Dittatura

Non ho mai scritto un post politico su questo blog, ma per celebrare il mio ritorno (salutando con un abbraccio tutti) approfitto dell’editoriale che Repubblica (probabilmente per motivi umanitari) concede settimanalmente al suo ex fondatore. Il tema è quello di continuare a parlare di dittatura, soprattutto da uno come lui che (teoricamente) dovrebbe averla toccata da vicino. Le sue critiche a Renzi che sta portando il paese verso una dittatura perché non fa lavorare il Parlamento sono veramente tediose, senza almeno mettere in conto o nascondendolo, che a causa di governi totalmente inaffidabili che risalgono a molti lustri fa, l’Italia è stata ridotta (e lo è ancora, anche se nessuno ne parla) sull’orlo della bancarotta. Non so se ce la farà, io sono pessimista perché mancano molti presupposti soprattutto sociali, ma certamente non ne potrà uscire con i mesi o addirittura anni di sole chiacchiere e litigi che il nostro Parlamento riesce a esprimere senza arrivare da nessuna parte. Mi si faccia un esempio di riforma nata e concepita dal Parlamento e approvata in tempi brevi, tali da affrontare una crisi così colossale come quella (si spera) passata, ed ora in vigore, per poterne discutere.

Il Parlamento ormai serve per giochi politici, di potere e per discutere sul sesso degli angeli, perché non ha dimostrato altro fin’ora. Quindi benvengano le fiducie se servono a legiferare, giuste o sbagliate che siano possono sempre essere corrette. E se sono sbagliate, come ogni paese un po’ più civile di noi, a scadenza naturale del mandato può essere cambiata l’amministrazione politica e cambiate radicalmente le riforme.

Resta il fatto che da ché son nato, ogni provvedimento in questo paese viene adottato con carattere di “urgenza”, da quelli economici, finanziari a quelli di ordine pubblico, l’urgenza è sempre la parola d’ordine, perché la pianificazione non crea consensi, l’urgenza e sempre servita a tamponare le falle della staticità cronica di questo paese conservatore e, troppo spesso l’incapacità, anch’essa cronica dei suoi amministratori, di non riuscire a vedere oltre e rende più facile acquisire potere. Per chi pensa che io sia renziano, penso continui sulla stessa linea anche questa amministrazione e sono più propenso ad un problema italico di natura genetica, che politica. La riforma elettorale era un obbligo dato dalla Corte Costituzionale, quindi urgente cambiarla prima delle prossime elezioni, dopo otto anni di attesa e le riforme Costituzionali del bicameralismo perfetto di cui si parla sono sul tavolo da quando ero giovane, quindi se è venuto il momento di attuarle fra molte difficoltà è perché sono “urgenti”.

Noto anche una contraddizione quando si incolpa Renzi di non aver fatto leggi per la creazione di posti di lavoro, anche l’editoriale del “nostro” ne parla (si continua a pensare che i posti di lavoro si creino con un decreto, come quando lo Stato finanziava e dava contributi a tutti.) e allo stesso tempo lo si incolpa di non lasciare spazio al Parlamento. Perché il Parlamento non ha proposto alcuna legge (credibile ed allineata con l’immenso debito acquisito, con le normative EU sul rispetto del 3%, con le scarse possibilità economiche) per recuperare posti di lavoro? Non solo i vecchi, ma anche giovani persone sono cadute nel baratro dei nostalgici. Quelli che si stava meglio quando c’era il terrorismo, quando si tentavano colpi di stato a mo’ di repubblica sudamericana (Borghese) quelli in cui l’inflazione era al 20% e la Lira era considerata “carta straccia”, quelli quando ogni ente bancario emanava miniassegni da 100 lire per la carenza cronica di contante, quelli in cui si cambiava governo una volta al mese, quelli in cui gli statali andavano in pensione a 15 anni, sei mesi e un giorno di contributi versati, quelli in cui bastava la minaccia di dover licenziare centinaia di lavoratori per ricevere a pacchi contributi dallo Stato, quelli in cui i vari Fanfani, Andreotti, ma anche Moro e (qui voglio anche sfatare un mito) Berlinguer, La Malfa e Spadolini, Nenni e Ingrao, gettavano le premesse per l’attuale bancarotta dello Stato italiano, raccolte a piene mani dai vari Craxi e Berlusconi che non sono stati artefici, ma hanno solo trovato le giuste condizioni per terminare l’opera (questo a chi parla di anticorpi).

La nostra carta Costituzionale (“la migliore del mondo”) è basata sulla paura e non sulla fiducia, sul progresso, sul futuro, ma sulla paura della dittatura. La Germania si trovava in condizioni peggiori delle nostre quando ha emanato la sua Legge Fondamentale, ma non ha fondato la sua rinascita sulla paura, avete mai letto quali sono i suoi primi articoli?

(1) La dignità dell’uomo è intangibile. È dovere di ogni potere statale rispettarla e proteggerla.
(2) Il popolo tedesco riconosce gli inviolabili e inalienabili diritti dell’uomo come fondamento di ogni comunità umana, della pace e della giustizia nel mondo.

Anche i seguenti sono interessanti, soprattutto nell’ordine in cui sono stati esposti.

Ed infine, si pensa realmente che la Francia con un a legge elettorale che premia il partito con più voti al ballottaggio (anche se ha precedentemente avuto non più del 20/25%), sia una dittatura?
Si pensa realmente che gli USA con il loro sistema maggioritario ed una Repubblica Presidenziale siano una dittatura?
Si pensa realmente che l’UK, anch’egli con un sistema maggioritario che ha dato all’UKIP un seggio pur avendo il 12% dei voti sia una dittatura?
Si pensa realmente che la Germania, dove il Bundesrat, i cui rappresentanti non vengono eletti a suffragio universale, ma dai singoli Land) sia anch’essa una dittatura?
Io penso che la staticità crea dei governi autoritari.

Si parla di dittatura così a vanvera da togliere alla parola ogni valore. Se si vuole ridare un reale significato a tale parola consiglio un mese di ferie e di osservazione in Turkmenistan, nelle dittature islamiche e quelle poche comuniste rimaste come la Bielorussia.

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