70 anni di IRU

Nel tentativo di distrarvi dalle grame vicende politiche del paese, e anche per alleggerire la sezione commenti in vista del ho deciso di scrivere questo post nel settantesimo anniversario della fondazione dell’IRU.

Ma cosa diavolo è l’IRU? Vi starete chiedendo.

L’IRU è l’International Road Transport Union ovvero l’associazione internazionale che si occupa di trasporto di merci e persone su gomma. Siamo nel 1947 in piena ricostruzione postbellica quando nasce l’UNECE con l’intento di sviluppare le economie europee in modo interconnesso.

In questo periodo di ricostruzione il trasporto su gomma è particolarmente importante, e le nazioni nord europee hanno bisogno di regole comuni per poter muovere le merci tra le frontiere: per questo le associazioni dei trasporti di Belgio, Francia, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia, Norvegia, Svizzera, e Regno Unito decidono di unirsi nell’IRU per avere una rappresentanza comune all’interno dell’UNECE.

L’atto più importante e più riconoscibile del IRU sono gli accordi per il trasporto internazionale su ruota: Transports Internationaux Routiers in francese, o per gli amici TIR. I primi accordi risalgono al ’49 e sono estesi, accettata dalle Nazioni Unite come standard internazionale per il trasporto su gomma nel ’59.

Cosa è un TIR?

Nel linguaggio comune tendiamo ad usare la parola TIR come sinonimo di autoarticolato, soprattutto perché era molto comune vedere la scritta TIR sui camion quando ancora c’erano le frontiere. Quella scritta sul camion rappresenta il fatto che il trasportatore ha con se un documento, il cosiddetto Carnet TIR, e ha tutte le abilitazioni necessarie per trasportare merci all’interno degli stati aderenti alla convenzione. Il carnet TIR è un singolo documento riconosciuto da tutti i paesi aderenti che permettere di muovere le merci senza ulteriore burocrazia e senza pagare direttamente in dogana eventuali dazi o spese, i camion possono trasportare il loro carico sigillato all’interno di una nazione di transito e le dogane dovranno solo controllare la validità dei sigilli, l’ispezione del carico sarà solo necessaria nelle nazioni di partenza e di destinazione, e tutte le eventuali controversie e le diverse burocrazie verranno gestite dall’IRU. Questo sistema permette di tagliare notevolmente i tempi (e i costi) nel trasporto delle merci anche in presenza di frontiere.

Gli anni ’70 e il trasporto intermodale

Con gli anni ’70 cominciarono a diffondersi i container. Standardizzati nel ’67 i container son l’innovazione più sottovalutata tra quelle che hanno causato la globalizzazione. Il container permette il trasporto intermodale delle merci, ovvero posso sigillare un container in Iran, trasportarlo al porto con un camion, caricarlo su una nave, scaricarlo a Genova, metterlo su un treno fino all’interporto di Parma, e quindi con un camion fino alla logistica che aprirà il container e smisterà i pallet secondo le necessità.

Tutto questo sistema – a patto che abbia almeno un tratto su gomma – può essere gestito dalla attuale convenzione TIR firmata nel ’75.

Verso un sistema globale

La convenzione TIR al momento riguarda principalmente i paesi europei, area del mediterraneo, Russia, e ex blocco sovietico ma l’IRU è già presente in Cina, India, e Nord America ed è probabile quindi che gradualmente questo sistema possa diventare il sistema unico di gestione delle dogane, incrementando ulteriormente i legami commerciali tra i paesi del mondo, sempre naturalmente che l’attuale ventata nazionalista non prenda il sopravvento.

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