne rendo conto. Se non vuoi che intorno ti si crei il vuoto devi partecipare al festival dell’ipocrisia e fingere che ‘A Natale siamo tutti più buoni’.

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